Quando
gli è stata notificata dalla Questura pensava ad uno scherzo e non ci
credeva. Ma era tutto tremendamente vero. Il fiore del partigiano,
deposto il 25 aprile come ogni anno nel giorno della Liberazione, costa
alla presidente dell’Anpi di Cosenza, Maria Pina Iannuzzi, una multa
salata di 400 euro.
Mentre
la destra neofascista, prima, durante e dopo la pandemia, fa
impunemente quel che vuole, l’associazione dei Partigiani viene
sanzionata per un nobile gesto, tradizionale, effettuato in piena
sicurezza, seguendo tutti i crismi di legge.
«Anche ai tempi del Covid abbiamo ritenuto opportuno – ci dice Iannuzzi –
portare dei fiori in un luogo simbolico: il Largo dei Partigiani, nella
città vecchia, di fronte a quel carcere giudiziario luogo di prigionia e
di sofferenza per tanti antifascisti cosentini come Paolo Cappello, il
muratore socialista ucciso dal piombo fascista nel 1924, cui è
intitolata la nostra sezione. Dopo una visita nella sede della
Associazione Terra di Piero – che insieme ad altre strutture cosentine
ha portato ogni giorno pasti caldi, aiuto e assistenza ai bisognosi –
nel pomeriggio mi sono recata nel piazzale per l’omaggio ai partigiani.
Ogni anno portiamo il fiore alle 9 del mattino dando inizio alle
celebrazioni. Quest’anno sarebbe stato l’unico gesto rituale della
giornata».Insieme a lei si erano radunati gli altri rappresentanti delle realtà antifasciste cittadine. Una foto in particolare ritrae i partecipanti schierati e distanti l’uno dall’altro, con indosso mascherine, guanti e quanto previsto dalle misure di contenimento.
E invece Iannuzzi si è vista recapitare la sanzione «perchè il 25 aprile 2020 violava le prescrizioni atte al contenimento del rischio epidemiologico Covid-19 lasciando la propria abitazione senza giustificato motivo, non ricorrendo i casi previsti dal D.L. 19/2020 e partecipando ad assembramento e manifestazione in luogo pubblico, composta da 18 persone alle ore 14.57 del 25.4.2020 in Largo dei Partigiani di Cosenza».
Peraltro «il giustificato motivo» c’era, eccome. Era stata la presidenza del Consiglio dei ministri a metterlo nero su bianco il giorno prima: «Le associazioni partigiane e combattentistiche potranno partecipare alle celebrazioni per il 75esimo anniversario della Liberazione in forme compatibili con l’attuale emergenza».
Ed è la stessa foto (tratta dai social e neanche scattata dai verbalizzanti) utilizzata dalla questura per il riconoscimento a fugare ogni dubbio. Iannuzzi indossava i dispositivi di protezione e si trovava distanziata dagli altri partecipanti.
Il ricorso al prefetto, ovviamente, è pronto. Ma l’Anpi si appella al Viminale affinchè la sanzione sia ritirata d’ufficio. «Depositare dei fiori in memoria di uomini e donne caduti nell’atto di liberarci dal nazifascismo è per noi un irrinunciabile esercizio di memoria. Punirlo non è degno di un paese democratico».
* da ilmanifesto.it
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