Ad Atene impazza una delle campagne elettorali più dure che il paese abbia mai vissuto. E con la grazia di un elefante in un negozio di cristalli la Merkel, nel fine settimana, ha fornito un grosso sostegno alla sinistra radicale.
Mentre uno dei leader del partito socialdemocratico tedesco era nella capitale ellenica per rassicurare i greci – “vogliamo solo aiutarvi” aveva detto Schultz – la cancelliera entrava a gamba tesa nella competizione elettorale. Frau Merkel ha infatti telefonato al Presidente Papoulias per ‘suggerirgli’ di affiancare al voto legislativo del 17 giugno anche un ‘referendum sulla permanenza della Grecia nell’Euro’. Un suggerimento che ai greci è sembrato un nuovo, inaccettabile diktat. «La signora Merkel ha l'abitudine di rivolgersi alla Grecia come se fosse un suo protettorato» ha subito reagito il leader di Syriza, Alexis Tsipras, dicendo ciò che moltissimi greci pensano.
Prima che un portavoce del governo di Berlino smentisse la notizia, la provocazione aveva già fatto il giro di tutta la Grecia, suscitando una rabbia e una indignazione trasversali. Anche perché poi lo stesso portavoce di Frau Merkel ha chiarito che il colloquio con Papoulias era ‘confidenziale’, spiegando quindi che il suo contenuto non avrebbe dovuto esser reso pubblico. Nel frattempo un giornalista del tabloid tedesco Bild rivelava di essersi trovato nella stanza del presidente greco proprio mentre questi parlava al telefono con la Cancelliera della proposta di un referendum sull’Eurozona. Del resto l'idea di un referendum sulla moneta unica era stata lanciata a novembre dall'ex premier socialista Giorgos Papandreou. Che l’aveva pagata cara, nonostante il sostegno di Schauble. E anche questa volta la reazione è stata unanime: «Ultimatum della Merkel» titolava ieri il quotidiano d'area socialista Ta Nea, mentre il conservatore Eleftheris Typos parlava di «Bomba referendum» e di «Intervento senza precedenti».
Il referendum, naturalmente, non si farà, e dopo le ‘esternazioni’ della Merkel le quotazioni del partito della sinistra radicale anti-troika e anti-memorandum hanno ricominciato a crescere, anche se tutti i sondaggi danno in risalita anche i conservatori di Nuova Democrazia. I due partiti si starebbero contendendo il primo posto, e per pochi voti uno dei due – i socialisti sono ampiamente fuori gioco – potrebbe aggiudicarsi i 50 seggi di premio che l'assurda legge elettorale regala alla forza politica che si piazza in testa.
Tre i sondaggi pubblicati negli ultimi giorni: un rilevamento pubblicato ieri dal quotidiano «Kathimerini» assegna il 28% dei consensi a Syriza (16,8% il 6 maggio), il 24% a Nea Dimokratia (18,8%) e il 15% ai socialisti (13,2%). Un sondaggio sul domenicale «Notizie vere» assegna invece il 20,1% a Nuova Democrazia contro il 19,6% a Syriza e l'11,9% al Pasok. Un’altra rilevazione di Metron Analysis prevede il 25.1% per la Sinistra Radicale contro il 23,8% di Nea Dimokratia e il 17.4% del Pasok. Tutti i sondaggi danno in calo gli altri partiti, di destra e sinistra, molti dei quali non riuscirebbero a superare lo sbarramento del 3% che consente l’ingresso nel Parlamento. In discesa anche il Partito Comunista che sta conducendo la sua campagna elettorale principalmente contro Syriza, all'insegna dello slogan 'dalle elezioni non emergerà nessuna soluzione per i greci' e 'non fidatevi di Tsipras'. Anche gli aggressivi neonazisti di Alba Dorata sono dati in calo.
Intanto dallo studio dei flussi elettorali emerge come Syriza abbia le possibilità per diventare un partito di massa, spostando assai a sinistra l’asse del panorama istituzionale ellenico. L’analisi del voto del 6 maggio rivela che il partito di Tsipras – un’alleanza tra socialisti di sinistra, ecologisti, trozkisti, ex maoisti e altri gruppi - i consensi li ha ottenuti per la stragrande maggioranza tra i settori popolari della popolazione: in particolare tra i dipendenti pubblici (22%), tra quelli privati (18%), tra i disoccupati (22%) e i giovani (20%). E anche un 18% dai cosiddetti ceti medi. Dall’analisi del voto emerge anche Syriza è il primo partito nell’Attica (21% contro il 13,2% di ND e l’8,9% del Pasok), regione dove vive più del 50% dei greci. Così ad Atene, con una netta affermazione nei quartieri popolari e proletari della zona occidentale della capitale e del Pireo e percentuali assai inferiori nei quartieri ‘bene’ del Nord Est e del Sud.
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