“Lavorerai con sudore, partorirai con dolore”. «Chissà se la maledizione biblica vedeva un collegamento tra le due cose», si domanda Debora Billi, dando un’occhiata agli ultimi dati – non certo entusiasmanti – che provengono direttamente dal ministero statunitense del lavoro: se il mese di novembre registra una boccata d’ossigeno, basta «guardare i dati da una distanza un po’ meno vicina che ieri mattina» per scoprire che i numeri sono quelli di «un crollo senza possibilità di scuse». Occupazione addio: «Che sia per l’aumento della popolazione, o per la crisi economico-finanziaria, la situazione del lavoro è tragica per tutto il pianeta». A partire, ovviamente, dall’Italia: «Le notizie recenti riportano come la disoccupazione stia crescendo a livelli record, e che il 2013 sarà se possibile anche peggio».
Dagli Usa, arrivano «notiziole di poco valore che dovrebbero essere confortanti», con la disoccupazione «in calo per miseri 146 mila posti di lavoro creati a novembre». Ma basta allungare lo sguardo per scoprire che la situazione è drammatica: «Un Paese che, dal 95% di occupati del 1969, è passato a poco più del 58; dove un quarto della popolazione vive intorno alla soglia di povertà, dove chi lavora spesso deve fare tre lavori al giorno per arrivare a fine mese, dove i laureati lavorano gratis. La classe media è completamente distrutta». E altrove non va meglio, aggiunge Debora Billi: in Spagna i senza lavoro sono 5 milioni, in Francia la disoccupazione è cresciuta al 10,3% nel terzo trimestre, in Grecia è al 26. «Persino in Cina decine di migliaia di laureati e diplomati si affollano in file di ore per la speranza di un colloquio, mentre l’economia rallenta».
La sensazione, conclude l’analista indipendente, è che stia semplicemente “finendo” il lavoro: «Non ce n’è più per tutti, qualsiasi cosa si faccia, qualsiasi preparazione si abbia, qualsiasi capacità o conoscenza si sia in grado di offrire». E’ un mondo che precipita, nonostante le grandi promesse annunciate dalla globalizzazione: crollano i mercati, i consumi, i redditi. E crolla, quindi, l’occupazione: impossibile, ormai, trovare ragionevolmente un posto di lavoro, tantomeno adeguato alle proprie aspettative e alla propria formazione. «E questa – conclude la blogger – è probabilmente la prospettiva più agghiacciante nella fine del nostro sistema», mentre i politici di mezzo mondo trafficano ancora con le antiche ricette di una “crescita” ormai in via di estinzione sul pianeta.
Nessun commento:
Posta un commento