dinamopress di Riccardo Carraro
Lo storico attivista No Tav commenta la sonora e impietosa bocciatura da parte della Corte dei Conti Europea al progetto di raddoppio ferroviario contestato da oramai trent’anni. «Le istituzioni tradiscono, la lotta rimane nelle strade»
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La Corte dei Conti Europea ha diffuso il 16 giugno un suo report valutativo rispetto alle opere pubbliche finanziate con fondi comunitari e superiori agli otto miliardi di euro. Tra queste, ovviamente il raddoppio della linea ferroviaria Torino Lione. La bocciatura da parte della Corte è drastica e senza appello. Vengono elencati tutti i punti nevralgici da sempre ribaditi dagli oppositori all’opera: i costi eccessivi e già raddoppiati, lo scarso coinvolgimento delle comunità locali nei processi decisionali, le previsioni clamorosamente errate di aumento del traffico merci, l’impatto ambientale che non sarà mai mitigato da una eventuale riduzione del traffico su gomma.
Abbiamo allora chiesto ad Alberto Perino, storico attivista del movimento No Tav, di commentare il parere espresso dalla Corte.
Quale è il giudizio politico e tecnico che come movimento date a questo report, prodotto da un’importante istituzione comunitaria?
La Corte dei Conti Europea dice quello che noi abbiamo sempre detto. Questa opera è sovradimensionata rispetto ai reali traffici, non c’è nessuna speranza che venga ripagato l’investimento, né che riesca a compensare le emissioni di Co2 necessarie alla sua costruzione. Ci vorranno 50 anni dalla entrata in servizio per pareggiare le emissioni di Co2 ma soltanto nel caso in cui vengano rispettati i volumi di traffici previsti, cosa che è impensabile perché hanno “sparato” cifre incredibili in tempi andati e tutte le previsioni degli anni passati di aumenti di traffico si sono rivelate sbagliate. L’Unione Europea è stata accusata da Foietta (presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, ndr) di non fornire cifre esatte, ma la realtà è che quest’ultima ha invece accusato i promotori dell’opera di aver scritto fesserie enormi.
Noi continuiamo a dire che queste grandi opere, in particolare la Torino Lione sono opere climaticide. Le grandi opere distruggono il pianeta e il clima, non c’è nessuna speranza che l’inquinamento attuale sia compensato dalla riduzione del traffico merci su strada.
L’Unione Europea ha dichiarato che non c’è alcuna possibilità di coprire questo gap tra le emissioni di Co2 prodotte e quelle che verranno ridotte in un futuro non precisato. Tale calcolo non vale solo per la Torino-Lione ma per cinque delle otto grandi opere monitorate, cioè i corridoi logistici. La politiche sui grandi corridoi di traffico ferroviario per spostare le merci si sono dimostrate insostenibili, perché il trasporto è un fattore molto più complesso e variabile di quanto questi signori ci vogliano far credere.
Negli anni il movimento ha sempre tenuto assieme pressione politica verso le istituzioni e lotta popolare. C’è qualche possibilità che questo report possa aiutare concretamente a fermare l’opera?
Non c’è alcuna possibilità in tal senso. Purtroppo la via istituzionale non fermerà l’opera. Lo abbiamo visto con il Movimento Cinque Stelle, e loro rappresentano l’ultimo dei tanti esempi che si potrebbero fare. Si erano sempre pronunciati contrari, noi avevamo spiegato loro con attenzione quali fossero i passaggi tecnici da mettere in atto per bloccare l’opera, non ci hanno mai ascoltato perché si fidavano ciecamente dei burocrati ministeriali. Il risultato lo abbiamo visto, sono arrivati alla farsa pietosa che hanno messo in scena la scorsa estate, portando ai voti per l’opera un parlamento che già sapevano essere favorevole. In seguito abbiamo scoperto, avevano già concordato come procedere per l’opera addirittura con Telt.
Inoltre la Corte dei Conti Europea, così come quella francese e quella italiana possono emettere solo pareri consultivi su queste scelte, non hanno alcun valore giuridico vincolante.
La Corte Italiana si trova a un “livello” diverso, dal momento che svolge anche attività giudiziaria e può incriminare, ma quella francese e europea non hanno neppure questa facoltà. La Corte dei Conti Francese dice da 20 anni che questa opera è inutile ma nessuno li ha mai ascoltati purtroppo.
Come movimento No Tav, in questo momento di ripresa delle lotte in strada, che prospettive avete e in che direzione volete muovervi?
Ieri per esempio siamo andati a San Didero a contestare l’inizio della costruzione dell’autoporto da parte di Sitaf (opera propedeutica all’inizio dei lavori del tunnel di base, ndr) ed erano presenti all’ora di pranzo più di 50 persone.
Noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo sempre. Ci metteremo sempre di traverso contro questa opera devastante e inutile. In Valsusa però hanno messo in campo lo Stato contro i cittadini. Ci hanno comminato una marea di anni di galera, più di mille persone sono state denunciate e si sono trovate o si troveranno sotto processo. La strada che abbiamo intrapreso non è per nulla facile, la resistenza è dura.
Noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo sempre. Ci metteremo sempre di traverso contro questa opera devastante e inutile. In Valsusa però hanno messo in campo lo Stato contro i cittadini. Ci hanno comminato una marea di anni di galera, più di mille persone sono state denunciate e si sono trovate o si troveranno sotto processo. La strada che abbiamo intrapreso non è per nulla facile, la resistenza è dura.
Voglio sottolineare che abbiamo ritrovato di recente alcuni documenti importanti, reperibili con un po’ di difficoltà anche in rete, che sembrerebbero spiegare perché questa opera vada avanti nonostante tutte le opinioni istituzionali e scientifiche che dimostrano quanto sia inutile.
In particolare sembrerebbe che vi sia un interesse militare da parte della Nato a usufruire di questi corridoi logistici per il trasporto rapido di materiale bellico e truppe a livello continentale.
Sono in corso esercitazioni della Nato (mesi fa rimandate per il coronavirus) che includono lo spostamento rapido di truppe. Pertanto possiamo ipotizzare che ci siano anche motivazioni geopolitiche e militari che stanno dietro al progetto del tunnel di base.
Nei discorsi di Conte rispetto alla ripresa post pandemia, le opere per l’Alta Velocità (ma addirittura il Ponte sulla Stretto di Messina) ritornano ancora come “strumento di sviluppo”…
Le grandi opere sono il bancomat dei partiti, e per questo fanno gola a loro e a Confindustria. Grandi opere vogliono dire grandi furti, clientele, mafia. Abbiamo ponti che crollano perché sono stati fatti male perché ci hanno mangiato sopra, come ad Aulla, ma tutto viene dimenticato in fretta. I giornali mainstream sono al servizio degli imprenditori e della lobby del tondino e del cemento e continuano con questa lettura distorta della situazione nel nostro paese. Marco Ponti e altri studiosi e scienziati hanno dimostrato che per ogni euro speso in grandi opere il ritorno in posti di lavoro è il più basso in assoluto. Il ritorno in termini di know-how che sia innovativo è il più basso in assoluto perché su tondino e cemento non c’è innovazione vera. Ci sono due grandi opere da fare: sanità e scuola. Poi c’è una terza, difendere l’ambiente e difenderci dal dissesto idrogeologico. Abbiamo un governo che continua a scrivere leggi antisismiche e per la sicurezza ma i primi edifici non a norma sono quelle dello stato, come le scuole. Il governo fa delle leggi ma lui è il primo a non rispettarle sugli spazi “suoi” e che hanno bisogno di forti manutenzioni.
Ci rivedremo presto in strada allora?
La lotta in Val Susa continuerà, ma non possiamo più dire “a sarà dura” ormai mettiamola al presente “a lé dura”, non siamo più al futuro, siamo all’oggi. Ci continueremo a battere contro queste opere, e ci metteremo di traverso con tutte le nostre forze contro uno spreco incredibile di denaro pubblico. Questa pandemia ci ha dimostrato che non possiamo più permetterci uno stile di vita che includa lo spreco e il furto. Tuttavia si fa finta di niente e ci si affida agli opinionisti dei giornali mainstream che stanno al soldo di confindustria e avvallano l’opera.
Per concludere ricordo una frase tipica di inizi novecento «la politica è l’avanspettacolo del capitale».
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