Arrivano al pettine tutti i nodi della "crescita" spagnola degli anni '90, drogata da credito facile e bolla immobiliare.
L'agenzia internazionale Moody's taglia il rating di 16 banche spagnole e di Santander UK, divisione del Banco Santander. Le prospettive future sono indicate come negative.
Il rating è stato tagliato di un gradino per cinque banche, di due gradini per per tre banche e di tre gradini per nove banche. Una sforbiciata durissima (in genere le bocciature o “promozioni” procedono di un gradino alla volta). La decisione è legata alla nuova recessione spagnola, alla crisi in corso del mercato immobiliare e all'elevata disoccupazione.
L'istituto di credito Bankia è all'origine dello sconvolgimento che sta colpendo tutto il sistema bancario di Madrid. È panico: nel giorno in cui El Mundo lancia l'allarme della corsa al ritiro dei depositi da parte dei correntisti di Bankia, che avrebbero ritirato più di un miliardo di euro in pochi giorni, la scure di Moody's si abbatte sul Paese. Il rating del Santander e del Bbva è tagliato ad 'A3'. Madrid cerca di calmare le acque smentendo la corsa agli sportelli e chiede aiuto alla Banca Centrale Europea (Bce) per disinnescare la speculazione e assicurare alla Spagna l'accesso al mercato a tassi sostenibili.
Bankia, il terzo maggiore istituto iberico, nato dall'aggregazione di sette casse di risparmio e parzialmente nazionalizzato appena una settimana fa, è sull'orlo del collasso e rischia di diventare il primo atto della capitolazione del sistema bancario spagnolo, oberato da un pesante carico di sofferenze immobiliari. Proprio l'immobiliare era stato negli scorsi anni il settore di punta della “crescita” iberica, ma ora si trova a fare i conti con l'esplosione di una “bolla” che presenta rischi sistemici profondi.
La bufera è scatenata dalla notizia lanciata da El Mundo. Il governo smentisce, ma non gli crede nessuno. Un comunicato di smentita arriva anche dalla stessa Bankia, ma intanto il titolo dell'istituto crolla in Borsa del 30%. E se la Consob spagnola non ritiene necessario bloccare le contrattazioni per eccesso di ribasso, Madrid getta acqua sul fuoco: «Non è vero che a Bankia si stia registrando un ritiro dei depositi», dice il sottosegretario per l'Economia, Fernando Jimenez Latorre. Poco dopo Bankia minimizza: i prelievi agli sportelli rientrano in un normale fenomeno «stagionale» dei primi 15 giorni di maggio e «nei prossimi giorni il saldo sui depositi non registrerà modifiche sostanziali». Bankia ha anche rassicurato i clienti: «i risparmiatori possono stare assolutamente tranquilli sulla sicurezza dei propri risparmi affidati all'istituto».
Anche Latorre garantisce la solidità del gruppo grazie al nuovo assetto che «riunisce tutto il necessario» per essere «un successo nel futuro». Ma il sottosegretario mette anche le mani avanti: consapevole che la bomba degli asset tossici lasciati in eredità dalla bolla immobiliare e tuttora in pancia alle banche può innescare tagli di rating e far saltare la Spagna, chiede alla Bce di comprare i titoli di Stato spagnoli per frenare il rialzo dei tassi di interesse e bloccare la speculazione.
La bolla dell'immobiliare spagnolo presenta un conto che include 180 miliardi di prestiti a rischio e Madrid ha appena chiesto alle banche altri accantonamenti per 30 miliardi. Bankia barcolla, e alle voci sul ritiro di depositi si aggiungono quelle su una imminente uscita di scena del direttore finanziario, Idelfonso Sanchez, e del responsabile della revisione contabile, Miguel Angel Soria.
Solo una settimana fa il governo è entrato nell'azionariato di Bankia e ridefinito i vertici del consiglio di gestione. Dai tempi dell'esordio in Borsa nel luglio scorso, il titolo ha perduto quasi il 70% del valore con una capitalizzazione passata da 4,89 miliardi a 2,5 miliardi negli ultimi dieci giorni.
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