L’india si ferma per 48 ore. Centinaia di milioni di lavoratori in sciopero contro le privatizzazioni, il carovita e la precarietà. Un sindacalista assassinato nel Nord del paese, scontri nel polo industriale di Nuova Delhi.
Centinaia di milioni di lavoratori continuano anche oggi ad incrociare le braccia nell’ambito dello sciopero generale di 48 ore convocato in India dai principali sindacati per protestare contro le (contro)riforme economiche annunciate dal governo e contro l'aumento dell'inflazione e dei prezzi dei carburanti e dei generi alimentari. I sindacati contestano soprattutto l'apertura del mercato interno indiano ai colossi mondiali della grande distribuzione. Ma nel mirino dei lavoratori ci sono anche le privatizzazioni decise dal governo del Partito del Congresso e i sindacati chiedono anche il riconoscimento dei diritti pensionistici per i milioni di lavoratori precari e l’aumento del salario minimo fino a 138 euro mensili (10 mila rupie).
Centinaia di milioni di lavoratori continuano anche oggi ad incrociare le braccia nell’ambito dello sciopero generale di 48 ore convocato in India dai principali sindacati per protestare contro le (contro)riforme economiche annunciate dal governo e contro l'aumento dell'inflazione e dei prezzi dei carburanti e dei generi alimentari. I sindacati contestano soprattutto l'apertura del mercato interno indiano ai colossi mondiali della grande distribuzione. Ma nel mirino dei lavoratori ci sono anche le privatizzazioni decise dal governo del Partito del Congresso e i sindacati chiedono anche il riconoscimento dei diritti pensionistici per i milioni di lavoratori precari e l’aumento del salario minimo fino a 138 euro mensili (10 mila rupie).
Il premier Manmohan Singh aveva invitato le organizzazioni dei lavoratori a desistere ricordando i danni che lo sciopero generale avrebbe causato "alla nostra economia" già in rallentamento rispetto all’alto tasso di crescita registrato negli ultimi 10 anni. Ma i sindacati hanno giustamente risposto confermando la protesta. "I lavoratori vengono completamente ignorati e questo si riflette nelle politiche anti-lavoro del governo" ha spiegato Tapan Sen, Segretario generale del Centre of Indian Trade Unions. "L'ultima volta che abbiamo indetto uno sciopero (febbraio 2012), parteciparono quasi 100 milioni di lavoratori, questa volta ne aspettiamo di più", ha aggiunto il leader del sindacato legato al Partito Comunista Indiano, i cui militanti sono stati massicciamente presenti nelle manifestazioni e nei picchetti.
Se sul fronte della partecipazione i numeri sono alti, ieri la protesta è iniziata all’insegna della violenza contro gli scioperanti. Ieri infatti un sindacalista è stato ucciso ad Ambala, città dello Stato di Haryana nell’India del Nord. Il segretario generale del sindacato Aituc, Gurudas Dasgupta, ha denunciato che il tesoriere dell’organizzazione, Narender Singh, é stato pugnalato all'alba di ieri nei pressi della stazione degli autobus di Ambala da alcuni uomini al servizio dell’impresa di trasporti che pretendeva di far partire i mezzi nonostante lo sciopero e i picchetti dei lavoratori. Ma secondo altre fonti il sindacalista sarebbe stato investito 'accidentalmente' dall'autista di uno degli autobus che tentava di violare i blocchi. Dopo la morte del loro compagno i lavoratori in sciopero hanno danneggiato per protesta alcuni mezzi parcheggiati nel piazzale della stazione.
Mentre manifestazioni oceaniche hanno percorso le principali città dell’India, nel corso della giornata almeno 14 dimostranti sono stati arrestati nel polo industriale di Noida, alla periferia di New Delhi nel corso di scontri. Nel pomeriggio infatti alcuni operai hanno appiccato il fuoco a diversi veicoli, tra cui una camionetta della polizia, e attaccato alcune fabbriche. Mentre ieri a scioperare sono stati soprattutto i trasporti – compresi gli onnipresenti risciò a motore – i commercianti, i dipendenti pubblici, quelli delle banche e gli insegnanti, oggi si prevede una massiccia partecipazione degli operai delle fabbriche del polo automobilistico e della componentistica di Gurgaon-Manesar (alla periferia di New Delhi), dove sorgono anche delle aziende italiane. Anche i sindacati di alcune grandi industrie, come Maruti Suzuki, Hero MotoCorp e Suzuki Motorcycle India, oggi stanno incrociando le braccia. In altri casi invece sono stati i dirigenti a decidere la chiusura degli stabilimenti per ''precauzione''.
E questa mattina dall'India è arrivata un'altra notizia che la dice lunga sulle condizioni di subordinazione e semi-schiavitù in cui sono costretti e lavorare milioni di indiani. Un impiegato è stato aggredito e gli é stato mozzato un orecchio per aver partecipato allo sciopero. L'uomo è stato attaccato da un attivista di un partito di centrosinistra, il Trinamul Congress, che è al potere nello stato nord orientale del West Bengala e che si oppone alla protesta indetta da 11 sindacati statali e centinaia di sigle regionali. Dopo averlo accusato di essere assente da posto di lavoro, l'aggressore gli ha tagliato l'orecchio sinistro con un coltello.
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