domenica 14 giugno 2020

Potere al Popolo mette sotto accusa il “modello Lombardia”. Costruire una alternativa

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Che la pandemia di coronavirus in Lombardia sia stato qualcosa di assai diverso e molto più drammatico che in altri territori, lo si percepisce da molte cose.
E’ palpabile già nel treno mezzo vuoto che sale a Milano, dal silenzio di tutti quando sentono la sirena di una ambulanza nelle strade, nei racconti che vengono dalle varie città lombarde: Bergamo e Brescia soprattutto, ma anche l’hinterland e la provincia di Milano. In Lombardia la pandemia di Covid 19 è stata pesante ed ha lasciato ferite più profonde che in altre regioni e da questo non si potrà più prescindere.
In un sabato mattina di sole e graziato dal maltempo, Potere al Popolo ha convocato una assemblea pubblica in piazza del Tricolore per denunciare il modello Lombardia imploso ed esploso con la pandemia e i suoi 16mila morti. Ma anche per provare a mettere in campo una alternativa alla classe politica che da decenni, in modo assolutamente trasversale, ha continuato ad alimentare sul piano economico, sanitario, sociale, ambientale, ideologico, un modello competitivo ossessivo e una narrazione conseguente.

Fino a quando il cielo è caduto sulla testa tramite un nemico invisibile al quale una sanità regionale subalterna alla privatizzazione e il furore produttivista della borghesia lombarda hanno cercato in ogni modo di reagire salvaguardando i propri standard e i propri profitti.
Ma adesso i frutti avvelenati di questo modello sono sotto gli occhi di tutti e il senso comune, per ora, ha cambiato di giro e non appare più disposto a venerazioni e indulgenze verso il “modello Lombardia”. “Non va cambiato un assessore regionale, va smontato l’intero sistema che è stato costruito in questi anni, a cominciare dalla cancellazione della parola azienda dalla sanità, dalla scuola, dai trasporti che sono beni pubblici e non terreno di caccia per i profitti privati” spiegano dalla presidenza.
Alla fine dell’assemblea in piazza si partirà in corteo – con le dovute precauzioni che qui nessuno sottovaluta – fino alla vicina Prefettura dove viene consegnata una lettera con le cinque richieste di Pap: il commissariamento della giunta regionale della Lombardia; Una commissione di inchiesta trasparente e partecipata dai comitati dei parenti delle vittime dell’epidemia; La fine del sistema di accreditamenti della sanità privata; Le dimissioni del sindaco di Milano Sala e del sindaco di Bergamo Gori; Lo stop del progetto di legge dell’autonomia differenziata.
L’assemblea chiamata da Potere al Popolo nella città vetrina del modello Lombardia – Milano – ha offerto una ricchezza di contributi, testimonianze, spunti che meriterebbero più di una corrispondenza ed una vera e propria inchiesta.
Qualche traccia avevamo provato a indicarla nel nostro editoriale sulla questione settentrionale che ha fatto molto discutere.
Ma qui, nel cuore dell’area più letale della pandemia, intuizioni e ipotesi si sono dovute misurare con il portato reale di chi ci ha convissuto per mesi e continua a conviverci.
Lo si capisce dalla parole di Giorgio Cremaschi, bresciano portavoce di Potere al Popolo, dall’intervento di Roberto da Bergamo che sta lavorando con il comitato popolare Verità e Giustizia insieme ai familiari delle vittime del Covid 19 e dei ripetuti errori commessi nell’affrontarla.
Viene letta la lettera aperta che i familiari intendono consegnare al presidente Mattarella nella sua programmata visita a Bergamo il 28 giugno. E poi ci sono gli interventi degli attivisti di Pap dalle varie città lombarde: Bergamo, Brescia, Milano città e Milano provincia, Monza, Mantova.
Tutti in qualche modo riferiscono di quanto è accaduto e di quanto occorra una alternativa per non tornare a quella normalità di prima che era, già essa, il problema.
Potere al Popolo da settimane ha “aperto il fuoco” contro le responsabilità della giunta della Regione Lombardia arrivando a chiederne la rimozione anche tramite il commissariamento.

I due portavoce nazionali Viola Carofalo e Giorgio Cremaschi hanno presentato un esposto alla Procura di Milano che attende di diventare procedimento. Gli attivisti hanno manifestato più volte sotto l’Assolombarda (il covo dei falchi di Confindustria) e davanti agli ospedali.
Anche questa mattina, mentre in piazza del Tricolore era in corso l’assemblea pubblica, un gruppo di attivisti di Potere al Popolo ha fatto una
azione dimostrativa di fronte alla scandaloso Ospedale in Fiera chiuso da ieri, un vero e proprio tentativo fallito di alimentare ancora la narrazione tossica della primazìa dell’iniziativa privata anche in campo sanitario.

Ma l’assemblea in piazza è stato anche un momento di incontro e confronto con altre forze politiche e sociali. Colpisce per ricchezza di dati e di spunti sul complesso della questione della sanità l’intervento di Pietro Cusimano di Usb. In sette minuti mette in fila e a nudo tutte le contraddizioni del modello sanitario lombardo.
E poi c’è il Comitato del No Pedemontana che mette in connessione una vertenza ambientale con l’emergenza sanitaria e territoriale brutalmente rivelata in questi mesi.
C’è spazio anche per gli interventi delle altre forze politiche come Fronte Popolare, Pci, Prc con le quali non sempre il dialogo è stato facile né costante.
In piazza ci si collega con la piazza unitaria di Roma dove è in corso la manifestazione contro la farsa degli Stati Generali dell’economia su cui pesano come un macigno il documento ultraliberista della task force guidata da Colao e le ipoteche poste dalla Commissione Europea.

Fioccano, legittimamente, gli inviti a unire le forze a cominciare dalle piazze del prossimo 20 giugno a Milano dove ci si mobiliterà su contenuti molto simili a quelli espressi nell’assemblea di oggi.
Nessuna contrapposizione ma qualche differenziazione sì” dice un attivista di Potere al Popolo spiegando che il 20 giugno anche Potere al Popolo parteciperà alle manifestazioni insieme alle altre forze che stanno contestando la giunta regionale della Lombardia. Ma sottolineando anche che del modello Lombardia oggi messo sotto accusa sono parte integrante anche sindaci del Pd come Sala e Gori e non solo la destra e la Lega al governo da anni in regione.
Infine, e non certo per importanza, va messa la parola fine, definitivamente, si ogni tentativo di introdurre l’autonomia differenziata delle regioni. I guasti del regionalismo spinto figlio della modifica del Titolo V dellla Costituzione nel 2001, si sono rivelati in questi mesi in tutta la loro evidenza.
I peana convergenti del leghista Zaia e del piddino Bonaccini per l’autonomia differenziata, non devono trovare strada libera, al contrario. Il Servizio Sanitario non potrà che ritornare ad essere pubblico, nazionale, universale e laico.
E’ il momento di fare i conti con estrema determinazione contro il Partito Trasversale del Pil ossessionato dalla competitività, fondante della “questione settentrionale” e che in Lombardia ha trovato il suo centro strategico ed ideologico. Dopo la pandemia e i suoi migliaia di morti, l’emergenza sanitaria ed ora quella economico/sociale, è questo che va combattuto, smontato e sconfitto.
E la borghesia lombarda lo sa, comincia a sentire il fiato sul collo e reagisce con rabbia, timore ed anche incredulità. Con o senza mascherine questo fiato deve saper diventare tempesta.

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