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Ci ha messi in ginocchio, il virus, lo ha fatto sotto tutti i punti di vista: economia, industria, sport, politica, scuola, istituzioni e, perché no, libertà:
già, quella che il Covid ci ha negato per mesi. Libertà di andare al
cinema, allo stadio, a mangiarci una pizza per poi dire che a casa
quella di tua mamma è più buona, libertà di andarsi a fare una
passeggiata, di correre e sporcarsi le ginocchia e le scarpe in un
prato, libertà di litigare e prendersi a botte con un amico, baciarsi e
abbracciarsi con un parente o, meglio dire in questi tempi, un
“congiunto”, libertà di fare la spesa in famiglia in un affollatissimo
centro commerciale, di passeggiare per via Roma a Torino con tua madre che si ferma ogni tre vetrine e tu non ce la fai più. Libertà di andare a scuola,
vedere i propri amici e compagni di classe, essere interrogato da un
professore oppure scrivere un tema di due ore in classe, chiedendo al
tuo compagno di banco che traccia ha scelto, non perché ti interessi
veramente, ma solo per farti richiamare dalla professoressa. Ci manca
tutto questo, che noi più comunemente chiamiamo normalità.
Dal periodo di quarantena o lockdown stiamo utilizzando la Dad
(didattica a distanza) per l’apprendimento. I primi giorni ero un po’ in
difficoltà perché a casa avevamo solo due dispositivi per tre persone e
non riuscivo tanto nel seguire le spiegazioni e astare
dietro ai compiti, ora mi trovo meglio ma preferisco di sicuro
lamentarmi per la sveglia che suona alle sei per prepararmi
psicologicamente per l’inizio della giornata scolastica, piuttosto che
fissare per ore uno schermo; penso che quasi tutti i ragazzi, seppur
maledicendo costantemente la scuola
e i professori con le loro verifiche ed interrogazioni, vogliano
tornarci, tra quei banchi, perché diciamocelo francamente, almeno fino
alla maturità la scuola
è la nostra vita, lí costruiamo amicizie che ci segneranno per sempre,
vivremo momenti felici e infelici, che rimarranno segnati col pennarello
nero indelebile nella nostra memoria.
(Emanuele Zallio, “Rivoglio la mia scuola, i miei amici, la mia libertà”, 6 giugno 2020. Emanuele ha 15 anni, è iscritto al primo anno dell’Istituto Superiore Des Ambrois di Oulx, in valle di Susa, provincia di Torino.
In queste riflessioni sintetizza il suo punto di vista sul disagio
provato durante l’emergenza Covid, da cui il paese non è ancora uscito).
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