La crepa rinvenuta durante una ispezione di routine il 19 febbraio. Per i caccia, di cui - tra le polemiche - il nostro governo ha intenzione di acquistare 90 esemplari, si tratta del secondo stop. A gennaio un esemplare aveva perso la sonda per il rifornimento, causando un fermo di un mese ai test.
Come ”misura di precauzione”, il dipartimento della Difesa Usa ha sospeso tutti i test di volo della flotta di F35, dopo che in una pala della turbina del motore di uno dei supercaccia è stata rilevata una frattura.
“Il 19 febbraio, una ispezione di routine ha rivelato una frattura alla lama di una turbina a bassa pressione del motore montato su un velivolo F35 da test’’, ha scritto in un comunicato una portavoce del Joint program office che gestisce il programma F35.
Il nuovo caccia supertecnologico è al centro del programma più costoso del Pentagono, iniziato nel 2001, e secondo il segretario alla difesa Usa Leon Panetta rappresenta “l’aereo del futuro”. Ma già il 16 gennaio gli esemplari della variante B, elaborata per il corpo dei Marine, erano stati messi a terra, a causa di problemi alla valvola per il rifornimento in volo. Nove giorni fa le restrizioni alla variante B sono state revocate, ma ora c’è stata la nuova battuta d’arresto, che riguarda tutte e tre le varianti, l’intera flotta.
“Gli ingegneri stanno inviando la turbina agli impianti della Pratt e Whitney di Meddletwon, Connecticut, per condurre una valutazione e un’analisi più approfondita sulle cause”, si legge nel comunicato, in cui si precisa anche che “è troppo presto per conoscere l’impatto della scoperta sull’intera flotta, tuttavia, come misura di precauzione tutte le operazioni di volo degli F35 sono state sospese fino a quando l’indagine non sarà stata completata e la causa della frattura sulla lama non sarà stata totalmente compresa”. “Il Joint program office dell’F35 lavora da vicino con Pratt e Whitney e Lockeed Martin in tutti i siti degli F35 per garantire l’integrità del motore e far tornare la flotta a volare in sicurezza al più presto possibile”, conclude la nota.
Questo nuovo contrattempo fa inoltre seguito ad un rapporto del Pentagono di cui si è appreso il mese scorso e in cui si afferma che il velivolo, in produzione alla Lockeed Martin – con la partecipazione di otto Paesi tra cui l’Italia – è vulnerabile ai fulmini, e non può essere al momento abilitato a volare a meno di 25 miglia da un temporale.
La Lockheed Martin ha replicato facendo notare che “il programma di test per il velivolo F-35 Lightning II prevede che i test sulla protezione antifulmine siano realizzati nella fase conclusiva del programma di prove in volo”, ma la cosa ha comunque suscitato numerose polemiche, soprattutto in Italia, dove i primi tre dei 90 caccia ordinati dovrebbero essere consegnati nel 2015.
Il programma dell’F35, scrive Bloomberg, è stato afflitto da una serie di problemi strutturali a di software che hanno contribuito ad accumulare un ritardo di sette anni sul suo sviluppo. Attualmente, il costo per il Pentagono, per 2.443 velivoli, è stimato ad oltre 395 miliardi di dollari, con un incremento del 70 per cento rispetto al 2001.
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