Alcuni punti di sintesi e di proposta, scusandomi per la semplificazione.
2) Non si può nuovamente lasciare la Resistenza alla Magistratura, occorre la politica;
3) Non è possibile rendersi complici per “ignavia”: val pena evocare Facta (che però era il Capo del Governo) il 28 ottobre 1922 e la complicità di Casa Savoia;
4) Le tendenze autoritarie, come ben si vede, non si erano esaurite con l’esito del referendum del 4 dicembre 2016. Il tema della Costituzione è più che mai di pressante attualità non essendo stata fornita una risposta politica ai milioni di elettrici ed elettori che avevano votato “NO” non per strumentalizzazione politica ma per seria consapevolezza di ciò che sta accadendo. Su 19 milioni di “NO” 3 o 4 milioni di voti nella direzione appena indicata ci saranno pur stati?
5) Tutto questo non significa infilarsi nel tunnel della “Concentrazione Repubblicana”.
A un eventuale collegamento democratico si può ben aderire ma con l’autonomia di una soggettività politica della sinistra alternativa. Soggettività che è più che mai necessario costruire prendendo finalmente atto della somma delle insufficienze esistenti e compiendo – altrettanto finalmente- qualche gesto di generosità politica. Un soggetto posto sulla base dell’analisi dell’espansione delle contraddizioni sociali in atto, valorizzando tutti i tratti della nostra storia. Sull’Europa esiste un’antica tradizione critica che deve metterci al riparo dalle tentazione macroniane e dare una svolta alla subalternità del presente. Per il resto esiste un substrato internazionalista che, sul piano del pensiero politico, va recuperato, aggiornato, valorizzato al di fuori dalle pericolose infatuazioni sovraniste (il “sovranismo” di cui si discetta, tra l’altro, fa parte della “scena”, il “retroscena” è ben altra cosa, e tante “anime belle” oppure certi opportunisti di ritorno dovrebbero cercare di capirlo).
6) Discorso sul PD già fatto e concluso proprio il 4 dicembre 2016, quindi nessuna ambiguità su questo punto, una divisione della sinistra alle elezioni europee risulterebbe esiziale. Al Parlamento di Strasburgo abbiamo bisogno di una rappresentanza italiana politicamente “vera”.
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