Fabio Di Chio Matteo Vincenzoni Politici, magistrati, giornalisti, sindacalisti, ambasciatori, gente di spettacolo. Ecco la lista top secret delle scorte ai potenti del Paese. C’è perfino Papa...
iltempo.it Politici, magistrati, giornalisti, sindacalisti, ambasciatori,
gente di spettacolo. Ecco la lista top secret delle scorte ai potenti
del Paese. C’è perfino Papa Francesco, protetto quando si muove sul
suolo italiano.
Sono oltre duecento gli intoccabili difesi
ogni giorno da centinaia di angeli custodi di carabinieri, polizia,
guardia di finanza, polizia penitenziaria e corpo forestale dello Stato.
L’elenco degli scortati nella Capitale è aggiornato ai primi di
settembre. Sfora di parecchio i 200 servizi quotidiani, tra scorte e
«tutele».
Un numero impressionante che non ha
precedenti al mondo, e che varia di livello: i big rientrano nel livello
numero 1 (tre auto più una di staffetta) mentre a scendere, il livello 2
prevede un paio di macchine blindate (più un’altra a seconda dei casi)
il terzo obbliga a un’auto blindata, mentre il quarto prevede un
poliziotto di tutela e un’auto non corazzata.
Come si dice in gergo, la black list
comprende anche quelle «personalità» che lavorano in altre regioni e
quando vengono nella Capitale hanno diritto a muoversi in sicurezza.
Rientrano le teste coronate del governo e della Pubblica
amministrazione.
Dal premier Enrico Letta, ai presidenti di
Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e purtroppo anche altri
ex presidenti, ex parlamentari, ex, ex, ex. In base alla legge questi
ex hanno diritto alle guardie del corpo per un anno dalla fine del loro
mandato (prima erano due), periodo rinnovabile secondo le valutazioni
del Viminale.
I sindacati delle forze di polizia si
domandano con sarcasmo se sia una vera esigenza schierare
quotidianamente questo esercito di guardiaspalle (che sarebbero
utilissimi in commissariati e caserme di frontiera) oppure se si tratta
di fare un favore a questo o quel politico che non vuole rinunciare ad
un prezioso status simbol. Un privilegio mantenuto nonostante le mille
promesse di tagli, buon ultime quella assunte in agosto dal governo di
tagliare un bel pezzo di auto blu.
In questo strano Paese viene «blindato» chi
ha subito minacce, ma è ben assicurato anche chi non ha nemici e campa
sereno. Alla fine si ritrovano tutti nello stesso calderone,
appassionatamente. I numeri degli uomini che leggete sopra si rifanno
agli uomini di servizio a seconda della turnazione. Che varia, e che
coinvolge un numero impressionante di divise tra quelle in servizio,
quelle pronte a subentrare, senza contare quelle che tamponano i buchi
dovuti a riposi, ferie e malattie.
Uno spreco gigantesco di risorse che va a
ricasco sul pattugliamento sul territorio, con i reparti operativi
(squadre mobili su tutti) costretti a fare i salti mortali sul fronte
personale e del parco automezzi.
L’esigenza di dover coprire le scorte va
dunque a colpire apparati dove la coperta è già corta, maltrattati dai
tagli selvaggi e scriteriati, con poche vetture a disposizione, molte
guaste o malridotte, vittime di una spending review folle, che non tiene
conto della sicurezza dei cittadini. Le stesse «volanti» del 113
rispetto a dieci anni fa sono dimezzate, nei mezzi e negli uomini.
L’elenco dei protetti offre spunti - come dire - di riflessione.
Stando ai numeri in possesso dei vari
servizi risultano ancora in carico personaggi ormai fuori dal giro:
gente come Gianfranco Fini, Renata Polverini, l’ex presidente di
Confindustria Emma Marcegaglia, la non più «ministra» del Lavoro, Elsa
Fornero, l’ex pm Antonio Ingroia e via discorrendo. C’è ancora l’ex
presidente della democrazia cristiana, Ciriaco De Mita, e nella lista
compare persino l’ex ministro canoista, Josefa Idem, dimissionaria dopo
lo scandalo del mancato pagamento dell’Imu.
Se tutti i 225 scortati su Roma corrano davvero seri pericoli è difficile dirlo.
Sicuramente alcuni direttori di giornali
come Sallusti e Feltri del Giornale, Belpietro di Libero, Calabresi de
La Stampa, sono continuamente oggetto di intimidazioni e aggressioni
verbali.
Nel ventaglio di nomi c’è anche una
brillante cronista di Repubblica e un veterano come Emilio Fede, una
volta direttore del Tg4. Ma l’elenco è davvero infinito. Aguzzate la
vista e divertitevi. E siamo solo alla prima puntata.
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