Incapace di produrre riforme utili (la corruzione!) la maggioranza provvisoria che sostiene il governo vuole fare una nuova riforma della Costituzione. Solo sei anni fa il popolo aveva bocciato una riforma simile. Il Parlamento, pieno di indagati e condannati, potrebbe riscattarsi solo con una legge elettorale più giusta. Ma su questo non si trova accordo. E allora si dedica al compito più arduo di cambiare la Costituzione. Mette avanti a tutto la riduzione del numero dei parlamentari per ingraziarsi il favore degli elettori in fuga verso l’astensione. C’era già nella riforma bocciata nel 2006 ma non bastò a persuadere i cittadini.
Promette il superamento del bicameralismo. Una legge nata in una Camera potrà essere modificata nell’altra ma finirà la sua corsa nella camera d’origine. Questo va bene. Ma la fonte del bicameralismo sta nel fatto che entrambe le Camere danno la fiducia al governo. Vero superamento sarebbe: fiducia solo dalla Camera e Senato delle regioni formato con elezione indiretta. Invece resta la fiducia da parte delle due Camere e la distinzione tra di esse è stabilita per competenze: questioni di stato alla Camera, le regionali al Senato. Ma poiché sono intrecciate ne nascono infiniti conflitti. Alla fine: bicameralismo reso più farraginoso. Ma ora viene il peggio. Per superare il ricorso a decreti votati con la fiducia, ecco la corsia preferenziale per le leggi del governo: obbliga le Camere ad approvarle entro 30 giorni senza emendamenti. È il cosiddetto voto bloccato: le Camere contano ancora qualcosa?La fiducia non si dà più al governo ma al presidente del Consiglio. A lui la potestà di proporre non solo la nomina ma anche la revoca dei ministri. C’era già di fatto: Berlusconi ha sostituito sei ministri, compreso se stesso come interim dello Sviluppo. Ora diventa potere di diritto. Ciò erode il potere delle Camere di sfiduciare singoli ministri. Se una delle Camere nega la fiducia il presidente del Consiglio può chiederne lo scioglimento al capo dello Stato. Queste non vengono sciolte se entro 20 giorni indicano un nuovo presidente del Consiglio. È la cosiddetta sfiducia costruttiva. Viene descritta come garanzia delle potestà delle Camere. In realtà può funzionare come strumento di ricatto del presidente sfiduciato nei loro confronti.
Nel Pd vedono la riforma come onorevole compromesso tra il rafforzamento del governo e quello del Parlamento. Ma qui c’è solo il rafforzamento del capo del governo. Le assemblee elettive contano come il due di picche. Il potere sostanziale è nelle mani di una persona sola. Sarà necessario l’ostruzionismo più coerente. Se davvero la maggioranza provvisoria avverte l’ostilità dei cittadini, accetti di discutere una riforma elettorale in grado di ridare capacità di rappresentanza politica agli eletti e li sottragga al dominio indiscusso di pochi capi di partito. E ceda il compito eventuale di riformare la Costituzione a un Parlamento più rappresentativo della reale volontà degli elettori.
Pancho Pardi – da il Fatto quotidiano
(19 maggio 2012)
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