Dai roghi dolosi al lavoro nero, dall'usura al caporalato. Un rapporto dell'Università di Bologna evidenzia i rischi della ricostruzione post-terremoto. Con mafia, camorra e 'ndrangheta che vogliono metter mano al fondo di 8 miliardi stanziato da Roma.
repubblica.it di CATERINA GIUSBERTIUrgenza, agitazione, bisogno di liquidità, rivoli di subappalti, la tentazione di realizzare opere al massimo ribasso in tempi brevissimi. La possibilità che le mafie approfittino del terremoto per radicarsi ulteriormente nella nostra Regione è stata chiara fin dal primo giorno. Usura, edilizia, movimento terra, trasporto di materiali, carico e scarico rifiuti sono i settori più appetibili per la criminalità organizzata. La torta è ghiotta. I contributi ministeriali per la ricostruzione sono 8,4 miliardi. E la preoccupazione delle istituzioni, che hanno messo in campo diversi strumenti tra cui il protocollo di intesa per dire no al massimo ribasso negli appalti e il Girer, Gruppo interforze per la ricostruzione in Emilia Romagna, guidato dal superpoliziotto Cono Incognito (l’uomo che ha arrestato il superlatitante Bernardo Provenzano e i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo) è più che giustificata.
Il report dell'Università. Perché le mafie (la ‘ndrangheta nel reggiano, i casalesi nel modenese e Cosa Nostra in riviera) sono già molto radicate e operano proprio in quei settori ora chiamati a ricostruire. Il report “Le mafie
Le ditte fantasma. In Emilia-Romagna il 30% delle imprese di autotrasporti (2.599 su 9.083) non risultano proprietarie di nessun veicolo, mentre circa 900 imprese risultano "non titolate a poter svolgere questa attività". "Le società di autotrasporti — spiega Franco Zavatti, responsabile legalità e sicurezza della Cgil — sono le ditte fantasma attraverso cui la malavita organizzata fa il pieno di infiltrazioni nei cantieri". Per questo motivo Zavatti da tempo chiede un aggiornamento dell’albo degli autotrasportatori, che la provincia di Modena ha recentemente avviato "e che — spiega — ha già portato alla cancellazione di circa 200 aziende". E se "il trasporto merci è spartito tra ’ndrangheta, clan dei Casalesi e Cosa nostra", il movimento terra è tutto nelle mani delle ’ndrine, in particolare la ’ndrangheta reggiana e genovese.
Il caporalato. Sempre dal report emerge che siamo primi in Italia per i lavoratori in nero e secondi sul fronte dei lavoratori irregolari: sono rispettivamente 7.849 e 16.586, impiegati soprattutto nelle cooperative fantasma, che il sindacalista definisce "una nuova forma di caporalato". Altro “reato spia” è il numero di incendi dolosi. Nella sola provincia di Modena dal 2007 al 2010 gli incendi dolosi sono stati 310, più di cento all’anno. A Reggio Emilia "nei primi tre mesi del 2009 i vigili del fuoco hanno eseguito 36 interventi per incendi di autovettura. Sono di natura dolosa, alcuni legati a ritorsioni per non aver pagato il pizzo, veri e propri avvertimenti; altri legati a truffe alle assicurazioni".
La droga. Senza contare il business della droga: con una tonnellata di cannabis e 150 kg di cociana consumati all’anno (dati 2009) siamo al quarto posto in Italia per numero di persone segnalate all’autorità giudiziaria per traffico di droga e stupefacenti, dopo Lombardia, Campania e Lazio (dati 2010 centrale servizi antidroga).
(22 agosto 2012)
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