Nel docu-film di Candida Brady il celebre attore Jeremy Irons รจ una sorta di nuovo Virgilio nei gironi danteschi della sovrapproduzione di rifiuti mondiale. Dal Ghana all'Italia, il racconto dei rischi che corriamo. E della catastrofe che ci attende se non sapremo fare marcia indietro.
L'Espresso E. FittipaldiDal Libano allo Yorkshire, dalla Grecia al Vietnam, dagli inceneritori islandesi che inquinano i fiordi immacolati fino all'Oceano Pacifico che ospita isole di plastica grandi come la Spagna: Trashed, il docu-film di Candida Brady (2012) รจ un viaggio dantesco dentro il regno della monnezza globale, con Jeremy Irons nella parte di Virgilio.
I rifiuti e la difficoltร che la popolazione mondiale incontra nello smaltirli restano, insieme al riscaldamento globale, uno dei pericoli principali dell'ecosistema terrestre. Nonostante gli allarmi lanciati da decenni e le promesse dei governi e dell'ONU, secondo l'ultimo rapporto della Banca Mondiale entro 10 anni il costo per la gestione dei nostri rifiuti salirร a 375 miliardi di dollari, e l'attuale produzione mondiale dovrebbe quasi raddoppiare.
Dati confermati dall'ultimo rapporto dell'International Solid Waste Association,
l'associazione che riunisce i piรน importanti operatori del settore
"smaltimento": attualmente nel mondo vengono prodotti circa 4 miliardi
di tonnellate di rifiuti l'anno, la metร rappresentata da rifiuti urbani
(quelli prodotti dai privati e le famiglie), mentre l'altra metร รจ
costituita da scarti industriali e produttive. Secondo i loro studi nei
prossimi 10, 15 anni l'immondizia prodotta potrebbe arrivare a 6
miliardi di tonnellate l'anno. Ma sono stime prudenziali, fatte sul
consumo degli attuali 7 miliardi di abitanti del pianeta: se lo
sviluppo economico di paesi in crescita esponenziale come Brasile, Cina,
India e Russia dovesse continuare ai ritmi dell'ultimo decennio,
l'aumento sarร ancora piรน significativo.
Un disastro, dal momento che (secondo le stime dell'istituto) circa
metร della popolazione mondiale (3,5 miliardi di persone) non hanno a
disposizione alcun sistema di raccolta e smaltimento: semplicemente
abbandonano la spazzatura (anche tossica e speciale) nell'ambiente
circostante, creando danni devastanti al territorio.
I rifiuti smaltiti male, peggio ancora quelli smaltiti illegalmente dalle ecomafie, producono infatti veleni. Che inquinano acqua, aria e suolo. Le sostanze tossiche avvelenano le piante e gli animali, contaminano la catena alimentare, uccidono gli uomini. Nulla sembra poter cambiare il trend: se i governi del Terzo mondo non hanno nรฉ soldi nรฉ capacitร tecnologiche per inquinare meno e i governi occidentali non rispettano gli impegni che hanno preso, le mafie invece agiscono e stanno spostando in Cina il business dello smaltimento illegale.
Altrove l'inferno รจ addirittura legalizzato: in Ghana, nello slum di Agbogbloshie, vicino Accra, negli ultimi anni sopra una pattumiera gigantesca di rifiuti elettronici รจ nata una cittร -baraccopoli abitata da centinaia di migliaia di persone, che vive sugli scarti spediti in Africa dall'Occidente. Frigoriferi, computer, televisori e ipad vengono inviati qui e gli africani smontano i prodotti, cercando di vendere i materiali riciclabili e guadagnare qualche spicciolo. Molti si ammalano: ogni giorno vengono bruciate tonnellate di plastiche nocive, mentre sostanze tossiche contaminano le falde: i danni alla salute (cancro in primis) e allo sviluppo di migliaia di bambini sono devastanti. Ma - visto il servizio reso e il molto denaro guadagnato da pochi - nessuno vuole chiudere lo slum.
I rifiuti smaltiti male, peggio ancora quelli smaltiti illegalmente dalle ecomafie, producono infatti veleni. Che inquinano acqua, aria e suolo. Le sostanze tossiche avvelenano le piante e gli animali, contaminano la catena alimentare, uccidono gli uomini. Nulla sembra poter cambiare il trend: se i governi del Terzo mondo non hanno nรฉ soldi nรฉ capacitร tecnologiche per inquinare meno e i governi occidentali non rispettano gli impegni che hanno preso, le mafie invece agiscono e stanno spostando in Cina il business dello smaltimento illegale.
Altrove l'inferno รจ addirittura legalizzato: in Ghana, nello slum di Agbogbloshie, vicino Accra, negli ultimi anni sopra una pattumiera gigantesca di rifiuti elettronici รจ nata una cittร -baraccopoli abitata da centinaia di migliaia di persone, che vive sugli scarti spediti in Africa dall'Occidente. Frigoriferi, computer, televisori e ipad vengono inviati qui e gli africani smontano i prodotti, cercando di vendere i materiali riciclabili e guadagnare qualche spicciolo. Molti si ammalano: ogni giorno vengono bruciate tonnellate di plastiche nocive, mentre sostanze tossiche contaminano le falde: i danni alla salute (cancro in primis) e allo sviluppo di migliaia di bambini sono devastanti. Ma - visto il servizio reso e il molto denaro guadagnato da pochi - nessuno vuole chiudere lo slum.
L'emergenza non riguarda solo le aree dove la crisi ambientale รจ piรน
elevata ma tutto il pianeta, ormai completamente interconnesso. Una
relazione Ue sulla capacitร di gestione della spazzatura spiega che
l'Italia รจ al ventesimo posto (su 27) per capacitร di smaltimento.
Una classifica stilata in base alla quantitร di rifiuti riciclati,
tariffe, violazioni delle normative europee. Siamo indietro a causa di
politiche deboli o inesistenti sulla prevenzione, a causa dell'assenza
di incentivi per trovare alternative al conferimento in discarica, per
infrastrutture inadeguate. Un dato su tutti: come nei paesi del Terzo
mondo, gli italiani gettano nelle buche sul terreno ancora il 50 per
cento della produzione di rifiuti annua. Riciliamo pochissimo, al Sud
quasi nulla.
Trashed racconta anche il lato oscuro dello
smaltimento legale: le discariche tossiche alte 62 metri che spuntano
dal nulla a due metri dalla spiaggia, i rischi sanitari di beccarsi
anomalie congenite e malattie di ogni tipo che vengono nascosti dalle
autoritร , il rapporto ormai dimostrato tra la diossina e il cancro,
l'assenza di qualsiasi principio di precauzione da parte dei governi,
che troppo spesso preferiscono restare fedeli alle aziende e
multinazionali produttrici di veleni piuttosto che ai cittadini.
«Consumiamo 200 miliardi di bottiglie di plastica, 58 miliardi di
bicchieri usa e getta, miliardi di sacchetti di plastica» spiega Irons
«Solo una parte di questo materiale viene riciclato: il resto finisce
negli oceani, o sottoterra».
L' Italia non fa eccezione. ร uno dei Paesi piรน inquinati dell'Occidente.
Da noi i i veleni devastano aria, cibo, acqua e terra. Ammazzano ogni
anno trentacinquemila persone e ne mandano all'ospedale per ricoveri di
ogni genere quasi mezzo milione. Uomini, donne, vecchi e bambini che
sarebbero sani e forse vivrebbero a lungo felici e contenti.
Una strage strage silenziosa provocata da una produzione sempre piรน
insostenibile. E da regole che non cambiano: se solo si controllassero
le sostanze che finiscono nei nostri corpi, se solo si informassero i
cittadini dei pericoli che corrono ogni giorno, forse non avremmo avuto
le quasi quattrocentomila morti premature del decennio 2001-2010.
Quattrocentomila, numeri dell'Organizzazione mondiale della Sanitร .
Altri quattrocentomila, forse piรน, da mettere sul conto del decennio che
stiamo vivendo. In Italia i bambini under 14 si ammalano piรน che nel
resto d'Europa. Le nostre cittร sono in cima alle classifiche sul
rischio tumore dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.
I rifiuti e i veleni che producono trasudano dalle fondamenta delle
scuole. In Asia come a Crotone. Dai giardini degli ospedali, in Africa
come a Roma. Dagli anfratti dove sono stati seppelliti. Un letame
tossico che nel nostro paese contamina ormai un territorio grande come
la Liguria. Una ripugnante distesa di materiale pericoloso, sparsa su
diecimila siti compromessi e sicuramente cancerogeni. Un’area dove vive
un quarto della popolazione italiana: cittร , campagne e quartieri che
non sono stati ripuliti, nonostante politici e medici conoscano da
decenni i rischi sanitari che corriamo ogni giorno.
Trashed racconta che ci stiamo giocando un pianeta. E
che, se non cambiamo direzione, saremmo artefici e complici della nostra
stessa rovina.
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