domenica 19 agosto 2012

Hillary Clinton, una psicopatica a capo della psicoguerra


Hillary ClintonStrategia della distrazione: come annunciato già nel lontano 2007 da Alessandro Marescotti e Carlo Gubitosa, esponenti di “Peacelink”, «la più grande base Nato del Mediterraneo è ora senza alcuna opposizione», dato che «tutti sono concentrati su rigassificatore, emergenza Ilva e morti per cancro». Analisi puntualmente confermata dalla cronaca di oggi: via i veleni dell’Ilva, lasciando così via libera ai veleni dei sommergibili nucleari, di cui però i cittadini non potranno e dovranno sapere nulla, anche grazie al silenzio totale del governatore pugliese Nichi Vendola. Lo scrive il blog “Anarchismo Comidad” in un intervento ripreso da “Megachip”: «Si consente di lottare e informare contro i poteri forti, ma non contro i poteri fortissimi». Perciò a Taranto la Nato non la si nomina neppure, mentre il ministro degli esteri Giulio Terzi esorta la Russia ad abbandonare Assad al suo destino, pena la caduta della Siria nelle mani di Al-Qaeda: come se il ministro non sapesse che le milizie islamiche anti-Damasco sono direttamente finanziate da Qatar e Arabia Saudita, fedelissimi vassalli della Nato.
La principessa della guerra in arrivo è Hillary Clinton, appena volata in Turchia per minacciare di attuare una “No Fly Zone”, cioè un bombardamento a tappeto della Siria: mentre la Nato è libera di aggredire chi vuole, dev’essere invece la Russia a dimostrarsi “ragionevole”. «La Clinton appare realmente fuori di testa, ma, pirandellianamente, recita anche la parte della pazza, con continue dichiarazioni truculente e risate sgangherate da strega dei cartoni animati», scrive “Anarchismo Comidad”. «Con le sue tattiche di psychological war, la Clinton sta sfidando la Russia ad assumersi il rischio di una guerramondiale; ciò nella convinzione che alla fine sarà Putin a sterzare davanti al baratro». Così, «la psicopatia diventa un’arma di guerra psicologica che invade i media e contagia anche i singoli giornalisti e commentatori». Secondo il conformismo della psicoguerra, «l’ostilità collettiva non si rivolge contro il forsennato che minaccia la guerra mondiale pur di raggiungere i suoi scopi, bensì contro coloro che sono bersagli dell’aggressione».

Secondo “Anarchismo Comidad”, «la Clinton è chiaramente una psicopatica, che parla e si risponde da sola; e quindi come si può pensare di discutere e trovare un compromesso con lei? Il mobbing internazionale si concentra perciò contro Assad e Putin, che non sono certo stinchi di santo, ma hanno il grave torto di sembrare persone equilibrate, quindi meno pericolose e terrificanti». Esagerazioni? Non proprio: c’è un “dettaglio” della biografia dei Clinton che è caduto nel dimenticatoio: la Clinton ha accusato Gheddafi prima, ed Assad poi, di sterminare il proprio stesso popolo. Eppure, «quando la coppia psicopatico-criminale dei Clinton aveva appena assunto il potere negli Stati Uniti, il suo primo atto fu un massacro ai danni della popolazione civile», ovvero la strage del 19 aprile 1993 a Waco in Texas. Vittime, i componenti di una setta religiosa apocalittica, guidata dalIl massacro di Waco“profeta” David Koresh. Fra le persone sterminate dagli agenti, anche 20 bambini e due donne incinte.
«La motivazione ufficiale dell’assalto fu la ricerca nel covo dei settari di armi da guerra, che infatti non vennero trovate, secondo la migliore tradizione di queste guerre preventive». Non solo: «Si insinuarono anche sospetti di pedofilia, vista la presenza di bambini nella setta; un ottimo pretesto per ammazzare quegli stessi bambini». Dopo i primi tentativi di far apparire l’accaduto come un suicidio di massa, ricorda “Anarchismo Comidad”, la versione ufficiale si assestò sulla linea secondo cui il massacro sarebbe stato perpetrato per una serie di errori di valutazione da parte di agenti dell’Fbi, che avrebbero operato per ordine diretto dell’allora ministro della giustizia dell’amministrazione Clinton, la signora Janet Reno. Proprio la Reno fu la prima donna negli Usa a ricoprire questo ruolo di ministro della giustizia, «a riprova del fatto che la psicoguerra usa e distorce il tema dei diritti femminili per veicolare il messaggio del diritto statunitense all’aggressione preventiva».
La ministra Reno si assunse tutte le responsabilità per l’accaduto e, per questo suo “gesto nobile”, fu quasi santificata dai media statunitensi. A smentire fin da subito la versione ufficiale, una notizia sconcertante: all’assedio nei confronti della setta partecipò, con funzioni di “monitoraggio”, anche un’unità inglese delle Sas, corpo specializzato in operazioni di infiltrazione in territorio nemico. «Si tratta della stessa Sas che ha operato in Libia, e che sta operando oggi in Siria». Osserva “Comidad”: «Invitare un corpo militare straniero a partecipare ad un’azione di polizia interna non rientra affatto tra le competenze e i poteri di un ministro della giustizia; quindi Janet Reno mentì, per coprire le responsabilità sia del presidente, sia di qualcun altro. Le indagini congressuali hanno infatti messo in evidenza che, nella decisione dell’attacco e della carneficina, vi fu uno specifico ruolo del “vicepresidente informale”, cioè Hillary Clinton», la Janet Renostessa che oggi – nel mondo ridotto a gigantesco campo di battaglia – sostiene che Washington «ha il diritto di ammazzare chiunque, e dove gli pare, dato che ha la potenza per farlo».
Janet Reno, aggiunge il blog, mentì anche per celare i veri scopi dell’operazione, che erano quelli di sperimentare la costruzione artificiosa di emergenze antiterrorismo: «Nel 1993 fu scelto come bersaglio un personaggio impresentabile come David Koresh proprio per far digerire il massacro ad un pubblico progressista». Poi le cose sono ulteriormente perggiorate: «L’attuale intossicazione propagandistica infatti non consiste soltanto nell’usare antropologie e retoriche di sinistra, come quelle di Vendola e Obama, per imporre politiche reazionarie. Il fascismo può presentarsi in modo esplicito, come dichiarazione sfacciata del diritto esclusivo del più forte; il fascismo occidentalistico si afferma invece in modo subdolo, perciò la legge del più forte passa attraverso la colpevolizzazione dei più deboli. Se si stabilisce che va difeso dalle aggressioni imperialistiche solo chi se lo merita, alla fine non viene difeso nessuno». In fondo, «è la stessa impostazione moralistica per la quale neppure gli operai dell’Ilva meriterebbero solidarietà, perché sarebbero corresponsabili dell’inquinamento».

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