Continua la recessione nel Vecchio continente dove il Pil, quest'anno, calerà dello 0,3%. Sul nostro pesa Paese pesa la discesa degli investimenti per la stretta creditizia e la discesa dei consumi per gli stipendi sempre più bassi. Rehn: "Non serve una nuova manovra correttiva".
MILANO - La crisi non molla la presa sul Vecchio continente e costringe l'Unione europea a rivedere le stime sulla crescita all'interno dell'Eurozona costretta a fronteggiare un altro anno di recessione. Slitta ancora la ripresa: bisognerà aspettare la fine del 2013 e non più la seconda metà dall'anno come previsto a novembre. Peggio: continuerà a crescere la disoccupazione che in Italia arriverà fino al 12% nel 2014.A pesare sulla congiuntura negativa sono, in particolare, il calo degli investimenti anche per le stretta creditizia nel settore privato e la discesa dei consumi (-2% nel 2013 dopo il -4,2% lo scorso anno) per gli stipendi sempre più bassi. Il Pil italiano calerà, quindi, dell'1% anziché dello 0,5% previsto a novembre. La ripresa (+0,8%) arriverà solo nel 2014, quando "l'incertezza sarà ridotta", mentre nel resto dell'Eurozona il Pil nel 2013 non andrà oltre lo -0,3% (+0,1% a novembre), mentre tornerà positivo nel 2014 con +1,4%. Le stime di novembre, che davano un +0,1 per il 2013, sono state quindi riviste al ribasso. Al miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari non ha fatto seguito una ripresa dell'attività economica rimasta "deludente" nella seconda metà del 2012, dopo avere "toccato il fondo". Continua a soffrire la domanda interna che resterà debole fino al 2014 e così il Pil dell'ultimo trimestre 2013 salirà dell'0,7% rispetto a un anno
Preoccupa soprattutto la disoccupazione. "Nel 2013 - dice l'Ue -, sulla base della nuova contrazione dell'economia, la disoccupazione in Italia aumenterà di un altro punto": dal 10,6% del 2012 sale a 11,6% e nel 2014 toccherà il 12%. Nel resto dell'Eurozona raggiungerà il 12,2% quest'anno e nel 2014 resterà al 12,1%, contro le precedenti stime a 11,8% e 11,7%.
Quanto all'Italia, "grazie alla piena applicazione delle misure di consolidamento 2011-2012, il deficit dal 2,9% del 2012 scenderà al 2,1% nel 2013 e 2014. In termini strutturali ci si attende il pareggio nel 2013", mentre il debito pubblico toccherà un nuovo picco al 128,1% nel 2013 e scendere a 127,1 nel 2014. Per il commissario agli affari economico, Olli Rehn "sulla crescita a breve termine continua a pesare il risanamento dei bilanci in corso nei Paesi europei, ma dobbiamo restare sulla strada delle riforme o rischiamo che si deteriori di nuovo la fiducia". Secondo Rehn l'Italia è "in linea con la correzione, ma bisogna aspettare le previsioni di primavera e che Eurostat confermi i dati del 2012 per valutare la chiusura della procedure per deficit eccessivo". Per il commissario Ue, però, non "serve una nuova manovra, ma è essenziale che mantenga la piena applicazione della strategia di consolidamento già adottata che le consente di raggiungere il pareggio quest'anno".
Di certo se l'Italia soffre il resto d'Europa non può certo sorridere. Lo scorso anno il deficit spagnolo ha sfondato il muro del 10% arrivando al 10,2%, contro l'8% indicato a novembre, ma - ancora peggio - nel 2013 non scendere sotto al 6,7% e nel 2014 sarà al 7,2%, mancando completamento l'obiettivo di riduzione sotto il 3%. Riviste anche le stime sulla Francia: il Pil dei transalpini salirà dello 0,1% nel 2013 (0,0% lo scorso anno) e dell'1,2% l'anno prossimo, mentre il deficit sforerà l'obiettivo di riduzione del 3% sia per quest'anno che per il prossimo, attestandosi rispettivamente a 3,7% e 3,9%, con un 4,6% per il 2012.
Sul fronte dei conti pubblici, Bruxelles, sottolinea che "nonostante l'incremento dell'aliquota, le entrate dell'Iva sono diminuite a causa della riduzione di acquisti dei beni durevoli più tassati". Un dato in controtendenza con l'andamento delle entrate per lo Stato che invece "sono stimate crescere significativamente a causa di un aumento delle tasse sugli immobili, i carburanti e i patrimoni finanziari".
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