Era solo il 22 agosto, e la Terra aveva già “bruciato” le riserve per tutto l’anno. Di questo passo, fra mezzo secolo ci serviranno due pianeti. Abbiamo già consumato i beni naturali che il pianeta è in grado di rigenerare in un anno intero. E dire che appena 25 anni fa, nel 1987, la data fatidica dell’“Overshoot Day” era il 19 dicembre. «Per sostenere i nostri elevati consumi, abbiamo liquidato le riserve di risorse e abbiamo permesso che la Co2 si accumulasse nell’atmosfera», avverte il Global Footprint Network di Londra, che da un quarto di secolo calcola il deficit ecologico planetario. Atteggiamento miope e pericoloso, segnalano gli scienziati, che non tiene conto di un aspetto fondamentale: «Mentre le economie, la popolazione e la domanda di risorse crescono, le dimensioni del nostro pianeta rimangono le stesse».
Urgono cambiamenti, perché «vivere in una situazione di “Overshoot” non è sostenibile nel lungo termine». Scarsità idrica, desertificazione, ridotta produttività dei campi coltivati, collasso degli stock ittici e cambiamenti climatici: sono solo alcuni degli effetti del sovra-consumo di risorse che caratterizza gran parte delle economie globali, spiega Andrea Bertaglio sul “Fatto Quotidiano”. Una tendenza pericolosa che, dal 1961 ad oggi, ha progressivamente aumentato, fino a raddoppiarlo, l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale. I ricercatori inglesi pesano il rapporto fra la biocapacità globale (ossia l’ammontare di risorse naturali che la Terra è in grado di generare ogni anno) e l’impronta ecologica (la quantità di risorse e di servizi che richiede l’umanità). Il “debito ecologico” era iniziato già negli anni ’70 del ‘900, e non ha fatto che peggiorare. «Ci stiamo spostando su un livello di domanda di risorse non sostenibile, e molto prima che l’anno sia finito», ribadisce l’istituto londinese di ricerca.
Scelta obbligata: risparmiare risorse, cambiano stile di vita e organizzazione sociale e produttiva. Di questo passo, coi politici di tutto il mondo che continuano ad auspicare nient’altro che “crescita”, senza mai un valore qualitativo, si corre verso il suicidio: «È come spendere il proprio salario annuale in otto mesi, consumando i risparmi anno dopo anno», fa notare Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network. «Varie nazioni del mondo hanno iniziato a sperimentare dolorosamente cosa significa spendere più di ciò che si guadagna», aggiunge Wackernagel: «Con il deficit di risorse che diventa grande e il loro prezzo che rimane alto, il costo per le nazioni diventa insopportabile». Una spirale negativa: «Se la limitazione delle risorse si rafforza ancora, vivremo la situazione di quando si tenta di risalire su una scala mobile che scende». Molto meglio invertire la rotta e «proporre modalità che siano valide per il futuro».
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