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In questi tempi di pandemia, con il Covid-19 che rischia di
travolgere i sistemi sanitari di tutto il mondo e che inevitabilmente
finirà per condizionare anche le risorse future da destinare
all’esercito, l’Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace di
Stoccolma (Sipri) ha reso pubblici i dati sulle spese militari riferiti al 2019 registrando un aumento del 3,6% rispetto al 2018 con una cifra record di 1.917 miliardi di dollari, e cioè 259 dollari per ogni abitante del pianeta.
Gli Stati Uniti di Donald Trump sono al primo posto
mondiale nella “top 5” dei Paesi con la più alta spesa militare: 732
miliardi di dollari (+5,3%), seguiti dalla Cina (261 miliardi, +5,1%),
dall’India (71,1, +6,8%), dalla Russia (65,1, + 4,5%) e dall’Arabia
Saudita (61,9, -16%).
Le spese militari statunitensi sono aumentate per la seconda volta
dal 2010: gli Usa nel 2019 rimangono di gran lunga i principali
protagonisti della spesa militare mondiale, rappresentando da soli il
38% del totale globale. Anche le spese militari della Cina sono
aumentate nel 2019, per il venticinquesimo anno consecutivo mentre
l’India, per la prima volta, ha raggiunto il terzo posto della
classifica delle spese militari.
L’aumento della Germania (49,3 miliardi di dollari,
+10%) è stato l’incremento percentualmente maggiore tra i primi 15 Paesi
della lista, e anche le spese militari della Russia sono aumentate al
contrario di quelle dell’Arabia Saudita che nel 2019 hanno visto una
diminuzione sensibile. La spesa complessiva di tutti i 29 Stati membri
della Nato è stata di 1.035 miliardi di US$, pari al 54% della spesa
militare globale.
L’Italia, rimane nella “top 5” europea per spesa militare (dietro
Russia, Francia, Germania e Regno Unito) mantenendo la dodicesima
posizione globale con una spesa per il 2019 che il Sipri stima in 26,8
miliardi di dollari (+ 0,8% dal 2018). Complessivamente la spesa
militare europea è aumentata del 5% dal 2018: sia l’Europa centrale che
quella occidentale hanno aumentato le loro spese militari influenzate da
continue percezioni di minaccia da parte della Russia.
“Tutto
questo è sconcertante se confrontato al bilancio biennale
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ammonta a circa 4,5
miliardi di dollari provenienti per la maggior parte da contributi
volontari di Stati e privati”, sottolinea Giulio Marcon portavoce di Sbilanciamoci. “Stiamo parlando di una cifra che annualmente è solo lo 0,11% di quanto i Governi spendono globalmente per il settore militare”. “Un altro paragone possibile è con l’investimento nell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (Aps) dei Paesi industrializzati che è pari a 152,8 miliardi di dollari, equivalenti allo 0,30% del loro Pil e meno dell’8% della spesa militare – aggiunge Sergio Bassoli della segreteria di Rete della Pace – Un
dato significativo che denuncia dove stia il vero interesse ed
investimento da parte dei Governi (nell’industria militare e nelle
guerre) in totale contraddizione con gli impegni sottoscritti per
l’Agenda 2030”.
Stando a un documentato rapporto dell’Osservatorio Mil€x. in Italia
la spesa militare previsionale 2020 registra un fortissimo aumento di
oltre 1,5 miliardi di euro pari ad oltre il 6% in più su base annua, sia
per la crescita diretta del bilancio proprio del Ministero della Difesa
sia per il mantenimento di alti livelli di spesa di natura militare
anche su altri Dicasteri. Continua a essere in crescita la quota di
investimento per nuovi sistemi d’arma proveniente dal Ministero per lo
Sviluppo Economico (ormai arrivata a quasi tre miliardi) ma è
soprattutto la decisa risalita degli investimenti per armi allocati sul
bilancio della Difesa (circa 2,8 miliardi con un +40% rispetto al 2019) a
portare i fondi a disposizione per acquisti di nuove armi a un livello
forse record di quasi 6 miliardi.
“Ma di fronte al rallentamento dell’economia mondiale e all’accumularsi del debito, i cannoni potrebbero cedere il passo al burro” scrive Internazionale, che motiva così la deduzione: “Il
Fondo monetario internazionale prevede che l’economia mondiale si
ridurrà del 3 per cento quest’anno, la peggiore contrazione dai tempi
della grande depressione del 1929. Si stima che Stati Uniti, Regno
Unito, Canada, Francia, Germania e Italia – i sei paesi della Nato che
spendono di più – saranno tra quelli più duramente colpiti. Le spese d’emergenza
per attutire il colpo della crisi si aggirano già intorno agli otto
trilioni di dollari su scala globale, pari al 9,5 per cento della
produzione mondiale, e lasceranno una montagna di debiti. In queste
circostanze è probabile che sui leader politici si farà pressione
affinché spendano di più per sanità e reti di protezione sociale, e meno per le armi.” Un indirizzo che ci auguriamo.
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