Il progetto per diventare «l'Arabia Saudita» dell'energia marina. Iniziati nello stretto di Pentland i lavori per il più grande impianto del mondo.
E potrebbe con il tempo espandersi fino ad arrivare a 398 MW di potenza, e fino a 400 turbine al lavoro sul fondo del mare. Anche se alcune ricerche dell’Università di Oxford risalenti allo scorso luglio hanno frenato le stime più ottimistiche su quanta energia tale tipo d’impianto potrà produrre. FINANZIAMENTI PUBBLICI PER LE RINNOVABILI - Il governo scozzese ha elargito un finanziamento da 13 milioni di sterline (20,6 milioni di euro) per sviluppare la prima fase del progetto di sfruttamento dell’energia del mare, «pescato» dal fondo dedicato alla commercializzazione delle energie marine, che mira ad aiutare le imprese a sviluppare queste tecnologie. «Dobbiamo affrontare il cambiamento climatico. Abbiamo bisogno di ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili grazie a usi migliori e più efficenti dell’energia. L’energia marina – una tecnologia sviluppata in casa con potenziali enormi – è parte della soluzione», ha dichiarato Ewing. Si tratta infatti di una fonte d’energia rinnovabile e sostenibile, con la potenzialità di ridurre di decine di punti percentuali le emissioni di gas serra dei Paesi che decidono d’ abbracciarla. Il Carbon Trust (una Ong inglese attiva sui temi ambientali) ha stimato che, quando pienamente sviluppata, potrà coprire il 20% del fabbisogno di tutto il Regno Unito.
TECNOLOGIE GIOVANI E VIGOROSE - Le tecnologie per sfruttare l’energia prodotta dalle maree – che, a differenza del vento, sono intrinsecamente prevedibili – sono ancora nella loro infanzia. Ve ne sono vari modelli e prototipi. I generatori a flusso di maree in questione, o turbine mareomotrici, sono sulla carta un’idea semplice: strutture simili alle turbine eoliche, ben nascoste sul fondo del mare, che sfruttano le maree e le correnti per generare elettricità con le loro pale. Lo European Marine Energy Center ne classifica attualmente quattro tipi. Una tecnologia in piena fase di sviluppo, dalle potenzialità molto promettenti, sia dal punto di vista economico che da quello dell’impatto ambientale, rispetto alle altre tecniche di produzione di energia mareomotrice.
«ARABIA SAUDITA» DELL’ENERGIA MARINA - Intanto, mentre il governo dava il via alle prime sei turbine nello stretto di Pentland, suddividendo i finanziamenti tra gli sviluppatori Acquamarina e Pelamis Wave Power, altri passi avanti venivano fatti nella direzione dello sfruttamento dell’energia mareomotrice grazie al memorandum d’intesa siglato tra Alstom e Scottish Power Renewables, coinvolti nel progetto Sound of Islay - dal nome dell’isola nell’ovest della Scozia al cui largo sarà installato il mega-impianto di dieci turbine da 1 MW l’una, approvato nel marzo di due anni fa (al tempo il più grande progetto del genere), i cui lavori dovrebbero terminare nel 2016. Il sogno della Scozia di divenire «l’Arabia Saudita» dell’energia marina, come annunciato due anni fa dal primo ministro scozzese Alex Salmond, proprio quando furono assegnati i primi grandi progetti commerciali per lo sfruttamento dell’energia del mare, sembra sempre più vicino.
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