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Se non si comprende che la proposta di Recovery Fund proviene da un’Europa in cui il capitalismo è impegnato in una guerra affannosa per la sopravvivenza per la crisi
pandemica, non si comprende il senso della tragedia che si avvicina.
Pensate all’acciaio e al destino cui una classe tecnocratica e politica
europea (così si autodefinisce) l’ha ridotto. Il caso Ilva ne è
l’emblema, con la sua definitiva scomparsa dopo averla affidata
all’unico gruppo mondiale che ricercava senza mascheramenti di ridurre
la sovrapproduzione in cui era immerso, tanto che andrà chiusa… facendo
sì che la siderurgia ad acciai speciali migliore del mondo non possa
partecipare alla gara per la futura ricostruzione mesopotamica, grazie
alla concorrenza sleale degli acciai cinesi e degli altri produttori
turchi ed europei. Il solo Massimiliano Salini, non a caso cremonese e
giustamente impegnato nella difesa del suo territorio, l’ha recentemente
con coraggio ricordato, questo vero e proprio dramma che non interessa
più nessuno e che cova una tragedia umana, sociale, ambientale, politica,
terroristica. Ma veniamo al parto del bimbo deforme, poverino,
battezzato Next Generation Eu. Frutto del travaglio della Commissione,
potrà essere attivato – lo si legge solo sul “Wall Street Journal” – il
primo di gennaio del 2021, quando la cenere si sarà posata. Vediamo di
fare chiarezza nella tragedia.
L’Ue
ricercherà sui mercati mondiali circa 750 miliardi di euro. Li prenderà
a prestito. Di questi, come si è detto, 500 saranno erogati come
sussidi e garanzie. Altri 250 saranno prestati agli Stati dopo
negoziazioni che dilanieranno l’Europa, piuttosto che
unirla – purtroppo – come pensano, se pensano, le anime belle. Si dice
che l’Italia otterrà, grazie agli accordi informali già stipulati, circa
80 miliardi di sussidi e 90 di prestiti. Quello che non dice nessuno
(salvo l’attento e severo professor Perotti a cui vanno resi onore e
gloria) è che anche i sussidi saranno raccolti dall’Ue a debito e non saranno regalati a nessuno perché andranno ripagati con finanziamenti degli Stati dell’Ue.
Come? Si è ancora incerti, ma le nuove tasse non potranno mancare e
saranno parametrate al Pil degli Stati medesimi con proporzionalità alle
quote nazionali che concorrono a formare il bilancio dell’Ue.
Si dovrebbero ottenere circa 17 miliardi di sussidi (non tantissimi!)
nel corso dei quattro anni a partire dall’1 gennaio del 2021, con un
esborso molto diluito nel tempo. Certo c’è grande differenza nei tassi:
l’Ue
emette debito a tassi inferiori a quello di ogni singolo Stato, ma la
sostanza dell’indebitamento rimane, risparmiando circa, io credo (con il
buon Perotti), un miliardo, un miliardo e mezzo l’anno.
Il problema forse ancora più grande, vista l’incapacità assoluta
delle attuali classi politiche di gestire la cosa pubblica, è il fatto
che il governo, i governi presenti e futuri, dovranno amministrare una
quota non indifferente del Pil in quattro anni con piani in parte
indicati dalla Commissione, ma in parte affidati alle classi politiche
attualmente incaricate di governarci. Se si pone mente a quale sia lo
stato di frantumazione e divisione profonda in cui è caduto lo Stato
italiano devertebrato e patrimonializzato sia da gruppi di interessi,
sia dagli ordini dello Stato (in primis l’ordine giudiziario
trasformatosi in potere che
promana da ordinamenti di fatto in continuazione annichilendo la stessa
Costituzione repubblicana nel sonno della Corte costituzionale, a
differenza di ciò che accade in Germania
e in Francia e in Spagna) si comprende quale rischio corra la cosa
pubblica per effetto dell’aprirsi di una cornucopia che invece che
darci, come si dice, la salvezza, mi pare che ci darà il colpo finale
come Repubblica parlamentare, come Stato, come comunità.
La crisi dell’ordoliberismo – del resto – non si ferma. l’Europa
rischia scontri tra le nazioni potenti e pericolosissimi se non si
ritroverà la saggia meditazione sulla necessità di lavorare per
costruire uno stato di diritto in Europa
sospendendo i Trattati e ripensando tutta l’architettura dell’Unione.
Del resto l’articolo 112 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione del
2012 recita proprio in tal senso quando evoca eventi catastrofici in
presenza di cui si possono sospendere tutti i Trattati tra gli Stati che
reggono l’Europa funzionalista senza sovranità e senza leggi.
(Giulio Sapelli, estratto dall’intervento “Col Recovery Fund ancora più tasse, così l’Italia va in pezzi”, pubblicato sul “Sussidiario” il 30 maggio 2020. Storico dell’economia,
il professor Sapelli ha insegnato alla London School of Economics e
nelle università di Barcellona, Buenos Aires, Praga, Berlino, Santiago
del Cile, Rosario, Quito, Madrid, Lione, Vienna, South California,
Sidney, New South Wales (Australia) e New York. E’ stato ripetutamente
direttore della Scuola di Alti Studi in Scienze Sociali di Parigi.
Attualmente insegna storia
economica all’università di Milano. Ha lavorato nei centrri studi Crt,
Olivetti ed Eni, ed è stato consulente per aziende come Fiat, Galbani,
Credito Emiliano e Telecom, Tim, Agip, Fs, Finmeccanica e Barilla.
Presente nelle fondazioni Ugo Spirito, Giulio Pastore e Giangiacomo
Feltrinelli, è presidente del comitato scientifico della Camera di
Commercio di Milano).
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