venerdì 31 agosto 2012

Marinaleda, l’oasi rossa che sfida la crisi

Questa cittadina in Andalusia non conosce disoccupazione e prospera all’ombra della sua cooperativa agricola. Mentre la politica d’austerity imperversa in tutta la Spagna, il sindaco della città, Juan Manuel Sanchez Gordillo, si è messo alla testa di un movimento di resistenza popolare.

di Luis Giménez San Miguel, Público Madrid, 29 agosto 2012, da presseurop.eu


In questi ultimi giorni Juan Manuel Sánchez Gordillo ha fatto notizia in prima pagina su tutti i giornali per aver condotto una “espropriazione forzata” di alcuni prodotti alimentari – distribuiti poi ai più bisognosi – in parecchi supermercati, affiancato dai suoi amici del Sindacato andaluso dei lavoratori (Sat). Ciò dimostra che quest’uomo è un dirigente assai singolare nel contesto della classe politica spagnola.

Sánchez Gordillo è un dirigente storico del Sindacato dei lavoratori agricoli (Soc), nucleo portante dell’attuale Sat. Inoltre, dal 1979, è sindaco di Marinaleda, una piccola località di circa tremila abitanti nella regione di Siviglia. Là, grazie alla partecipazione e al sostegno di tutti gli abitanti, ha dato il via a un’esperienza politica ed economica originale, che ha fatto di questa cittadina una sorta di isola socialista nella campagna andalusa.


Con la crisi economica, Marinaleda ha avuto l’occasione di verificare se la sua utopia realizzata in 25 chilometri quadrati potesse essere una soluzione praticabile nei confronti del mercato. Il suo tasso di disoccupazione attuale è dello zero per cento. Una buona parte dei suoi abitanti è occupata nella Cooperativa Humar-Marinaleda, creata dai lavoratori agricoli stessi dopo anni di battaglie.

A lungo, infatti, gli agricoltori hanno occupato le tenute Humoso, appartenenti a un aristocratico, e ogni volta sono stati puntualmente dispersi dalla Guardia Civil, la polizia spagnola. “La terra è di chi la lavora”, era il loro motto. Nel 1992 sono riusciti a vincere la loro battaglia e sono diventati a tutti gli effetti proprietari della tenuta.

Nelle loro terre gli abitanti di Marinaleda coltivano fave, carciofi, peperoni e olio extra vergine d’oliva. Sono sempre loro, i coltivatori, a occuparsi di controllare tutte le fasi della produzione, visto che la terra appartiene “a tutta la collettività”. L’azienda agricola annovera un’industria conserviera, un frantoio, alcune serre, attrezzature per l’allevamento del bestiame e un deposito.

A prescindere dalla loro occupazione, tutti i lavoratori ricevono uno stesso salario, corrispondente a 47 euro per ogni giornata di lavoro e per sei giorni la settimana, ovvero 1.128 euro al mese per 35 ore lavorative (contro un salario minimo fissato a 641 euro).

In piena stagione, la cooperativa dà lavoro a circa 400 persone, in bassa stagione a un centinaio. Ogni posto di lavoro, però, non è attribuito secondo una logica consueta a questo o a quello, bensì viene offerto a rotazione, per garantire un introito a tutti. “Lavorare meno per lavorare tutti”, questo è il principio messo in pratica. Del resto, alcune persone lavorano in piccoli appezzamenti di terreno dei quali sono proprietari. Il resto dell’attività economica dipende dai negozi, dai servizi di base e dalle attività sportive. In pratica, tutti gli abitanti del paese guadagnano quanto chi lavora nella cooperativa.

In un’intervista rilasciata il mese scorso a Público, Gordillo stesso ha spiegato le ripercussioni della crisi a Marinaleda: “In linea generale la crisi si è sentita meno nel settore agroalimentare. Chi aveva abbandonato le campagne per andare a lavorare nel settore dell’edilizia è ritornato e si è messo in cerca di lavoro. Di conseguenza, occorreva non soltanto mantenere i posti di lavoro e l’occupazione esistenti, ma aumentarli, tenendo ben presente che l’agricoltura bio crea più posti di lavoro dell’agricoltura tradizionale”.

Negli ultimi decenni, in una Spagna in preda al “boom immobiliare”, la speculazione aveva messo le mani sul settore dell’edilizia. Marinaleda ha deciso di andare ostinatamente contro corrente. Qui è possibile prendere in affitto un’abitazione in buono stato, di 90 metri quadrati e con balcone per 15 euro al mese. L’unica condizione è che ognuno deve partecipare alla costruzione del proprio alloggio, seguendo la filosofia orizzontale che regola tutte le attività di Marinaleda.

Il comune è entrato in possesso di alcuni terreni lottizzati alternando acquisti ed espropri. Così adesso è in grado di offrire i terreni e di fornire il materiale necessario a procedere alla costruzione degli immobili. La costruzione è affidata ai locatari stessi, a meno che questi ultimi non paghino di tasca propria qualcuno che svolga il lavoro al loro posto. Del resto, il sindaco ha alle proprie dipendenze alcuni muratori professionisti, che fungono da consulenti per i cittadini e realizzano i lavori più complessi. Infine, i futuri affittuari non sanno a priori quale sarà l’appartamento che sarà affittato loro e ciò favorisce l’aiuto reciproco.
Ripartizione dei compiti.
“Quando si lavora per costruire una casa, si riceve un salario di 800 euro al mese”, osserva Juan José Sancho, un abitante di Marinaelda. “La metà di questo salario serve a pagare l’affitto”. Dall’alto dei suoi 21 anni questo giovane appartiene al “gruppo d’azione” del comune, che ha come compito, tramite l’assemblea, l’amministrazione degli affari correnti. Secondo lui, questo “provvedimento è stato preso affinché non si facciano più speculazioni in campo immobiliare”.

In altri tempi la maggior parte dei contadini sapeva appena scrivere. Oggi gli agricoltori hanno a loro disposizione una scuola materna, una scuola elementare e media, un liceo che arriva alle prime due classi. La mensa costa soltanto 15 euro al mese. Tuttavia, secondo l’opinione di Sancho, “il tasso di abbandono scolastico è un po’ alto. Qui gli abitanti hanno alloggio e lavoro garantiti, al punto che molti non capiscono quale sia l’interesse di studiare. Si tratta di uno dei punti sui quali dobbiamo migliorare”.

A Marinaleda la polizia non c’è e tutte le decisioni politiche sono prese da un’assemblea alla quale sono chiamati a partecipare tutti gli abitanti. Quanto al “gruppo d’azione”, si occupa di “tutte le questioni urgenti, giorno dopo giorno” spiega Sancho. “Non si tratta di un gruppo di eletti, ma di persone che decidono insieme come ripartirsi i compiti che occorre svolgere nell’interesse di tutto il paese”.

Per quanto riguarda infine le imposte, “sono molto basse, le più basse di tutta la regione”, secondo quanto afferma Sancho. I bilanci sono decisi in occasione delle riunioni plenarie dell’assemblea, nel corso delle quali sono approvate anche le varie cariche. In seguito, si prende in considerazione un quartiere dopo l’altro, perché ciascuno di essi ha una propria assemblea di cittadini. Ed è su questa scala che si decide in che cosa andrà investito ogni euro assegnato a ciascuna carica, come deciso dal comune.

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