Il fenomeno della “Cannabis Light”, ovvero le infiorescenze di erba
contenenti quantità legali di Thc (tema che abbiamo analizzato in questo articolo)
ha provocato molto interesse ed anche parecchie domande tra i lettori.
Tra queste ad esserci state poste con particolare frequenza sono state
le seguenti: è legale autoprodurla in casa? E se sì, quali accorgimenti
legali occorre tenere presenti. Domande alle quali abbiamo dato una
risposta grazie alla consulenza dell’avvocato Carlo Alberto Zaina.
dolcevitaonline.it
AUTOPRODURRE LA CANNABIS LEGALE IN CASA.
Senza tanti
giri di parole, la risposta è “Sì”, la cannabis leggera può essere
coltivata in casa, anche esibendola tranquillamente su di un vaso in
balcone, senza conseguenze legali.
Le varietà di cannabis light vendute
in Italia sono tutte provenienti da semi certificati per la coltivazione
a uso industriale.
La legge italiana sulla canapa, approvata lo scorso anno,
riconosce la liceità della loro coltivazione ed ha eliminato l’obbligo
di richiedere l’autorizzazione alle forze dell’ordine prima di
effettuare la semina.
Significa che oggi tutti i cittadini possono
coltivare canapa purché proveniente da semi inclusi nella lista
approvata dall’Unione Europea, senza incorrere in nessun tipo di
sanzione, e utilizzarne le infiorescenze per produrre in proprio la
cannabis light risparmiando non poco denaro.
I (POCHI E SEMPLICI) OBBLIGHI DA ASSOLVERE. L’unico
obbligo al quale deve attenersi chi coltiva varietà legali di cannabis è
quello di conservare la fattura di acquisto dei semi e di fare lo
stesso, per almeno 12 mesi, con la certificazione dei semi che per legge
deve essere fornita dal venditore all’acquirente. Una volta assolti
questi due semplici obblighi si è in regola con eventuali controlli
delle forze dell’ordine. Le quali, secondo quanto prescritto,
possono sancire l’analisi di campioni delle piante, che sarà effettuato
alla presenza del coltivatore, al quale verrà rilasciato anche un
campione prelevato per eventuali contro-verifiche. Nel caso in cui la
cannabis si confermasse proveniente da semi legali ma la percentuale di
THC dovesse superare la soglia legale dello 0,6%, l’autorità giudiziaria
può disporre il sequestro o la distruzione della coltivazione, ma anche
in questo caso “è esclusa la responsabilità dell’agricoltore“.
MEGLIO EVITARE VARIETÀ NON CERTIFICATE.
Discorso più complesso per le varietà a basso contenuto di THC non
classificate dell’Ente europeo. Negli ultimi mesi, seguendo l’interesse
diffusosi per varietà di cannabis non psicoattive ma ricche del
principio attivo terapeutico CBD, molte seedbank hanno messo in
commercio varietà con percentuali di Thc inferiori allo 0,6% ma non
catalogate tra le sementi legali. La legge italiana sulle droghe (dpr
309/90) specifica che solo le coltivazioni di canapa capaci di
sviluppare quello che viene definito “materiale drogante” sono passibili
di condanna per coltivazione ai fini di spaccio (che prevede pene dai 2
ai 6 anni di carcere). Tuttavia, specifica l’avvocato Zaina, in caso la
coltivazione non provenisse da semi certificati, il coltivatore andrà
in contro a una denuncia dai risvolti non facilmente prevedibili – vista
la difformità di giudizio che i magistrati hanno dimostrato negli anni –
che nei casi più favorevoli potrebbe tradursi in una immediata
assoluzione in fase di indagini preliminari, ma che in alcuni casi nel
recente passato ha portato a vere e proprie odissee giudiziarie. Per questo coltivare varietà non certificate, seppur a basso contenuto di THC, è fortemente sconsigliato.
Una volta apprese queste semplici linee guida di carattere legale
tutti possono cimentarsi nella coltivazione di canapa, e se avete deciso
di provarci qui e qui potete
trovare delle guide che vi spiegano al meglio come cimentarsi con
questa coltura evitando gli errori tecnici più frequenti.
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domenica 26 agosto 2018
Canapa ligth. Come coltivare cannabis light in casa senza rischi legali: Ecco le (poche) cose da sapere.
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