Oltre mille civili, di cui 200 bambini, uccisi dalla Cia negli ultimi otto anni nel corso di attacchi condotti con aerei senza pilota, al di fuori delle aree legittime di guerra. Lo rivela sul “Guardian” Steve Watson, che cita il professor Noel Sharkey dell’università di Sheffield. Il quotidiano inglese condanna l’uso indiscriminato dei droni: Barack Obama sta stabilendo un orrendo precedente nell’abbracciare la tecnologia dei velivoli-robot come arma letale per la guerrainvisibile. Ed è solo l’inizio, avverte Sharkey: grazie ad Obama, premio Nobel per la Pace, siamo di fronte all’avvento di una sorta di «rivoluzione industriale della guerra», con armi di distruzione di massa altamente imprecise, spacciate per vettori “chirurgici” di morte. Si domanda il professore, esperto di robotica: «Chi mai, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, consegnerebbe una potente flotta aerea di veicoli telecomandati a un’organizzazione occulta con un simile archivio storico di omicidi illegali di cui non è chiamata a rispondere?».
Il guaio, aggiunge il professore, è che oltre 50 paesi stanno ormai acquisendo la tecnologia necessaria all’impiego degli aerei-fantasma: in prima fila Israele, l’India, la Russia e la stessaCina. «Data l’ondata decennale di attacchi con i droni perpetrati dalla Cia, cosa si potrà dire quando altri paesi faranno uso di bombardamenti con droni contro minacce percepite in altri Stati?». Membro fondatore dell’International Committee for Robot Arms Control (Icrac), Sharkey spiega che i droni attuali, rispetto quelli in arrivo, sono poco più che «prototipi di aereo dei fratelli Wright». Ecco dunque il vero pericolo: «L’uccisione automatizzata come tappa finale della rivoluzione industriale della guerra, un mattatoio pulito e asettico, senza sangue che sporchi fisicamente le nostre mani e con nessuno dei nostri ucciso», scrive Sharkey, osservando che i droni vengono sviluppati almeno dal 2004.
«Abbiamo resoconti di uccisioni collaterali di civili – compresi tanti bimbi – causate da attacchi con droni a opera di esseri umani che stanno davanti allo schermo del computer e decidono quando fare fuoco» osserva il professore. «Pensate quanto tutto questo peggiorerà quando i droni procederanno alla morte in automatico: vogliamo veramente che questa tecnologia sia nel controllo dei servizi segreti che abbiamo al mondo?». Noel Sharkey lanciò un primo allarme nel 2008: il pianeta sta scivolando nelle mani di una tecnocrazia potenzialmente letale, dato l’elevatissimo potenziale tecnologico dei nuovi armamenti: «Se hai un robot dotato di autonomia, allora sarà lui a prendere le decisioni su chi uccidere, quando uccidere e dove ucciderlo». La cosa che più spaventa è che, «nel caso ci sia un problema di comunicazioni, puoi mandare un robot scollegato e che deciderà chi uccidere».
Ogni volta che si parla di robot-killer, la gente si rifugia nell’immaginario collettivo cinematografico, ma sbaglia: il drone è solo «una stupidissima macchina, alla quale stai per assegnare la decisione di uccidere delle persone». L’ultimo modello si chiama X-47B, è lungo quasi 19 metri e potrà decollare dalle portaerei statunitensi. Nel frattempo, un tribunale del North Dakota ha approvato l’uso di droni per aiutare ad arrestare dei cittadini sul suolo statunitense: il giudice distrettuale Joel Medd ha approvato l’arresto di un ricercato, Rodney Brossart, catturato grazie all’intervento di un velivolo senza pilota che aveva ispezionato la sua proprietà.
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