giovedì 30 agosto 2018

Potrebbe cambiare la geografia monetaria negli scambi internazionali?

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Una settimana fa era stato il ministro degli esteri  tedesco a invocare un nuovo sistema di pagamenti internazionale sganciato dagli Usa, adesso si ipotizza di un sistema monetario legato all’oro da attivare in Russia, Iran e Turchia, cioè i paesi sottoposti alle sanzioni Usa e al tentativo di coinvolgervi anche i paesi “terzi”.
A darne notizia è Wall Street Italia riprendendo un saggio comparso sulla rivista del business Forbes e firmato da Steve Hanke, economista della John Hopkins University.
“La ‘grande fuga’ dalle sanzioni finanziarie”, inflitte dagli Usa a Iran, Russia e Turchia “sarebbe la costituzione di currency board basati sull’oro” sostiene Hanke, nel suo articolo. In pratica una nuova una autorità monetaria che può operare in sostituzione di una banca centrale o parallelamente ad essa, e che emette moneta legale convertibile in una determinata valuta estera ad un tasso di cambio fisso.

L’economista ricorda come l’introduzione sempre più frequente delle sanzioni sia un serio problema ma come lasci anche delle vie di fuga. Le sanzioni americane sui suoi rivali a livello internazionale, sostiene Hanke, hanno duri contraccolpi sulle monete nazionali dei Paesi colpiti. Quindi, come possono sfuggire al bastone delle sanzioni l’Iran, la Russia e la Turchia ? “Potrebbero rendere le loro valute buone quanto l’oro. Ciò fornirebbe una fuga attraente. L’oro è già una valuta internazionale che mantiene il suo potere d’acquisto nel tempo. È anche una valuta che non è emessa da un stato sovrano. Quindi, non ha bagagli politici da portarsi sulle spalle. Inoltre, l’oro è già ampiamente venerato e utilizzato in Iran, Russia e Turchia”.
Secondo Hanke, il recupero della stabilità monetaria passerebbe attraverso la costituzione di un blocco che leghi le rispettive valute all’oro tramite un currency board. Questi ultimi sono “istituzioni monetarie che emettono banconote e monete (…) passività monetarie liberamente convertibili in una valuta di riserva (chiamata anche valuta di ancoraggio) a un tasso fisso”. La valuta di riserva, però, può essere anche un bene come l’oro.
Se Iran, Turchia e Russia agissero in questo senso “il rial, il rublo e la lira sarebbero letteralmente buoni quanto lo è l’oro”, in quanto per definizione il currency board dovrebbe possedere riserve di valuta estera (o metallo prezioso) di valore non inferiore alla base monetaria. “E da un giorno all’altro” scrive Hanke, “si istituirebbe un significativo blocco d’oro”. Sganciato da un sistema internazionale dei pagamenti nelle transazioni internazionali fino ad oggi egemonizzato dagli Stati Uniti. Un cambiamento epocale assai poco gradito a Washington.

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