mercoledì 5 dicembre 2012

Precari pubblico impiego, le cifre del ministro: "Sono 260 mila, no a stabilizzazione di massa"

Patroni Griffi illustra a Montecitorio i numeri della Pubblica Amministrazione: "Un problema che si è accumulato nel corso degli anni ed è legato anche al blocco del turn over". Dopo gli iniziali 4mila, previsti ulteriori 3 mila esuberi di personale. "Ma per chi ha i requisiti per la pensione valgono le vecchie regole".

ROMA - Nella pubblica amministrazione ci sono 260.000 precari considerate tutte le forme di flessibilità ma non è possibile pensare a una "stabilizzazione di massa": lo ha detto il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi durante una audizione alla commissione Lavoro della Camera, precisando che ci sono 130.000 precari nella scuola, 115.000 nella sanità e enti locali e 15.000 nelle amministrazioni centrali.

Quanto agli esuberi, il ministro ha spiegato che dovrebbero arrivare a circa 7.300 in totale in base ai tagli previsti dalla spending review. Il taglio delle piante organiche dovrebbe interessare ulteriormente 3.300 impiegati.
Oltre alle 4.028 eccedenze emerse dal primo decreto "abbiamo proiezioni di ulteriori 3.000 eccedenze di personale per un totale quindi di 7.300 per effetto di altri due decreti uno sull'Inps e l'atro su 24 Enti parchi", ha sottolineato Patroni Griffi, aggiungendo che un ulteriore intervento di riduzione del settore pubblico è da scartare. In prospettiva, ha osservato, dobbiamo pensare a una migliore allocazione del personale e a migliore produttività dell'amministrazione pubblica.

Il personale che risulterà in eccedenza nella pubblica amministrazione sulla base della spending review che avrà entro il 2014 i requisiti per il pensionamento precedenti la riforma Fornero potrà andare in pensione con le vecchie regole, ha detto ancora il ministro, precisando che questa possibilità non vale per tutti ma solo per coloro che dovessero trovarsi in esubero. "E' uno strumento - ha puntualizzato - di gestione delle eccedenze".

Il responsabile della Pubblica Amministrazione ha spiegato poi che, il fenomeno dei precari, è "un problema che si è accumulato nel corso degli anni ed è legato anche al blocco del turn over". Dunque, a giudizio di Patroni Griffi, "non si può pensare che sia un problema risolvibile in pochi mesi" e "non si può pensare ad una stabilizzazione di massa di questo personale", anche perché "altrimenti si avrebbe un blocco delle assunzioni di giovani per molti anni".

Il ministro ha poi illustrato l'"orientamento del governo nell'immediato" per risolvere il problema. In primis, "mandare a regime una norma già varata dal precedente governo, con una riserva di posti costante nei concorsi ad esame per il personale, con contratti a termine, che abbia maturato esperienza triennale nella P.A.", ha spiegato. Inoltre "la possibilità per le P.A. di rinnovare i contratti di lavoro a termine - ha aggiunto Patroni Griffi - anche oltre il termine dei 36 mesi previsto, sulla base di criteri definiti in sede di accordo collettivo". Proprio per questo è stato dato mandato all'Aran per la "definizione di un accordo quadro che individui i casi, i settori e i tempi, dove è possibile derogare e procedere al mantenimento dei contratti a termine".

Sempre per evitare che, in attesa della definizione delle soluzioni ad hoc, per superare le scadenze contrattuali immediate, "nelle more diamo la possibilità a rinnovare contratti in scadenza fino al 31 luglio", ha aggiunto il ministro. Le soluzioni allo studio del governo sono state "comunicate in un'informativa alle organizzazione sindacali".

Dalla Cgil è arrivata subito una prima risposta a Patroni Griffi. "Serve un intervento urgente che dia prospettive di lavoro immediate ai precari della PA in scadenza e, parallelamente, l'adozione di scelte politiche di segno drasticamente contrario a quelle che hanno creato questa mole enorme di precariato per garantire lavoro stabile", afferma il responsabile dei settori pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile.

Secondo il dirigente sindacale "una politica sbagliata, fatta da una parte di blocco delle assunzioni e dall'altra di tagli lineari, ha prodotto precariato senza diritti. Ed è questa la risposta alla domanda che il ministro dovrebbe farsi, e cioè per quale motivo si è formato tutto questo precariato?". Ma, allo stesso tempo, "il ministro dovrebbe anche rispondere a questa domanda: come si garantiscono i servizi pubblici con i 260 mila precari censiti, senza che ci siano prospettive di lavoro immediate e, in prospettiva, di lavoro stabile?".

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