mercoledì 27 febbraio 2013

E questi sono stati rieletti

Da Scilipoti alla Polverini. Da Razzi a Formigoni. Ma anche qualche condannato (tipo Sciascia) e un manipolo di indagati, imputati e prescritti. Ecco le belle facce del nuovo Parlamento dopo la famosa operazione 'liste pulite'.

l'espresso di Lirio Abbate
 
Sono tanti gli "impresentabili" eletti al Senato e alla Camera, nonostante il grido d'allarme lanciato durante i giorni in cui i partiti formavano le liste. E così nei due rami del Parlamento andranno a sedere, anzi ritorneranno, fra poche settimane indagati, imputati, condannati, uomini che hanno avuto rapporti personali con boss mafiosi, e altri che hanno truffato.
Insomma, nonostante l'operazione di apparente pulizia lanciata da Silvio Berlusconi alla vigilia della chiusura delle liste, mettendo fuori Marcello dell'Utri e Nicola Cosentino, perché in questo modo, come sostenevano i sondaggi ordinati dal cavaliere, avrebbe evitato di perdere un milione di voti, i partiti sono ancora infettati. Gli impresentabili si sono infiltrati. Sono nomi che non sempre sono popolari. In questo modo sono sfuggiti alla massa e al controllo dei mass media.
Il principio di elementare prudenza che porta, nelle democrazie mature, a escludere ed emarginare chi ha amicizie discutibili, chi tiene comportamenti non trasparenti, purtroppo in Italia non scatta mai. Eppure rappresentare gli elettori non è un semplice diritto: è un onore. Il garantismo deve valere nelle aule di tribunale, dove l'imputato va condannato solo se è colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio.

In politica, invece, deve prevalere il buon senso. Tra chi è specchiato e chi ha addosso una macchia, candido solo il primo, non il secondo. Dire di un amministratore locale o nazionale «però l'hanno votato», non ha senso. La scelta andava fatta prima, nei partiti, nelle segreterie. E lo ha ancora meno adesso, da quando è in vigore una legge elettorale liberticida che impedisce ai cittadini di scegliere i propri parlamentari e li obbliga a fare una croce esclusivamente sul simbolo di un partito. Così accade che quando i giornali scoprono i nomi dei parlamentari che hanno frequentato o frequentano non occasionalmente boss e condannati per mafia, o altri che hanno truffato la pubblica amministrazione, la reazione dei loro colleghi è zero. O meglio una c'è: si grida al complotto.

Il coordinatore del Pdl Denis Verdini arriva al Senato con un carico giudiziario sulle spalle molto pesante. E' indagato in vari procedimenti, e le accuse che gli vengono rivolte vanno dalla corruzione alla truffa allo Stato, alla bancarotta. Nelle procure di Firenze a Roma sono diverse le inchieste che puntano sul coordinatore del partito di Angelino Alfano. Verdini è stato sfiorato anche dagli accertamenti dei pm di Siena che indagano sui derivati del Monte dei Paschi.

La nuova giunta parlamentare per le autorizzazioni a procedere dovrà subito occuparsi dell'ex barelliere Antonio Angelucci(Pdl), editore di "Libero" e re delle cliniche private. Ritorna alla Camera ma anche lui porta sul groppone l'accusa di truffa ai danni della Regione Lazio nel settore sanitario. Ed è indagato anche di abuso edilizio in zona sottoposta a vincolo archeologico per lavori effettuati nella sua lussuosa residenza sull'Appia Antica. Ma non è detto che le accuse finiscano qui. Un video di cui "l'Espresso" è entrato in possesso mostra alcune ruspe che interrano scatoloni nel parco della villa. Finora gli inquirenti non hanno potuto accertare che tipo di materiale sia stato interrato, né se l'operazione abbia comportato violazioni in materia ambientale o archeologica. Angelucci è infatti coperto da immunità e per poter ispezionare la villa serve un'autorizzazione della Camera.

E' sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa Antonio D'Alì (Pdl) che è stato rieletto al Senato. Il politico trapanese è stato in passato sottosegretario all'Interno, e adesso è accusato di avere avuto rapporti con i mafiosi di Cosa nostra, in particolare con la famiglia del boss latitante Matteo Messina Denaro.

Arriva alla Camera Fabrizio Di Stefano, eletto in Abruzzo, indagato a Pescara nell'ambito di un'inchiesta sulla realizzazione a Teramo di un impianto di bioessiccazione dei rifiuti, che nel settembre 2010 portò all'arresto dell'ex assessore alla Sanità della Regione Abruzzo Lanfranco Venturoni e dell'imprenditore Rodolfo Di Zio. E in questa inchiesta è stato coinvolto anche il parlamentare
Paolo Tancredi, rieletto anche lui alla Camera nel Pdl nel collegio Abruzzo.

Il senatore Claudio Fazzone (Pdl) è accusato di abuso d'ufficio nell'inchiesta relativa alle lettere di raccomandazione inviate all'ex manager della Asl Benito Battigaglia quando Fazzone era presidente del consiglio regionale. Nelle lettere si segnalavano persone da assumere alla Asl, tutti candidati al concorso per tecnici di radiologia.

Ritorna alla Camera anche l'ex ministro Raffaele Fitto (Pdl) che alla vigilia delle elezioni è stato condannato dal tribunale di Bari a quattro anni di reclusione per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d'ufficio. I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005 quando Fitto era presidente della Regione Puglia. L'ex ministro oltre ad essere stato condannato, è stato interdetto per cinque anni dai pubblici uffici e i giudici hanno anche ordinato la confisca di beni per oltre 6 milioni di euro al gruppo Tosinvest dell'imprenditore ed editore romano Giampaolo Angelucci (condannato a tre anni e sei mesi per una tangente che sarebbe stata versata a Fitto), figlio del deputato Antonio Angelucci. Rieletto nel Pdl anche l'ex sottosegretario calabrese Giuseppe Galati, ex Udc, marito della deputata leghista Carolina Lussana, che adesso è rimasta fuori dal Parlamento. Il nome del politico è emerso nel 2003 dopo l'arresto di uno spacciatore accusato di aver fornito cocaina all'allora sottosegretario.

Nel collegio Sicilia 2 alla Camera è stato eletto Nino Minardo (Pdl) condannato ad un anno per abuso d'ufficio. Minardo era il presidente del Cas (Consorzio autostrade siciliane). Torna nell'emiciclo una della papi girl, Elvira Savino (Pdl) accusata a Bari anche di aver agevolato operazioni finanziarie sospette compiute da un riciclatore del clan, Michele Labellarte. Il nome della Savino, amica di Sabina Began e Gianpi Tarantini, è finito anche in altre inchieste: in alcune intercettazioni la deputata è stata sorpresa a parlare con Gianpi di un possibile rendez-vous tra Berlusconi e la soubrette Carolina Marconi. Il catanese Antonio Fabio Maria Scavone (Pdl) è stato condannato lo scorso dicembre dalla Corte dei Conti per la gestione dell'Asp 3, colosso pubblico della sanità catanese. E' attualmente sotto processo a Catania per abuso d'ufficio.

Salvatore Sciascia (Pdl), eletto al Senato in Lombardia, è condannato in via definitiva a due anni e sei mesi per la corruzione di uomini della Guardia di Finanza.

L'ex responsabile Domenico Scilipoti (Pdl) è stato eletto al Senato con i voti dei calabresi dove il partito di Berlusconi lo aveva candidato. E' sotto processo per calunnia e falso. Silvio Berlusconi salda il suo debito di riconoscenza non solo con Scilipoti ma anche con Antonio Razzi. Con il loro passaggio dall'Idv ai Responsabili, fatto nel dicembre 2010, salvarono la maggioranza di centrodestra che sosteneva il governo del cavaliere evitando così che la ''diaspora'' finiana lo facesse cadere.

Il leghista Jonny Crosio eletto al Senato in Lombardia è imputato per turbativa d'asta, concussione, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio in un'inchiesta che vede coinvolte altre venti persone. Si tratta di uno scandalo che nel 2010 aveva colpito la Valtellina per il coinvolgimento e l'arresto di politici, amministratori locali, della Comunità Montana e imprenditori. Avrebbero esercitato pressioni su piccoli proprietari, minacciando l'esproprio, per far vendere i loro appezzamenti di terreno, a prezzi inferiori al dovuto. Ritorna alla Camera Lorenzo Cesa (Udc) che in passato è stato coinvolto in diverse inchieste giudiziarie, anche per corruzione, per tangenti incassate dall'Anas. In alcuni casi il reato è stato dichiarato prescritto.

Sugli scranni in cui siederanno i deputati del Pd ci sarà anche Nicodemo Oliverio, mister preferenze a Crotone. Su di lui pende a Roma dal 2009 un'imputazione di bancarotta fraudolenta, documentale e patrimoniale. La vicenda riguarda la cessione di Palazzo Sturzo dalla Ser Immobiliare per tre miliardi e mezzo di lire, immobile poi venduto dal Ppi nel 2007 per ben 52 milioni di euro. Oliverio era il tesoriere ex Ppi e Margherita. Secondo l'accusa "il bene immobiliare con un valore catastale di oltre 20 miliardi di vecchie lire e un valore di mercato oscillante tra i 60 e i 100 miliardi" attraverso la donazione al Ppi, soggetto controllante la stessa società Ser poi fallita "arrecò un danno patrimoniale ai creditori" e per questo è stata aperta un'inchiesta. Nel Pd compare anche il siciliano
Francantonio Genovese. Come sindaco di Messina (2005) era anche azionista e dirigente della società di traghetti "Caronte" che opera sullo Stretto. E poi c'è tutta la sua famiglia allargata in alcune società di formazione-lavoro finanziate dalla regione.

Ha trovato riparo alla Camera l'ex presidente della regione Lazio Renata Polverini (Pdl) che ha lasciato la poltrona di governatore dopo essere stata investita da diversi scandali su sprechi e rimborsi allegri con soldi pubblici come l'uso, per 15 anni, di una casa popolare situata in una delle migliori zone di Roma. Non è finita solo negli scandali la governatrice Polverini, ma anche in inchieste giudiziarie. I pm di Roma l'avevano indagata per turbativa d'asta per alcuni appalti pubblici. Ma è stata già chiesta l'archiviazione. Il filone che coinvolge Polverini riguarda appalti nel settore della sanità. Nel richiedere l'archiviazione la Procura ritiene che ove vi fossero irregolarità sul quel tipo di fornitura, avrebbero profili civilistici e amministrativi, non penali. La vicenda da cui è stata avviata l'indagine, che va verso la conclusione, risale al 2010 e riguarda un appalto da 14 milioni di euro. Un appalto, sospetta il pm Paolo Ielo, nel quale sarebbe stata favorita una ditta vicina proprio a Franco Panzironi, all'epoca ad di Ama.

Anche l'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni (Pdl) si è rifugiato al Senato. E' accusato di associazione per delinquere finalizzata alal corruzione per l'affaire Maugeri. Secondo gli inquirenti, il Celeste è il "promotore e organizzatore" dell'associazione a delinquere e avrebbe garantito stabilmente tra il 1997 e il 2011 favori alla Fondazione Maugeri e tra il 2002 e il 2011 al San Raffaele. Stando alla ricostruzione della procura, avrebbe favorito, grazie a delibere di giunta, i due poli sanitari e in cambio avrebbe ricevuto favori (tra cui viaggi e l'uso della yacht) e 8 milioni di euro. In tutti questi anni Formigoni non risulterebbe a fronte delle entrate alcuna uscita se non per importi modesti. E quindi nessuna restituzione di denaro come lui aveva affermato per l'acquisto di biglietti aerei al faccendiere Pierangelo Daccò.

Se Nicola Cosentino, sotto processo per camorra è stato messo fuori dalle liste del Pdl, chi invece è rimasto ed è stato eletto è Luigi Cesaro. Da una intercettazione si apprende che il boss della camorra Raffaele Cutolo avrebbe suggerito ai familiari di mettersi in contatto Cesaro per aiutare suo nipote, Raffaele junior, disoccupato. La conversazione è stata effettuata nel 2011 nel carcere di Terni, dove l'ex capo della Nuova Camorra Organizzata è detenuto. Cesaro è indagato dalla Dda di Napoli nell'ambito di un'inchiesta su infiltrazioni del clan dei Casalesi nella politica campana.

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