Il governo del Sudafrica ha deciso di etichettare i prodotti israeliani provenienti dalle colonie ebraiche realizzate illegalmente nei territori arabi e palestinesi occupati. Rendendoli così meno appetibili per i consumatori. Israele si arrabbia e dà dei razzisti ai sudafricani.
Ieri il governo sudafricano ha approvato in via definitiva una norma che prevede che le merci provenienti da Israele siano contraddistinte dall'etichetta "Israeli occupied territories" se prodotte nelle colonie israeliane realizzate nei Territori arabi e palestinesi occupati nel 1967.
«E' stato deciso questo passo per impedire che i consumatori sudafricani possano credere che quei prodotti (delle colonie) provengano da Israele», ha spiegato alle agenzie di stampa il portavoce del governo di Pretoria Jimmy Manyi che poi ha aggiunto: «Si tratta di una decisione in linea con la posizione del Sudafrica che riconosce Israele nei confini del 1948 delineati dalle Nazioni Unite e non in quelli successivi all'occupazione dei Territori (nel 1967)».
Ieri il governo sudafricano ha approvato in via definitiva una norma che prevede che le merci provenienti da Israele siano contraddistinte dall'etichetta "Israeli occupied territories" se prodotte nelle colonie israeliane realizzate nei Territori arabi e palestinesi occupati nel 1967.
«E' stato deciso questo passo per impedire che i consumatori sudafricani possano credere che quei prodotti (delle colonie) provengano da Israele», ha spiegato alle agenzie di stampa il portavoce del governo di Pretoria Jimmy Manyi che poi ha aggiunto: «Si tratta di una decisione in linea con la posizione del Sudafrica che riconosce Israele nei confini del 1948 delineati dalle Nazioni Unite e non in quelli successivi all'occupazione dei Territori (nel 1967)».
L'etichetta «Made in Israel» applicata anche sui beni prodotti negli insediamenti colonici in Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme Est e nel Golan, da tempo è un tema di accesa discussione in ambito internazionale. Anche l'Unione europea ha più volte chiesto in passato a Israele di specificare l'origine delle sue merci, evitando di etichettare come «Made in Israel» quelle prodotte nei Territori palestinesi occupati.
Immediata è arrivata la reazione da Tel Aviv che ha bollato come "Inaccettabile" la normativa contro la quale si sono schierate anche alcune organizzazioni ebraiche e filoisraeliane presenti in Sudafrica. Il ministro degli Esteri di Israele ha definito molto grave la decisione del governo di Pretoria. Questa decisione, afferma il ministero degli esteri di Israele, rappresenta "una sfacciata discriminazione basata su distinzioni di carattere nazionale e politico". Per questo Tel Aviv ha affermato che entro oggi convocherà l'ambasciatore del Sudafrica per esprimere una protesta formale. Alcuni media israeliani hanno descritto addirittura la misura come 'razzista', corrispondente a quelle che la minoranza bianca adottava contro neri e meticci ai tempi della segregazione razziale.
Esultano invece naturalmente le organizzazioni palestinesi e quelle operanti in tutto il mondo, Israele compreso, che da tempo chiedono alla comunità internazionale e ai singoli stati di sanzionare con fatti e non più solo a parole l'occupazione dei territori arabi. La nuova normativa sudafricana rappresenta un innegabile punto a favore della campagna internazionale per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni nei confronti delle politiche israeliane di apartheid e occupazione coloniale.
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