Il decreto riguarda le Regioni a statuto ordinario. Patroni Griffi: "Processo irreversibile". Elezioni a novembre 2013 per decidere i nuovi vertici. Il governo conferma ''il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali'' e conferma ''l'abolizione degli assessorati''.
repubblica.it ROMA - Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge di riforma delle Province: la notizia è stata data attraverso un post su Twitter dal Ministero della Funzione Pubblica e poi confermata dal ministro Filippo Patroni Griffi. Attualmente, in totale, le Province italiane sono 110. Di queste, 86 sono quelle delle Regioni a statuto ordinario e proprio queste, per effetto del decreto, passeranno a 51, comprese le città metropolitane, ha annunciato il ministro. Per quelle delle Regioni a statuto speciale, invece, il governo ha altri sei mesi di tempo. Quindi, dopo il decreto, che ora deve essere convertito in legge, le Province totali diventano 75.Processo irreversibile. Quello avviato dal governo sul riordino delle Province ''è un processo irreversibile''. ''Da gennaio e coerentemente con la governance, verranno meno le giunte provinciali e nella fase di transizione sarà possibile per il presidente delegare non più di tre consiglieri. Nello stesso tempo sarà prevista una serie di adempimenti (bilanci, ricognizione dotazione organiche, del patrimonio immobiliare ecc). Questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014'', ha aggiunto Patroni Griffi.
Elezioni a novembre 2013. La riforma delle Province sarà attiva a partire dal 2014 e a novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici, ha spiegato il ministro.
Province completamente nuove. Il decreto, ha spiegato il ministro per
Città metropolitane operative dal 2014. Sempre dal 1 gennaio 2014 diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto. Per assicurare l'effettività del riordino posto in essere, senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il Governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati. Resta fermo il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali. Resta anche ferma l'abolizione degli Assessorati. Infine gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle città capoluogo. Il riordino delle Province - sottolinea una nota del Cdm - è il primo tassello di una riforma più ampia che prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali di governo in base al nuovo assetto. Dunque anche gli altri uffici su base provinciale saranno di fatto dimezzati. Al termine di questo processo sarà possibile calcolare gli effettivi risparmi che comporterà l'intera riforma.
Commissari solo per inadempienze. Il riassetto delle Province non prevede che siano istituiti dei commissari nella fase di transizione. Tuttavia, "solo dall'eventuale inadempimento dell'obbligo nei termini scatterà un commissario ad acta per garantire i passaggi intermedi funzionali alla transizione".
La nuova mappa. Ecco la nuova mappa:
- Piemonte: Torino, Cuneo, Asti-Alessandria, Novara-Verbano-Cusio-Ossola, Biella-Vercelli
- Liguria: Imperia-Savona, Genova, La Spezia
- Lombardia: Milano-Monza-Brianza, Brescia, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco, Sondrio, Bergamo, Pavia
- Veneto: Verona-Rovigo, Vicenza, Padova-Treviso, Belluno, Venezia
- Emilia Romagna: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna-Forlì-Cesena-Rimini
- Toscana: Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno
- Marche: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno
- Umbria: Perugia-Terni.
- Lazio: Roma, Viterbo-Rieti, Latina-Frosinone
- Abruzzo: L'Aquila-Teramo, Pescara-Chieti
- Molise: Campobasso-Isernia
- Campania: Napoli, Caserta, Benevento-Avellino, Salerno.
- Puglia: Bari, Foggia-Andria-Barletta-Trani, Taranto-Brindisi, Lecce.
- Basilicata: Potenza-Matera.
- Calabria: Cosenza, Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria.
Unione Province: "Forzature in alcuni territori". "Il decreto legge varato oggi dal Consiglio dei Ministri consegna al Paese una nuova organizzazione delle istituzioni locali. È un percorso che come Upi abbiamo
contribuito a portare avanti, ma riteniamo che su alcuni territori siano state fatte forzature che non tengono conto a pieno delle realtà socio economiche delle comunità" si legge in una nota il presidente dell'Unione Province italiane, Giuseppe Castiglione. Per Castiglione "le nuove Province non dovranno essere una banale riscrittura geografica dei confini, ma istituzioni chiamate ad esercitare funzioni determinati, capaci di tenere insieme in maniera unitaria comunità, tessuto sociale, economico e produttivo, spesso estremamente differenziato: per questo avevamo chiesto al governo di rispettare alcune delle deroghe che erano emerse dalle proposte dei Consigli delle Autonomie locali, laddove queste fossero state equilibrate, ragionevolmente
motivate e tali da rispecchiare la volontà dei territori". Per il presidente è "sbagliato avere deciso di cancellare le giunte dal gennaio 2013, perché il vero processo di riordino inizia proprio adesso e non si può immaginare che un presidente, da solo, possa gestire tutti gli adempimenti che il decreto stesso gli impone di portare a termine, tra l'altro con scadenze strettissime. Ci sarà da unificare bilanci, piani territoriali, reti di trasporto, beni mobili e immobili e personale. Un percorso delicatissimo che va affrontato la massima cura. Per questo chiederemo al Parlamento di ripensare questa posizione e di prevedere giunte per gestire la fase transitoria". e ora le Province vogliono un incontro con il governo: "Adesso - conclude Castiglione - ci aspettiamo che i ministri Patroni Griffi e Cancellieri si facciano carico, come ci avevano assicurato, di promuovere un incontro tra l'Upi, il presidente del Consiglio Monti e il ministro dell'Economia Grilli, per intervenire immediatamente ad alleggerire i tagli sulle Province, altrimenti questo riordino rischierà di produrre forti elementi di crisi sui territori".
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