La sicurezza e la privacy, lo sappiamo, ormai sono più un’ideale che una realtà concreta. Nell’era digitale abbiamo rinunciato da tempo a questi valori in cambio di servizi gratuiti e comodità d’uso. Lasciamo nostre tracce digitali ovunque (pagamenti tramite carte, tracciamento GPS) e cediamo i nostri dati di navigazione, consapevolmente o meno, a tutti i colossi che ci forniscono social e servizi vari. Per molti questo significa ormai che preoccuparsi è superfluo, ma per altri – che magari sono più consapevoli, usano le varie opzioni e decidono coscientemente cosa cedere a terzi della propria esistenza digitale – no. Se siete parte di quest’ultima categoria, PrivacyBreacher potrebbe interessarvi. Si tratta infatti di un’app che vi mostrerà i dati presenti sullo smartphone a cui hanno accesso le applicazioni installate su di esso, senza necessità di chiedere alcuna autorizzazione.
Se la cosa vi appare sospetta sappiate che PrivacyBreacher non soltanto è un’app completamente gratuita e priva sia di pubblicità che di acquisti in-app, ma per fugare qualsiasi dubbio è anche open source: il suo codice sorgente cioè è pubblico e consultabile da chiunque abbia le necessarie conoscenze tecniche, per cui l’app è completamente trasparente in quanto a fini e mezzi.
L’app è assai semplice: nella schermata principale infatti troviamo solo te pulsanti: Physical Activity Monitor, Phone Activity Monitor e Phone Information. Cliccando sulla prima voce, l’app ci mostrerà ciò che è possibile ottenere utilizzando i dati accolti dai tanti sensori normalmente integrati in tutti gli smartphone – come giroscopio e accelerometro – e che combinati possono consentire addirittura di ricostruire un’immagine tridimensionale dei movimenti delle nostre mani e del nostro corpo.
Insomma, in sostanza PrivacyBreacher ci mostra tutti quei dati a cui ha accesso qualsiasi app presente sul nostro smartphone e che può essere monitorata e registrata senza alcuna necessità di un permesso da parte nostra. Ma non fatevi ingannare, perché non si tratta di informazioni “neutre” o “innocue”, perché possono essere facilmente utilizzate a scopi di tracciamento e profilazione, per gli obiettivi più disparati. Certo, non bisogna cadere nell’eccesso opposto e diventare paranoici. L’app è stata infatti realizzata inizialmente come proof-of-concept per un articolo sui problemi di privacy di Android, ma può comunque aiutaci a diventare più consapevoli di quello che facciamo con lo smartphone, delle app che installiamo e dei permessi che concediamo.
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