lunedì 30 settembre 2013

Effetto crisi sui mercati: si impenna lo spread, giù Piazza Affari.

L'Italia torna prepotentemente al centro dei riflettori dei mercati dopo le dimissioni dei ministri del Pdl imposte da Silvio Berlusconi. Dopo che Borsa di Tokyo ha chiuso con un ribasso del 2% i primi segnali arrivati dal mercato obbligazionario non dicono nulla di buono: nei primi scambi il differenziale di rendimento tra Bund e BTp è balzato a 288 punti secondo la rilevazione Bloomberg (che tiene come riferimento il BTp con scadenza all'1 maggio 2023) mentre secondo la rilevazione Reuters (che ha come riferimento il BTp con scadenza 1 maggio 2024) lo spread è salito addirittura sopra la soglia dei 300 punti.

sole24ore.com

Effetto crisi sui mercati: si impenna lo spread, giù Piazza Affari - Borsa Tokyo -2,06% - Come investire con la volatilità - Spread, che confusione Dopo la fiammata dell'apertura in ogni caso l'indicatore si è ridimensionato. (Segui l'andamento dello spread). Inevitabile il contraccolpo in Borsa con tutti i principali listini che hanno aperto le contrattazioni con il segno meno guidati da Piazza Affari che nei primi scambi è arrivata a perdere il 2,3% sull'indice Ftse Mib. (Segui l'andamento degli indici di Borsa).
La giornata ad altissima tensione, come peraltro avvenuto giovedì e venerdì scorso quando la crisi di governo ha avuto la sua escalation. E lo sarà con ogni probabilità anche nei prossimi giorni in vista del voto di fiducia al governo che, come ha annunciato ieri il premier Enrico Letta, si terrà questo mercoledì. Letta spera nell'appoggio dei dissidenti del Pdl, tra i quali spiccano anche i ministri Alfano, Lupi e Lorenzin, per mantenere in piedi l'esecutivo. Ma finché non ci sarà la conta ufficiale in Senato non c'è nessuna certezza e questo offre campo libero alla speculazione contro il nostro paese sui mercati.

La situazione si fa peraltro particolarmente incandescente anche per le indiscrezioni, seccamente smentite, di contatti fra il presidente della Bce Mario Draghi e Standard & Poor's per scongiurare un taglio del rating che circola a livello di rumor. Voci circolate sui social network indicavano che Standard & Poor's, che dà all'Italia il voto "BBB" con prospettive negative, avrebbe congelato una nuova bocciatura dopo aver ricevuto rassicurazioni da Draghi sul rispetto degli impegni dell'Italia a fare riforme. Fonti vicine all'Eurotower hanno escluso seccamente qualunque intervento del presidente della Bce con S&P, definendo le indiscrezioni "prive di ogni fondamento". Prevedibile la posizione di S&P: «non commentiamo rumors di mercato», stessa formula usata ieri da Moody's (il cui Baa2 è equivalente al rating di S&P).
Una sequenza che testimonia il ritorno di tensione sull'Italia. I numeri, del resto, parlano chiaro: dopo aver raggiunto quota 18.000 punti, ai massimi dal tumultuoso agosto del 2011 quando i Btp entrarono in avvitamento di fronte alla sfiducia dei mercati, le avvisaglie di caduta del governo hanno fatto indietreggiare l'indice di borsa Ftse-Mib a 17.646 punti. Con Milano venerdì peggior piazza europea e principale "colpevole", accanto al braccio di ferro sul bilancio Usa, della correzione dei listini. Sul fronte del debito pubblico, lo spread è tornato a superare quello spagnolo risalendo a 264 punti ieri, sui massimi da agosto, dopo essere sceso a metà del mese scorso a 230, minimo finora realizzato sotto il governo Letta.
L'impatto c'è anche sul mercato primario, dove il Tesoro piazza i titoli di Stato all'emissione. L'Italia ha collocato circa l'80% dei 470 miliardi di bond indicati come obiettivo per quest'anno. Ma le prossime aste, con i BoT in calendario il 10 ottobre e i BTp l'11, rischiano una doccia fredda. Venerdì per Via XX settembre è arrivata la sgradita sorpresa di un rialzo del rendimento del BTp decennale in asta (al 4,50% dal 4,46% di un mese fa), con una domanda piuttosto debole (appena 1,38 volte l'offerta sul 10 anni). Sull'agenzia Bloomberg sono comparse indiscrezioni secondo cui le banche che per contratto assicurano l'acquisto dei bond governativi in asta (per poi rivenderli) sarebbero state costrette a trattenere gran parte dei titoli sottoscritti, in assenza di acquirenti sul mercato.

Nessun commento:

Posta un commento