Il progetto per il nuovo sito per i rifiuti della Capitale, scelto da Sottile. Mezzi al lavoro per rimuovere l'acqua.
ROMA - Dopo la denuncia, le autobotti. Intorno al laghetto di Monti dell'Ortaccio, svelato dal Corriere della Sera , ieri c'era un gran via vai. Una carovana di autobotti che, all'interno della proprietà di Manlio Cerroni, portavano via l'acqua da quello che dovrebbe diventare - secondo le indicazioni del commissario Goffredo Sottile - il sito provvisorio dei rifiuti del dopo-Malagrotta.Il movimento non è passato inosservato agli abitanti che si battono contro la nuova discarica: «Nell'ennesimo sopralluogo - raccontano Augusto Santori e Marco Giudici, consiglieri Pdl del XVI e XV Municipio - svolto con i rappresentanti del "Popolo della Nebbia" (uno dei comitati dei cittadini, ndr ) abbiamo notato qualcosa di incredibile e grottesco: le autobotti impegnate nel prosciugamento dei laghi». Acqua non piovana, secondo i residenti, ma che arriva «dai pozzi e dalle vene acquifere che servono anche le case per gli usi domestici». A parte bere, tutto il resto: fare il bucato, lavarsi, cucinare. Santori e Giudici aggiungono: «Dopo quasi sessanta giorni di semi-siccità quel lago non può certo essere stato creato dalle piogge. Ora il privato ha ritenuto opportuno mandare con urgenza dei mezzi per far sparire i laghi che rappresentano di per sé elemento ostativo ad ogni tipologia di destinazione del sito a discarica come già capitato per altri siti. La questione di Monti dell'Ortaccio assume contorni sempre meno chiari».
Ma c'è anche un altro aspetto, che rischia di trasformarsi in un nuovo caso. Gli uomini di Cerroni, infatti, stanno lavorando all'aggiornamento del progetto presentato alla Regione nel 2009. Un piano, quello, che non teneva conto di alcune modifiche legislative e che ora va modificato. A parte le questioni tecniche già emerse (la necessità di un polder , un diaframma impermeabile che isoli il terreno) due sono le linee guida.
Secondo aspetto, quello dei rifiuti non trattati. Sottile ha anticipato la possibilità che vengano portati fuori dal Lazio, anche all'estero. Lo staff di Cerroni giudica quest'idea «un pugno nell'occhio per chi ha a cuore questa materia: significherebbe che Roma non è autosufficiente». E si lavora ad una proposta alternativa: trattare questi rifiuti con le tecniche della «biostabilizzazione» e «tritovagliatura». Perché, spiegano, «un conto è portare fuori Cdr o materiale trattato, un conto è il tal quale». Per essere più chiari: nel primo caso il pallino resta a Cerroni, nel secondo no.
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