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Ma la Francia non era il paese dei Lumi, patria della libertà già nel Settecento? Sì, ma solo in Europa:
certo non in Africa, dove 14 paesi vivono tuttora sotto il giogo di una
dominazione coloniale feroce e parassitaria, che sta facendo esplodere
la crisi dei migranti. Lo afferma, in una drammatica video-testimonianza su “ByoBlu”,
il leader panafricano Mohamed Konare, originario della Costa d’Avorio.
“Libertè, egalitè, fraternitè”: valori che magari hanno ancora un peso
in Francia,
mentre nel continente nero – schiavizzato dal governo di Parigi – si
sopravvive senza libertà e senza nessuna uguaglianza, mentre l’unica
fraternità (criminale) è quella che lega alla potenza sfruttatrice i
tanti dittatori africani, insediati dalla Francia
a suon di sanguinosi colpi di Stato. A milioni, oggi, gli schiavi
dell’Africa “francese” si riversano sulle coste italiane? Ovvio: a casa
loro non hanno speranze, per colpa della piovra rappresentata dal
sistema coloniale, che ancora oggi depreda i paesi sub-sahariani. Non
hanno scampo, gli africani: sono vittime del più subdolo dei ricatti,
cioè l’imposizione del Franco Cfa, moneta coloniale imposta all’Africa e
tuttora di proprietà francese. Un controllo ferreo, per uno smisurato
trasferimento di ricchezza: non meno di 500 miliardi di dollari
all’anno, secondo stime ufficiali. Ora basta, però: bisogna che i
giovani smettano di emigrare, dice Konare. Devono restare a casa, a
lottare, perché l’Africa abbia finalmente un futuro.
«Dobbiamo “assediare” pacificamente tutte le ambasciate francesi in
Africa, per smuovere l’opinione pubblica internazionale. Ci stiamo
preparando: lo faremo». Mohamed Konare è consapevole di quanto sia
pericolosa la sua posizione: nel solo dopoguerra,
l’Africa ha subito 45 golpe orchestrati da Parigi. La potenza coloniale
non ha esitato a far uccidere chiunque abbia osato ribellarsi: le
vittime sono decine, dal leader congolese Patrice Lumumba al
rivoluzionario sovranista Thomas Sankara, che dal Burkina Faso osò
chiedere l’annullamento del debito africano e la fine degli “aiuti”
(usurai) della finanza internazionale: miliardi offerti dal Fmi e dalla Banca Mondiale, per vincolare l’economia
africana alla schiavitù del debito e imporre la rapina neoliberista
delle risorse, affidate alle multinazionali con la complicità dei
governanti africani corrotti. Uno schema che è all’origine dell’attuale
disastro che investe l’Africa, come spiega l’economista Ilaria Bifarini:
il Pil africano sta crescendo ma resta in mano a pochissimi, la
popolazione del continente nero sta letteralmente esplodendo ma vive in
condizioni economiche molto peggiori, rispetto a trent’anni fa. Nel
frattempo è cambiato tutto, nel mondo globalizzato, tranne un aspetto
che non è esagerato definire mostruoso: l’arcaico sfruttamento coloniale
da parte della Francia, di cui Konare fornisce un quadro semplicemente sconcertante.
Il 50% della produzione delle ex colonie francesi finisce subito a
Parigi: un furto sistematico, legalizzato dagli accordi della
decolonizzazione, le “false indipendenze” concesse da Charles de Gaulle
per continuare la razzia dietro il paravento dell’autonomia solo formale
dell’Africa Francese. L’altro 50% del Pil viene comunque sottratto alla
popolazione, grazie alla complicità dei regimi africani. Un sistema
criminale, la cui regia – accusa Konare – è interamente francese: resta
di proprietà della Francia
il Franco Cfa, su cui Parigi esercita uno smisurato signoraggio. I
paesi africani, obbligati a usare la moneta coloniale francese, non
possono sviluppare liberamente la loro economia,
né vendere a chi vogliono i loro prodotti. Il gas algerino finisce a
Parigi insieme al petrolio. Stessa sorte per le merci di paesi
importanti come il Senegal e il Camerun, la Costa d’Avorio, il Mali, il
Togo, il Niger. Caffè e cacao, diamanti, oro, rame, uranio, coltan: il
continente più ricco del pianeta sopravvive in miseria, sfruttato a
sangue dai signori di Parigi, che oggi esibiscono l’ipocrita cinismo di
Macron (ospite d’onore di Papa Francesco) ma ieri, almeno, erano capaci
di franchezza: «Senza l’Africa – ammise François Mitterrand nel 1975 –
la Francia non avrà storia nel 21mo secolo». Profezia confermata dal suo successore, Jacques Chirac, nel 2008: «Senza l’Africa, la Francia
scivolerebbe a livello di una potenza del terzo mondo». E l’orrore
continua: i paesi dell’Africa ex francese devono far approvare a Parigi i
loro bilanci.
Tutto questo deve finire, annuncia Konare: bisogna porre fine
all’esodo dei giovani, e iniziare la lotta di liberazione dell’Africa.
Come? Svelando, all’opinione pubblica, lo spaventoso vampirismo della Francia:
beninteso, i cittadini francesi non ne sono nemmeno consapevoli.
Piuttosto, sono potenziali alleati: lo diventeranno, dice Konare, quando
prenderanno coscienza di questo orrore, perpetrato dalle stesse élite
che, in Europa, organizzano le crisi e l’austerity per gli europei. Carte truccate: come farebbe, la Francia,
a mantenere il bilancio in ordine secondo i vincoli Ue, se non avesse
dalla sua – ogni anno – quei 500 miliardi “rubati” all’Africa
occidentale? E con che coraggio l’ometto dell’Eliseo (sostenuto dal
Vaticano) dà lezioni all’Italia sui migranti, visto è proprio Parigi la
maggiore responsabile dell’esodo biblico che stiamo vivendo? L’Africa
deve svegliarsi, ora o mai più: l’appello di Konare è intensamente drammatico.
Missione: salvare gli africani, restituendo loro la sovranità
economica. «L’Africa è ricca: se si smette di depredarla, fiorirà.
Verremo ancora in Italia, ma come turisti, a visitare Venezia e
Firenze».
Patti chiari, dice Konare, e diventeremo amici. Ma di mezzo c’è una
rivoluzione, da fare. «Un’alleanza tra popoli, africani ed europei,
contro le élite che li sfruttano entrambi». Le armi? Una:
l’informazione. «Tutti dovranno sapere. A quel punto, il dominio
crollerà. Perché, se l’Africa ridiventerà sovrana, smetterà di esportare
migranti». L’Italia? «Bene ha fatto a chiudere i porti: i nostri
giovani che partono vengono ingannati dai trafficanti. L’emigrazione va
scoraggiata in ogni modo, e l’Italia dovrebbe proprio chiudere le sue
frontiere», sottolinea Konare, che si appella al governo gialloverde per
ottenere una sponda nella grande battaglia, storica, per la
resurrezione del continente nero. Italia cruciale: «Proprio a Roma, a
settembre, faremo una grande manifestazione», annuncia Konare, al
termine della lunga intervista sul video-blog di Claudio Messora. Una
testimonianza, la sua, che vale più di una lezione universitaria:
racconta di come l’ignoranza nasconda il peggior abominio, consumato
sotto i nostri occhi. Un incubo, e una speranza: riconquistare un
futuro. «Non avete idea di quanto siete buoni e di quanto siamo cattivi
noi, in Occidente», dice Muhammad Alì ai bambini di Kinshasa, al termine
dello storico match di boxe con Foreman, nel 1974. La cinepresa di Leon
Gast immortalò un evento politico di portata storica: l’ultima voce
africana capace di raggiungere, ed entusiasmare, il pubblico
occidentale. Riuscirà nella stessa impresa l’altrettanto coraggioso e
commovente Mohamed Konare?
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mercoledì 8 agosto 2018
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