È guerra di dichiarazioni tra Pdl e Palazzo Chigi e Enrico Letta affida al suo account Twitter una puntuta sintesi della brusca accelerazione nel muro contro muro delle ultime ore: «#Iva colpa dimissione parlamentari che ha provocato crisi e reso impossibile continuare. Berlusconi rovesciafrittata, italiani non abbocchino!».
sole24ore.com di Gianni Trovati
«A questo punto è troppo tardi per rimediare». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini esclude che sia ormai possibile evitare l'aumento dell'Iva, e ne addossa la responsabilità esclusivamente al Pdl. Intervistato da SkyTg24, accusa: «È una delle conseguenze di questa scelta irresponsabile del Pdl, e temo non l'unica conseguenza se le cose andranno in questo modo. Abbiamo preso un impegno per non far pagare agli italiani la seconda rata Imu, ma per fare le norme servono i governi».
Il governo aveva preparato un provvedimento importante
Alla domanda se la decisione di rinviare il decreto sull'Iva e per il rientro del deficit fosse in realtà dovuta alla mancanza delle adeguate coperture, Franceschini replica: «Non è affatto vero. Il governo aveva preparato un provvedimento molto importante per consentire di evitare l'aumento dell'Iva deciso dai precedenti governi e non da noi, e contemporaneamente fare un'operazione importante, rientrare dal 3,1% del deficit, che solo questa vale 1,6 miliardi. Purtroppo l'instabilità politica con le assurde dimissioni dei parlamentari Pdl ha reso impossibile varare il decreto», perchè «i decreti vanno convertiti in Parlamento e approvare norme che non hanno garanzia di conversione sarebbe un errore e una cosa non corretta».
Andranno aggiornati tutti i prezzi entro la mezzanotte di lunedì
Per capire il caos che può scoppiare con il colpo di scena sull'Iva basta essere un negoziante di abbigliamento, un concessionario di auto o un rivenditore di prodotti per la casa. Lunedì prossimo andranno aggiornati tutti i prezzi, sempre che i partiti con un colpo di reni non trovino la quadra ed entro la mezzanotte di lunedì prossimo riescano a completare il «chiarimento», approvare il decreto e mandarlo in «Gazzetta Ufficiale». Tra oggi e lunedì saranno animati da un rinnovato interesse per la politica anche notai, avvocati, commercialisti, insieme a parrucchieri ed estetisti, mentre è sperabile che le case di software, vista la mala parata degli ultimi giorni, abbiano già preparato gli aggiornamenti dei programmi di contabilità.
Già, perché l'aliquota ballerina, ormai instradata verso l'aumento, interessa tutte le attività che per la nostra legge non sono meritevoli di una particolare tutela fiscale. Il 21%, 22% da martedì salvo nuove sorprese, è quella «ordinaria», che si applica ai beni e ai servizi quando non rientrano nell'aliquota ridotta al 10%, come capita per esempio ad alberghi, ristoranti e ad alcuni prodotti alimentari, o in quella super-ridotta al 4%, riservata in particolare a pane fresco, burro, latte, formaggi e ad altri alimenti di prima necessità, oltre che alla stampa quotidiana e periodica.
L'aliquota ordinaria, quindi, interessa praticamente tutti, come mostra il fatto che il suo aumento può portare nelle casse dello Stato oltre un miliardo da qui a dicembre, quindi più di quattro miliardi all'anno. Non è, insomma, l'aliquota del «lusso», perché se colpisce ovviamente gioielli e orologi non trascura le sedie per la cucina oppure i detersivi per lavare piatti o vestiti. Vestiti che, a loro volta, rientrano in pieno nel suo campo d'azione, insieme alle attrezzature sportive e a tutto ciò che ruota intorno al mondo di auto e moto. L'Iva al 21-22% è compagna abituale del divertimento, e insegue i contribuenti al cinema, oppure allo stadio quando vanno a vedere concerti o partite di calcio. Anche lo sport "giocato" rientra nell'aliquota ordinaria, che si applica in palestra e in piscina, e colpisce pedane e attrezzi sportivi. Terminato l'esercizio fisico, possiamo tornare a casa e rilassarci con un film o un cd: l'Iva ordinaria è lì accanto a noi, applicata al televisore o all'impianto stereo (ma anche al frigorifero e alla lavatrice, e allo stesso divano su cui siamo seduti). E nemmeno trascura i contribuenti lontani dai divertimenti, perché li segue fin dall'avvocato o dal commercialista.
Anche i professionisti, quindi, in questi giorni seguiranno con infastidita passione le contorsioni della maggioranza, nella speranza (probabilmente vana) di una soluzione in extremis. Con l'aumento c'è da rimettere mano alla contabilità, ma anche ai «pro forma» emessi in questi giorni e destinati però a trasformarsi in fattura vera e propria da martedì in poi. L'importo a carico del cliente cambierà, perché in generale, per le prestazioni di servizi conta il momento della fatturazione, e bisognerà spiegarglielo. Lo stesso accadrà per molti lavori in casa, avviati prima dell'aumento e destinati a finire, e sfociare nel pagamento, con le nuove regole. Sempre che, nel frattempo, non intervenga qualche nuovo fattore a complicare ulteriormente la vita.
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