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I supremi giudici - presieduti dal primo presidente Giorgio Santacroce - hanno accolto un ricorso della procura di Napoli contro la decisione del tribunale, che aveva negato a un condannato recidivo per piccolo spaccio di ottenere il ricalcolo della pena a seguito della sentenza sulla incostituzionalità della norma della Fini-Giovanardi, che vietava la concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi.
La Cassazione, inoltre, ha stabilito - comprendendo nella sua decisione anche gli effetti del recente verdetto della Consulta che ha ripristinato la distinzione tra droghe pesanti e leggere - che i giudici dell'esecuzione, chiamati al ricalcolo delle pene dei condannati definitivi, dovranno anche tenere conto del fatto che è stato ripristinato il testo della Iervolino-Vassalli, per effetto dell'ultima decisione della Consulta sulla Fini-Giovanardi.
La decisione della Corte avrà come conseguenza che "potranno uscire dal carcere migliaia di detenuti condannati per piccolo spaccio, qualora venisse accolta la loro richiesta di revisione del trattamento sanzionatorio".
Del verdetto della Cassazione, precisano fonti della stessa Suprema corte, "non si possono avvantaggiare i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l'associazione a delinquere". In base alle ultime stime, in carcere ci sono circa 5mila detenuti per spaccio di droghe pesanti in associazione, e circa 9mila per spaccio di lieve entità. E saranno questi ultimi a poter chiedere il ricalcolo della pena.
Il coordinatore dei garanti dei detenuti, Franco Corleone, entra ancor più nel dettaglio. "Sono circa 10mila, in base a una prima stima, i detenuti che, potenzialmente, potrebbero beneficiare della decisione delle Sezioni Unite della Cassazione. I detenuti per la violazione dell'art. 73 del Testo unico sulla droga sono circa 23 mila. Da questi bisogna discernere quali sono condannati per spaccio di cannabinoidi, che sono circa il 40%".
Stando, poi, alle prime stime indicative provenienti da fonti dell'amministrazione penitenziaria, sono tra i tremila e i quattromila i detenuti che potenzialmente potrebbero beneficiare della sentenza odierna della Cassazione.
Orlando: "Più rapida uscita da emergenza". La decisione della Suprema Corte "ci fa dire che l'uscita dall'emergenza del sovraffollamento delle carceri probabilmente sarà più rapida", ha commentato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. "Non avevamo previsto una cosa del genere - aggiunge il guardasigilli parlando a margine della firma di un protocollo d'intesa sulle carceri con la Regione Puglia -. Avevamo infatti previsto una serie di conseguenze rispetto alle varie misure prese per ridurre il sovraffollamento delle carceri ma questa non l'avevamo proprio immaginata. Ovviamente - continua Orlando - inciderà significativamente anche se non sappiamo dire esattamente con quali numeri".
Giovanardi: "Da Cassazione nessuna rivoluzione". Per il senatore Carlo Giovanardi non scaturisce "nessuna rivoluzione" dalla pronuncia della Cassazione. "E' appena entrata in vigore una nuova legge - spiega a Adnkronos - che stabilisce che lo spaccio di qualsiasi sostanza, sia cannabis o eroina, comporta la reclusione da sei mesi a quattro anni. Quest'intervento potrà forse avere ripercussioni sul sovraffollamento carcerario, ma non saprei quantificare in che misura".
Manconi: "Decisione sacrosanta". "Ancora una volta - afferma il senatore del Partito democratico, presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama - la magistratura provvede là dove la politica non fa o tarda a fare. Si intervenga immediatamente per sanare quella intollerabile ingiustizia che vede recluse migliaia di persone, condannate a una pena prevista da una norma dichiarata incostituzionale".
"Su droghe leggere al passo con Strasburgo". "La decisione della Cassazione mette l'Italia al passo con la giurisprudenza di Strasburgo e, insieme alle due sentenze della Consulta, ci mettono più 'in regola' con la Carta di Diritti dell'Uomo". Così Giuseppe Maria Berruti, direttore del massimario della Cassazione, sul verdetto che riduce le condanne per spaccio leggero. Una decisione, prosegue Berruti, che avrà "effetti positivi" anche rispetto all'ultimatum dell'Europa all'Italia per il sovraffollamento carcerario. "Il diritto non è immobile, cambia a seconda del quadro storico di riferimento e questa vicenda dimostra che il quadro storico è mutato rispetto a quando la legge Fini-Giovanardi venne emanata".
Gasparri: "Spacciatori impuniti". "Il decreto Renzi-Lorenzin sulla droga lascerà impuniti gli spacciatori di droga. Lo conferma la Cassazione, affermando che con gli sconti di pena introdotti a vantaggio degli spacciatori di droga saranno ricalcolate le condanne. Avremo più spacciatori impuniti e scarcerati agli angoli delle strade. Uno dei più gravi risultati tenacemente voluti da Renzi e compagni" afferma in una nota Maurizio Gasparri (Forza Italia), vicepresidente del Senato.
Zaia: "Urge confronto". Il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, invoca un "civile e pacato confronto su una materia così delicata". "Trovo farisaico che si continui a parlare di messa in libertà di detenuti per un piccolo reato - incalza Zaia-. Per andare in galera in questo Paese non bisogna aver commesso un solo reato per piccolo spaccio, come lo definisce la Cassazione, bensì avere alle spalle o un reato ben più grave o una sommatoria di piccoli spacci che rendono il soggetto più che recidivo. Dobbiamo dire a chiare lettere alla società che chiede ordine e sicurezza che si stanno liberando dei delinquenti che minano la nostra gioventù e la convivenza civile".
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