mercoledì 20 febbraio 2013

Bulgaria: rivolta popolare, si dimette il governo


Bulgaria: rivolta popolare, si dimette il governo
Dopo due settimane di dure proteste popolari contro l'aumento vertiginoso dei prezzi dell'elettricità il governo di centrodestra di Sofia annuncia le dimissioni. Il movimento popolare chiedeva lo stop agli aumenti, la rinuncia dell'esecutivo e la rinazionalizzazione delle compagnie elettriche.


''Il popolo ci ha dato il potere, e oggi noi glielo restituiamo''. E’ con queste parole che, a sorpresa, il primo ministro e leader del partito di centrodestra (Gerb, i 'Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria') Boyko Borissov ha annunciato in parlamento la sua intenzione di presentare oggi a mezzogiorno le dimissioni del suo esecutivo. Travolto da quindici giorni di protesta popolare sempre più determinata scattata dopo l’aumento vertiginoso delle tariffe elettriche e che negli ultimi giorni aveva chiesto proprio le dimissioni del governo e la rinazionalizzazione del sistema di distribuzione dell’elettricità affidato ora a tre grandi aziende straniere.


''Non farò rimpasti, non farò governo programmatico con il partito Dps nè con il Dsb, che sono la stessa cosa'' ha proseguito Borissov che già nei giorni scorsi, nel vano tentativo di bloccare manifestazioni e scontri, aveva cacciato il contestatissimo ministro delle Finanze e aveva poi annunciato un taglio parziale dei costi delle bollette elettriche. Il Dps é il partito liberale della minoranza turca, mentre il Dsb è un partito di destra, al momento tutti e due all'opposizione. ''Non voglio vedere sangue per le strade e recinti intorno al parlamento, non è questo il nostro scopo'' ha aggiunto Borissov riferendosi ai duri scontri tra polizia in assetto antisommossa e migliaia di dimostranti nel corso delle manifestazioni di piazza degli ultimi giorni a Sofia e in altre città del Paese.

Tra lunedì e ieri solo a Sofia durante le manifestazioni si erano avuti 28 feriti, tra cui cinque poliziotti. Ieri mattina un giovane si è dato fuoco davanti al municipio di Varna. L'uomo di 36 anni è stato ricoverato in condizioni critiche con ustioni sull'80% del corpo ha detto un portavoce del locale ospedale. Sempre ieri anche un altro ragazzo - probabilmente affetto da problemi psichici - si è dato fuoco a Veliko Tarnovo, su un attraversamento pedonale, e non è sopravvissuto alle ustioni.

Proprio ieri l'ex sindaco di Sofia e premier dal 2009 si era detto irremovibile. "Non mi dimetto" aveva affermato Borissov aggiungendo: "Se la gente non si tranquillizza e non si rende conto che sto facendo il massimo possibile, per me la cosa più conveniente è procedere alle elezioni anticipate, ma non lo farò e non mi dimetterò perché non voglio stare al gioco di Stanishev, Dogan e compagnia''. Serghei Stanishev é il leader del Partito socialista bulgaro, accusato di infiltrare propri attivisti nelle proteste per strumentalizzarle e renderle più violente. Contestualmente Borissov aveva annunciato che le tre compagnie estere di distribuzione dell'energia elettrica in Bulgaria - le ceche CEZ e Energo-Pro e l'austriaca EVN - accusate di aver gonfiato a dismisura le bollette negli ultimi mesi, dovranno pagare contravvenzioni fino a 500 mila euro, mentre alla CEZ sarà tolta la licenza per operare in Bulgaria. ''Non possiamo però nazionalizzarle, le spese sarebbero ingenti, che siano altri dopo di me a nazionalizzarle'', aveva spiegato Borissov.

Poi però ieri sera decine di migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza nella capitale - dove ci sono stati anche scontri, una decina di feriti e 25 arresti - ed in altre città del paese. 

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