Centouno anni fa, il 15 gennaio 1919, gruppi armati dei freikorps rapirono e uccisero Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht come reazione al tentativo insurrezionale contro il governo della Repubblica di Weimar.
Il 15 gennaio 1919, a Berlino, venne repressa
nel sangue la “Sollevazione Spartachisca”, conosciuta anche come
“Rivolta di Gennaio”, segnando l’inizio della fine della Germania
democratica e l’avvento del totalitarismo nazista. Il governo
socialdemocratico di Friedrich Ebert mandò l’esercito e i Freikorps
nella capitale, dove i manifestanti avevano eretto barricate e si erano
impossessati di alcuni quartieri della capitale. Tra i tanti, furono
arrestati pure i due capi della Lega di Spartaco, Rosa Luxemburg e Karl
Liebknecht: la prima fu uccisa quasi subito, mentre il secondo fu prima
interrogato e torturato in carcere; entrambi i corpi furono comunque
ritrovati dopo qualche tempo in un canale. Liebknecht (Lipsia, 13 agosto
1871 – Berlino, 15 gennaio 1919), figlio di uno dei fondatori del
Partito Socialdemocratico di Germania (SPD), divenne membro del SPD nel
1900 e nel 1912 – da esponente dell’ala più a sinistra del Partito – fu
eletto Parlamentare e fu uno dei principali critici della moderata
leadership socialdemocratica di Karl Kautsky. Da sempre antimilitarista,
nella votazione del dicembre 1914 sui finanziamenti per la Prima Guerra
Mondiale si oppose agli ordini di Partito e fu l’unico in tutto il
Reichstag a votare contro, sancendo anche la fine dell’unità interna
all’SPD (divisosi in USPD, Socialdemocratici Indipendenti, e MSPD,
Socialdemocratici Maggioritari).
* * *
Su questa spinta diede vita alla “Spartakusbund“
(Lega di Spartaco), formazione socialista rivoluzionaria
dichiaratamente contro la guerra mondiale appena scoppiata, da cui si
sviluppò successivamente il Partito Comunista di Germania (KPD). Durante
gli anni della guerra fu arrestato diverse volte a causa di
manifestazioni antigovernative e propaganda filosocialista; nel 1918 fu
rilasciato in seguito a un’amnistia per i reati politici e il 9 novembre
dello stesso anno proclamò, dalla balconata del Castello di Berlino, la
“freie sozialistische Republik“ (Libera Repubblica
Socialista), in contrapposizione della Repubblica Tedesca proclamata da
Philipp Scheideman (MSPD) dopo l’abdicazione dell’imperatore Guglielmo
II. Rosa Luxemburg (Zamość, Polonia, 1870 – Berlino 1919) fu
probabilmente la pensatrice più significativa, coraggiosa e autonoma nel
panorama dei teorici del marxismo, tanto da scontrarsi con figure quali
Lenin e Stalin ma ottenendo da essi comunque rispetto e complimenti.
Polacca di origini ebraiche, a fine ‘800 fu costretta all’esilio a causa
delle sue idee politiche rivoluzionarie e indipendentiste. Dopo gli
studi a Zurigo, raggiunse la Germania e fin da subito cominciò a
militare fra le file dell’SPD, mettendosi in luce per le sue posizioni
estremiste. Pacifista com’era, con lo scoppio della Guerra Mondiale,
abbandonò la propria carriera da insegnante per abbracciare
completamente quella da militante; in questi anni fu arrestata diverse
volte e nel 1916 partecipò alla fondazione della Lega di Spartaco e poi
del Partito Comunista di Germania.
* * *
Come detto fu una pensatrice libera e diverse
sue opere filosofico-politiche restano dei capisaldi per lo studio
teorico del marxismo, tra queste le più importanti sono sicuramente:
-”Sozialreform oder Revolution?” (Riforma Sociale o
Rivoluzione?; 1899), in cui sostiene l’impossibilità di realizzare il
socialismo attraverso azioni riformiste, ma sottolinea la necessità di
superare e sovvertire definitivamente i rapporti sociali esitenti con
una azione rivoluzionaria.– “Massenstreik, Partei und Gewerkschaften” (Lo sciopero generale, il partito e i sindacati; 1906), in cui esalta il ruolo dello sciopero generale per abbattere il sistema, in dichiarata antitesi alla visione di Lenin del partito composto da rivoluzionari professionisti.
– “Die Akkumulation des Kapitals” (L’accumulazione del Capitale; 1913), è forse la sua opera più importante e costituisce un’acuta critica alla teoria di Marx sulla crisi del capitalismo; la Luxemburg vede nel colonialismo la forza del capitalismo che rende possibile il suo ripristino dopo ogni crisi.
– “Die Krise der Sozialdemokratie” (La crisi della Socialdemocrazia, nota anche come “Junius-Broschüre “; 1916), si tratta di un’analisi sullo stato del movimento socialista che suscitò le critiche di Lenin, non concorde sul ruolo del partito guida.
Andrea Tagliaferri
Nessun commento:
Posta un commento