È in atto un risveglio, individuale e collettivo, di straordinaria portata. Il Covid, almeno in questo, è stato di aiuto. Ha prodotto la accelerazione di un processo di illuminazione improvvisa di tante menti addormentate. Temi di cui fino a due mesi fa non si poteva neanche parlare, sono all’ordine del giorno. Saperi che, fino a all’anno scorso, erano confinati nei convegni per specialisti diventano consapevolezza diffusa tra gruppi sempre più nutriti di persone. Sta accadendo l’impensabile. E cioè la caduta del velo di Maya della incoscienza di massa.
E mentre in tanti si destano, e stropicciano gli occhi cisposi e addormentati, ancora increduli, la Matrice capisce che non c’è più tempo. E accelera. Parla ormai apertamente di app destinate al controllo massivo, di limitazioni “legali”, e magari perpetue, delle libertà fondamentali, di vaccinazioni obbligatorie, di soppressione “giustificata” del dissenso, di uno Stato etico e “correttivo” così simile a quelli partoriti, nel Novecento, da alcune delle più brutali dittature della storia, così analogo a quelli disegnati dagli scrittori distopici di mezzo secolo fa. Ma abbiamo bisogno di conforto.
Abbiamo bisogno di armi psicologiche più potenti ed efficaci di quelle avversarie. Perché la sproporzione delle forze in campo è così evidente, prepotente, micidiale da scoraggiare anche il più visionario degli ottimisti. E allora, ve ne proponiamo due, benchè fuori moda: la speranza cristiana e l’etica kantiana. La speranza cristiana è la “fede”, incrollabile, nel fatto che tutto andrà veramente bene, ma non nel senso che intendono lorsignori.
Tutto l’impegno profuso sembra troppo piccolo, vano, dispersivo rispetto alla potenza di fuoco delle armate mediatiche nemiche. Ebbene, Kant ci risponde: “tu devi”. Lo “devi” fare e basta. Non perché “serve”, non perché “funziona”, non perché “vinci”. Perché “devi”. È questo l’imperativo etico cui siamo tutti chiamati. Non dobbiamo preoccuparci dei risultati. I risultati verranno se noi, a dispetto delle evidenze, continueremo a impegnarci in questa guerra “perduta” in partenza. Ma, alla fine, vittoriosa.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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