venerdì 20 settembre 2013

Martino: «Forza Italia rinasce per evitare lo sfascio»

Martino, tessera numero 2 della FI del ’94 «Quello di Silvio è un messaggio pre-elettorale».

iltempo.it
CINQUANTENARIO UNIONE EUROPEA ( 1955 SI GETTARONO LE BASI )
«Per il Paese è l’ultima occasione per evitare la catastrofe». Antonio Martino, tessera numero 2 della «prima» Forza Italia (la numero 1 era del Cavaliere) non si è perso l’inaugurazione della nuova sede di Forza Italia. E da piazza San Lorenzo in Lucina promuove il videomessaggio di Berlusconi. Che, secondo l’ex ministro, ha fatto un ultimo regalo all’Italia: la possibilità di voltare davvero pagina.
Professor Martino, che idea si è fatto del videomessaggio? Nuovo inizio o ultima chiamata alle armi prima del declino?
«Certo che è una chiamata alle armi, l’ha ammesso proprio Berlusconi. È l’ultima chance per gli italiani. Se non ce la facciamo, sarà la catastrofe».
Non le sembra uno scenario troppo apocalittico?
«Si ricorda quello che disse Mussolini? Per lui governare gli italiani non era impossibile, ma inutile. Ora la situazione si è capovolta. Amministrare il Paese è diventato impossibile».
Perché?

«La Costituzione prese le mosse dal fascismo e così, per paura dei totalitarismi, ha creato un modello di governo debolissimo. L’unica strada per incidere sono i decreti legge. Che poi, però, devono essere convertiti dal Parlamento. Tra accordi di maggioranza e vari passaggi nelle Camere, passano in media 400 giorni e quel che era nato come un cavallo da corsa, quando viene licenziato è ormai una gallina. Una situazione da riformare al più presto».
Al più presto? Vuol dire che il videomessaggio sottintende un rapido ritorno alle urne?
«È chiaramente un messaggio preelettorale. Berlusconi affida alla nuova Forza Italia il compito di convincere gli italiani che non votano più, il vero partito di maggioranza del Paese, a tornare a impegnarsi. E dato che quasi tutte quelle persone non voterebbero mai a sinistra, i moderati avrebero la maggioranza di governo».
Il famoso 51% auspicato dal Cav. Ma se non ci è riuscito al massimo del carisma, come può farlo adesso?
«L’attuale sistema elettorale, che tra l’altro io detesto, consente di ottenere dei premi di maggioranza schiaccianti in entrambi i rami del Parlamento. Se ce la facesse, Berlusconi non avrebbe più attenuanti».
La legislatura è già finita?
«Si è già perso troppo tempo. La crisi ha sprofondato il Paese in un vortice di depressione economica, e le riforme necessiteranno di altro tempo per dare i loro effetti. Mi riferisco al ripensamento del Sistema Sanitario Nazionale, che è attualmente una vergogna, costosissimo e iniquo. Al sistema elefantiaco degli enti locali, che richiederebbe l’abolizione di Regioni e Province. E, infine, al sistema fiscale. Le aliquote sono troppo alte».
Da sinistra obietterebbero che è colpa dell’evasione.
«È falso. Il vero problema è la complessità. Ci sono troppe imposte indirette e una giungla di regole. Ognuno ormai può rivolgersi a un commercialista e trovare decine di modi, tutti legali, per pagare meno del dovuto. Meglio ripristinare delle aliquote uniche».
Perché non lo avete fatto quando eravate al governo?
«Era tutto già scritto nel programma del ’94. Solo che Berlusconi ha fatto quattro errori».
Quali?
«I tre presidenti della Camera Pivetti, Casini e Fini, che ci hanno frenato sulle riforme e coi loro tradimenti ci hanno fatto perdere alcune tornate elettorali. E poi Tremonti. Per fortuna ora sono quasi tutti spariti».
Casini c’è ancora. E anche Tremonti.
«Dice? Alle ultime elezioni era il leader di una lista, mi sembra si chiamasse "le 3 elle". Non ne ho più sentito parlare».
Nel suo discorso Berlusconi ha parlato soprattutto di giustizia. È davvero una priorità per gli italiani?
«Certo. Ce lo ricorda anche l’Europa, che ci censura per le condizioni disumane delle nostre galere dove, per l’abuso della carcerazione preventiva, il 40% è ancora in attesa di giudizio. E quindi, per la legge, innocente».
D’accordo, ma l’economia?
«Le imprese estere non investono nel nostro Paese proprio perché la giustizia civile è paralizzata. La certezza dei diritti è indispensabile. Non a caso regioni come la Calabria o la Campania, dove impera la malavita, sono tra le più arretrate».
Replay: perché non siete intervenuti quando potevate?
«Da Guardasigilli Alfano presentò una riforma della Giustizia. Poi il presidente di Commissione mise in calendario degli incontri con 50 rappresentanti degli avvocati e 50 dei giudici. La cosa si arenò lì».
A proposito di giustizia: si può fare il leader nonostante le limitazioni alla libertà?
«Neanche i domiciliari potranno fermare Silvio. Né impedirgli di far arrivare all’esterno i suoi messaggi».
Non è un po’ poco? Gli avversari sono più attrezzati rispetto al ’94.
«Renzi non mi sembra il nuovo che avanza. È solo uno che parla tanto senza dire molto».
Se la sente di dare un consiglio a Berlusconi?
«Non conviene. Non ne ha bisogno e di solito non li segue».

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