Dopo mesi in cui i rimpalli istituzionali, gli allarmismi mediatici, l’indifferenza dello Stato con la sua incuria ed inerzia programmate, la deriva d’un modello d’accoglienza nato già fatiscente, sono diventati disagi reali per 320 persone, diventate poi in brevissimo tempo 1.200, 1.300… dopo diversi mesi, due, tre, quattro, senza contare quelli precedenti in cui tutto si poteva e si doveva prevedere… ecco che alla metà di febbraio, con la stagione delle clementine finita e quella delle arance morente, con le presenze ridotte a meno della metà e il lavoro che quasi del tutto manca, arriva la Madre di tutte le soluzioni: aprire una nuova tendopoli per eliminare il “campo della vergogna”.
pane-rose.it
Tutti i residenti della vecchia tendopoli hanno
2 giorni di tempo per trasferirsi nel nuovo campo e da oggi in poi
dovranno pagare 30 euro al mese per dimorarvi. Prendere o lasciare. Ci
stai o te ne vai. Queste le comunicazioni, per chi degli africani ha
avuto in sorte di riceverle, al 9 – 02 – 2013. Persone che nei mesi
precedenti hanno lavorato a salari che vanno dai 20 ai 30 euro al
giorno, a cadenza saltuaria per non più di tre-quattro giorni la
settimana, inviando a casa, come facevano anche i nostri quand’erano in
America o in Germania, tutta la parte di guadagno che resta dalla
sopravvivenza quotidiana. Nel momento in cui non c’è più niente da
mandare e la sussistenza diventa un difficile esercizio di quotidiana
economia, si chiede a tutti di sborsare per l’accoglienza una somma
pressocché pari al costo di un affitto in casa con altre persone. Anche a
chi è entrato nel vecchio campo sapendo di pagare solo 5 euro al mese e
di punto in bianco scopre che le regole sono cambiate.
E perché poi? Le tende le ha mandate il Ministero, la logistica- allacci, elettricità…viene sostenuta con i fondi della Caritas e della Provincia…dunque cosa resta? La manutenzione e la gestione, che fino a giugno, periodo previsto per lo smantellamento, possono ammontare a non più di 20.000 euro, facendo un calcolo per eccesso. Ben meno dell’indennità mensile di due consiglieri regionali della Calabria (regione povera, si sa, ma con le indennità e stipendi ai consiglieri regionali tra i più alti in Italia).
E perché poi? Le tende le ha mandate il Ministero, la logistica- allacci, elettricità…viene sostenuta con i fondi della Caritas e della Provincia…dunque cosa resta? La manutenzione e la gestione, che fino a giugno, periodo previsto per lo smantellamento, possono ammontare a non più di 20.000 euro, facendo un calcolo per eccesso. Ben meno dell’indennità mensile di due consiglieri regionali della Calabria (regione povera, si sa, ma con le indennità e stipendi ai consiglieri regionali tra i più alti in Italia).
Di certo, noi ci sentiamo di affermare che Italia lo sono loro, i braccianti stagionali, dal momento in cui il loro sudore porta nei supermercati di tutto il mondo i prodotti agroalimentari che fanno celebre il nostro made in Italy. E a chi come la Coldiretti o altre organizzazioni di categoria si consuma le corde vocali per difendere le produzioni locali domandiamo come mai nessuna attenzione venga riservata a questa situazione. Come mai chi a suo tempo ha lanciato l’appello per “non lasciare sola Rosarno” non muove foglia ora per reperire una somma tutto sommato irrisoria? Eppure è chiaro che di queste organizzazioni fanno parte anche grosse aziende che di questa manodopera hanno necessità e delle condizioni in cui versa portano, economicamente, la responsabilità.
Rosarno, San Ferdinando, la piana intera sono lasciate sole più che mai con questo problema che invece riguarda tutta la filiera agroalimentare nazionale e per 20.000 euro si preferisce acuire la crisi della tendopoli anziché risolvere il problema immediato e andare avanti nella ricerca di soluzioni più eque e razionali. Si preferisce soffiare sul fuoco dell’incomprensione, della paura, della xenofobia anziché creare le condizioni per la pacifica convivenza e l’integrazione. Ma per qualcuno, è chiaro, l’integrazione è un male. Perché chi vuole le clementine a 20 cent deve volere anche le masse di africani in giro per i campi del meridione in condizioni indicibili. Deve volere che stiano male ovunque, così restano giusto il tempo per farsi sfruttare e se ne vanno non appena il lavoro finisce o diminuisce. E devono essere invisibili e precari, sempre potenzialmente “clandestini”, perché accettino qualunque condizione e considerino una benedizione un contratto anche quando è solo paravento per un lavoro sostanzialmente nero. Questo, secondo noi, il senso di questi trenta euro che lo stato chiede ai braccianti immigrati: se il lavoro ce l’hai a sufficienza resti, sennò torna in giro a cercarlo dove ti pare fino a che non ci servi di nuovo.
È strano che si arrabbino, è strano che protestino, come fanno di questi tempi tutti i cittadini, come fanno da noi i paesani se gli chiudono gli ospedali o i lavoratori delle ferrovie se chiudono il servizio? A noi non sembra strano affatto e strana, anzi scandalosa, ci sembra la richiesta di 30 euro al mese a bracciante come soluzione che le istituzioni hanno deciso per un problema che si rimpallano da mesi e mesi. E salutiamo con favore e sosteniamo il processo democratico che ha portato gli africani residenti nel campo a riunirsi in assemblea, esprimere delle richieste e inoltrarle alle istituzioni responsabili per il tramite di delegati. Ci sembra anzi una lezione di democrazia che i cittadini della piana dovrebbero apprendere in fretta, in un periodo in cui i diritti di tutti vengono sempre più ridotti.
Approviamo dunque l’esito di questa iniziativa: l’ottenimento di accedere al nuovo campo senza dover pagare niente. In attesa che si definiscano meglio gli attori e i termini della gestione, pensiamo che questi dovranno misurarsi costantemente con questo organo di rappresentanza degli ospiti, nel segno della partecipazione e della responsabilità ch’è sempre il principale antidoto a ogni tipo di degrado.
Dichiariamo che saremo lì, insieme, noi associazioni di questo territorio che vedono nel dialogo e nell’interazione con i lavoratori stagionali una risorsa fondamentale per la vita democratica di questa terra. Continueremo con le attività che già facevamo, scuola d’italiano, animazione culturale, sostegno materiale… assecondando l’autonoma organizzazione degli abitanti della tendopoli e cercando insieme a loro le migliori soluzioni a problemi che ci riguardano tutte e tutti.
Africalabria, donne e uomini senza frontiere, per la fraternità
rete nazionale Campagne in Lotta
FLAI – CGIL comprensorio Gioia Tauro
Kollettivo Onda Rossa - Cinquefrondi
Laboratorio Trama e Ordito - Nicotera
San Ferdinando in Movimento
SOS Rosarno
C.S.O.A. Angelina Cartella – Reggio Calabria
Chiesa Battista – Reggio Calabria
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