mercoledì 30 maggio 2012

Ddl Corruzione, Sisto (Pdl) ripresenta l’emendamento “cancella Ruby”


 francesco paolo sisto interna nuova

Il deputato propone di nuovo la modifica che salverebbe Berlusconi. Il Pd giura: "Non passerà". E chiede l'allungamento della prescrizione per i reati contro la pubblica amministrazione. Il ministro Patroni Griffi presenta due emendamenti: garanzia di anonimato per l'impiegato che denuncia gli illeciti e l'esclusione di dipendenti condannati da ruoli di selezione negli enti

In una giornata in cui gli occhi dell’Italia sono puntati sul dramma dell’Emilia-Romagna, squassata da un nuovo terremoto anche oggi, torna per l’esame d’aula l’emendamento del Pdl Francesco Paolo Sisto al ddl corruzione che prevede che ci sia concussione solo se vi è passaggio di denaro o altra utilità patrimoniale. Oltre questa proposta alla Camera arriveranno anche altri emendamenti, una trentina, che tendono ad ammorbidire le pene per corrotti e corruttori. Il deputato del Pdl ha ripresentato la proposta battezzata anti Ruby, secondo la quale comportamenti indebiti che non abbiano ad oggetto un bene di rilevanza patrimoniale potrebbero dunque non essere più reato, almeno a titolo di concussione. Un reato di cui Silvio Berlusconi è accusato nel processo Ruby per aver telefonato la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 in Questura a Milano per permettere alla minorenne marocchina Karima El Marough, detta Ruby, di lasciare gli uffici dopo era stata accompagnata perché denunciata per furto.
Con quella chiamata da Parigi l’allora presidente del Consiglio non ricevette nessun vantaggio patrimoniale, ma solo la liberazione della ragazza poi diventata il cuore dello scandalo delle serate ad alto tasso erotico nella sua residenza di Arcore.  Il 10 maggio scorso il governo, tramite il ministro della Giustizia Paola Severino, aveva dato parere negativo.
Un “emendamento – sottolinea Sisto che è un avvocato penalista – che non nasce affatto dal processo milanese ma che vuole evitare pene così gravi a fronte di comportamenti che non abbiano altrettanta gravità”. Il deputato fa l’esempio del sindaco che ha spinto il consigliere comunale incompatibile a dimettersi e ha così fatto subentrare un altro soggetto in sua vece e per questo è stato accusato di questo reato. Insomma nulla centrerebbe il leader del suo partito con questa iniziativa già contestata.
Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Partito Democratico, in una nota afferma: “Quello di Sisto, mi pare l’ennesimo tentativo di boicottare l’approvazione del Ddl corruzione, vanificando l’impegno del ministro Severino e i passi avanti compiuti in Commissione. Sisto sa che su quell’ipotesi di emendamento abbiamo espresso una valutazione assolutamente negativa perché, al di là delle precise ed evidenti finalità che lo ispirano, finisce per restringere in modo inaccettabile la fattispecie della concussione. Così come non è passato la prima volta, non passerà neppure dopo quest’ennesimo tentativo”. La capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, definisce il provvedimento “inammissibile”.
Nella trentina di emendamenti presentati al ddl anticorruzione, le proposte di modifica firmate da Francesco Paolo Sisto e Manlio Contento puntano a ridurre soprattutto le pene minime per diversi reati contro la pubblica amministrazione: dalla corruzione per l’esercizio della funzionè alla Corruzione tra privati. A questo proposito, i pidiellini puntano anche a ripristinare i tetti minimi e massimi di pena per la corruzione per l’esercizio della funzione a com’erano prima dell’emendamento del Pd approvato in Commissione Affari Costituzionali e Giustizia: riducendo le condanne da 4 a 8, rispettivamente a 3 e 7. Poi, ci sono alcune proposte di modifica che mirano a cancellare dei reati previsti dal testo Severino: l’Induzione indebita a dare o promettere utilità e il ‘Traffico di influenze illecite”. Per quanto concerne la Corruzione tra privati, Sisto propone di cancellare il secondo comma che parla della pena di reclusione fino a 1 anno e 6 mesi se il fatto è commesso da chi è sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti indicati al primo comma e cioè gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori. I due parlamentari del Pdl chiedono quindi che il reato di Corruzione tra privati sia perseguibile solo a querela della persona offesa.
Ma ci sono altri emendamenti che sono destinati a far discutere. Due di questi, presentati dal Pd, prevedono di raddoppiare i termini di prescrizione per i reati contro la Pubblica amministrazione e un aumento delle condanne per la “concussione per induzione”. Alcune delle proposte di modifica dei democratici puntano anche a rendere più efficace e dunque più severa l’applicazione di pene accessorie come il licenziamento del dipendente pubblico infedele e l’interdizione dai pubblici uffici.
Sempre del Pd è una proposta di modifica presentata dalla deputata Raffaella Mariani, anche questa a rischio “scontri” tra i partiti: “Vietato ricorrere all’arbitrato nellecontroversie che riguardano concessioni e appalti pubblici di opere, servizi e forniture in cui sia parte una pubblica amministrazione o una società a partecipazione pubblica. Oppure anche nel caso in cui si tratti di opere o forniture finanziate con denaro pubblico”.
Il deputato del Pdl Contento, invece, prova a reintrodurre la cosiddetta “White list” per il controllo delle ditte in odore di mafia. “Per l’efficacia dei controlli antimafia” nelle attività imprenditoriali, recita il testo, “presso ogni prefettura è istituito l’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa operanti nei medesimi settori”.
Due emendamenti sono invece stati presentati dal governo (in particolare dal ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi. In uno si propone che non possano far parte, anche con compiti di segreteria, delle commissioni per l’accesso o la selezione di pubblici impieghi, i condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per reati contro la pubblica amministrazione. Sono i delitti commessi da pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione come peculato, malversazione a danno dello stato, indebita erogazione, concussione, corruzione, abuso d’ufficio. Questi dipendenti non possono essere assegnati, anche con funzioni direttive, agli uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie, all’acquisizione di beni, servizi e forniture nonche’ alla concessione o erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché la attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere.
In un altro emendamento Patroni Griffi propone di inserire l’anonimato per il dipendente che segnala gli illeciti nella pubblica amministrazione. “Il dipendente pubblico che segnalerà gli illeciti che accadono nella pubblica amministrazione non avrà più diritto ad una “taglia”, ma, nel caso sia in grado di fornire una prova inconfutabile, (tipo un filmato), potrà avere garanzia di totale anonimato” dice il testo del governo.
di Redazione Il Fatto Quotidiano

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