In Italia negli ultimi trent’anni per il precariato è stata scelta una “politica per l’inferno” Standing (2011).
“It is from the champions of impossible rather than the slaves of the possible that evolution draws it’s creative force” (Barbara Wootton)
Una politica caratterizzata da un aumento frenetico della liberalizzazione delle istituzioni del mercato del lavoro
che ha massificato l’impiego di contratti di lavoro radicalmente
contingenti. Questa dinamica energicamente accelerata dagli ultimi due
governi di centro-sinistra (2014-2018) [1]
ha determinato una crescente insicurezza non solo tra gli esclusi ma
anche tra gli inclusi del mercato del lavoro.
Si è generata, così, una
evidente incertezza nel comprendere i confini tra il lavoro dipendente e
altre prestazioni di carattere autonomo o gratuito[2].
La fessurizzazione e contingenza delle attività lavorative ha così
determinato una netta divaricazione tra la prestazione lavorativa e il
salario percepito.
Se prima della grande flessibilizzazione del lavoro
contemporaneo, il contratto di lavoro era uno strumento capace di
fissare il livello di una forma reddituale soddisfacente, anche mediante
l’attivazione di uno status assicurativo permanente, nei lavori
contingenti il contratto appare una semplice quietanza di pagamento per
le prestazioni effettuate.
Si è generata, così, una costante insicurezza
reddituale che ha prodotto rabbia ma soprattutto alienazione,
scatenando inaspettate conseguenze sul piano elettorale[3]. La deregolamentazione del lavoro, interpretabile come un generale contenimento salariale[4], ha minato, così, non solo la sicurezza economica ma anche quella esistenziale, alterando l’equilibrio della basic
security, “…Recent researh has shown that lack of basic security
impairs mental as well as phisical health, triggers various psycological
disorders and reduces short – term intelligence, or mental bandwidth”
Stanting (2017). La questione, quindi, non è più quella di determinare
transizioni positive verso il mercato del lavoro, il problema sta
proprio nel mercato del lavoro. La sua destrutturazione ha trasformato
radicalmente e semanticamente la sua natura in un mercato dei lavori. Un
Jobs Market delle singole gigs (prestazioni) a basso livello
reddituale e a scarsa durata temporale. Al livello di fessurizzazione e
impoverimento del posto di lavoro contemporaneo a cui siamo giunti,
quindi, il lavoro non copre più dai rischi di povertà e indigenza[5] (Fig 1).
Fig.1 – In-work at-risk-of-poverty rate, Anno 2016 (%)
Fonte: nostra elaborazione su dati EU-SILC
A questo punto le alternative sono due, o
reintrodurre regole per rendere più protetto il mercato del lavoro o
strutturare, in breve tempo, una forma di sicurezza reddituale di base
permanente, spostando le risorse finanziarie dalle politiche di
attivazione alle politiche di redistribuzione. La cosa migliore sarebbe
quella di offrire un pacchetto combinato delle due misure. Anche se gli
interventi riferibili al primo percorso sembrano di più complessa
attuazione e fortemente osteggiati, basta osservare l’accoglienza
riservata al decreto dignità[6]. Si dovrebbero inoltre recuperare 20 anni di innovazioni liberiste del mercato del lavoro, dalla legge 196 al Jobs Act. La seconda strada appare più risolutiva e di più facile esecuzione. Un unico provvedimento istitutivo di un reddito minimo di cittadinanza
condizionato potrebbe adeguare la situazione italiana a quella del
resto dei paesi europei (allo stato attuale solo la Croazia, la Grecia e
appunto l’Italia non hanno un reddito minimo). Le obiezioni concettuali
e organizzative in riferimento all’applicazione anche in Italia di un
sostegno reddituale costante sono molte e possono essere rintracciate,
nei loro presupposti teorici, nella letteratura economica e sociologica
classica. In generale queste definiscono l’attuazione di un reddito
minimo di cittadinanza come irrealizzabile, non lasciando spazio a
nessuna forma di alternatività concettuale. L’obiettivo di
questo articolo è quello di cercare di confutare questa drammatica
univocità teorica per sviluppare proposte innovative e realizzabili “to keep them alive and avaible until the politically impossibile become the politically inevitable”. Come evidenzia Hirschamann nel suo libro la retorica dell’Intransigenza,
quando una nuova idea politica sociale, percepita come innovativa nel
suo contesto, si manifesta è inizialmente attaccata e confutata secondo
tre regole 1) la sua futilità (non è lavoro) 2) la sua anomalia
(l’innovazione produrrebbe conseguenze negative involontarie) 3) il suo
rischio ( metterebbe a repentaglio numerosi principi e condizioni di
stabilità del sistema, primariamente la stabilità economica).
Hirschamann rileva come questi tre argomenti, oggi utilizzati contro il
reddito di cittadinanza, furono utilizzati dagli studiosi liberali negli
anni ’30 contro quella che si stava affermando, grazie ai principi
socialdemocratici, come un nuovo sistema di sicurezza sociale, il welfare capitalistico.
In questa fase quindi, dove una misura reddituale di sicurezza sociale
permanente sembra all’orizzonte, occorrerebbe confutare la retorica
della inevitabilità e del senso comune. Chiariamo subito che
nell’articolo non mi appassionerò e soffermerò sulla eloquenza della
classificazione, in questa momento storico non importa se la misura sia
identificabile più come un reddito di base, un reddito minimo o un
reddito di cittadinanza condizionato o meno[7].
L’importante è che presenti almeno due condizioni estrapolabili del
reddito di base, la regolarità dell’erogazione e l’assenza di qualsiasi no spending conditions.
Una somma erogata mensilmente senza nessun tipo di restrizione su come,
dove e quando spenderla. Questo principio, infatti, al di là della
condizionalità delle prestazioni richieste per il suo mantenimento,
distingue una misura di sostegno al reddito potenzialmente alleviante
rabbia e ansia esistenziale “The impact of a basic income on mental
health would include what are called relational effect, inducing more
balanced and relaxed interpersonale relationship once financial stress
is reduced.” Standing(2017) da altre misure come i
benefits condizionanti, (voucher o credit cards) che presentano modalità
di spesa restrittive e che classificano i beneficiari. Intrise di una
logica paternalistica sostenitrice del principio per cui l’insicurezza
reddituale deriva da colpe o mancanze individuali e non da distorsioni
del sistema sociale e del mercato del lavoro. Come già evidenziato,
quindi, la condizione migliore per attuare efficacemente una misura di
questo tipo è che sia accompagnata anche da interventi di maggiore
protezione del mercato del lavoro. L’errore strategico dei governi di
centro sinistra 2014-2018 è stato quello di attuare un pacchetto di
misure che combinavano insieme maggiore deregolamentazione del mercato
del lavoro e estensione continua di misure sociali temporanee contro la
povertà. Questa strategia alla luce delle riflessioni precedenti, non
risolve il problema ma anzi lo accresce, creando un circolo vizioso che
porta ad un peggioramento della situazione, come un cane che si morde la coda.
Se infatti la causa maggiore dei rischi di povertà sta nella
parcellizzazione delle prestazioni lavorative, aumentarne la contingenza
comporterà inevitabilmente l’aumento dei livelli di insicurezza
economica e conseguentemente l’urgenza continua di definire nuove misure
di contrasto alla povertà o di ampliare quelle esistenti. La
definizione di un mercato del lavoro maggiormente regolamentato insieme
alla creazione di un reddito di cittadinanza condizionato permanente
potrebbe frenare tale nociva strategia. In tal senso la proposta del
reddito minimo definita da Tridico
(2015), come un reddito di cittadinanza condizionato coglie appieno
questo obiettivo. Tale misura infatti, anche se condizionata a diverse
forme di attivazione, presenta molte caratteristiche del reddito di base
e, inoltre, ricomprende anche effetti di stimolo per l’aumento della
domanda aggregata[8].
I principali avversari di tale proposta sostengono però che il reddito
minimo di cittadinanza in Italia non è sostenibile economicamente, una
obiezione apparentemente risolutiva ma di fatto tra le più facili da
confutare. In effetti, come già accennato in precedenza, il reddito di
cittadinanza non dovrebbe essere finanziato da spesa aggiuntiva ma
piuttosto da una corretta razionalizzazione delle spese sociali
previdenziali, assistenziali e di stimolo fiscale esistenti, lasciando
le tasse e altre fonti pubbliche di spesa quasi invariate. Pensiamo ad
esempio alle misure di attivazione, sostegno assistenziale, stimolo
fiscale attuate negli ultimi anni nel nostro paese, generate da una
teorizzazione degli interventi pubblici che ha accantonato qualsiasi
azione redistributiva (Tab.1.) Ricalibrando gran parte delle risorse e
delle misure evidenziate nella tabella 1 verso il sostegno finanziario
al reddito di cittadinanza condizionato, l’obiezione della
insostenibilità economica potrebbe essere superata con facilità.
Tab. 1 – Confronto tra i
principali interventi di politica sociale introdotti dai governi di
centro sinistra 2014-2018 e l’ipotesi di costituzione di un reddito
minimo di cittadinanza condizionato
Azioni | Campo di applicazione | Disposizioni | Importo finanziario complessivo in miliardi di euro |
Principali interventi di politica sociale e stimolo della domanda aggregata mediante interventi indiretti (sgravi fiscali) introdotti dal governo di centro sinistra 2014-2018 | Protezione Temporanea dalla Disoccupazione | Espansione dell’assicurazione per la disoccupazione (NASPI)
Introduzione dell’assistenza per la disoccupazione (ASDI) Indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (dis coll) |
0, 951 |
Protezione temporanea dalla povertà assoluta | Reddito di inclusione | 2,750 | |
Interventi di attivazione condizionanti (NEET giovani e percettori di NASPI) | Assegno Individuale di Ricollocazione Garanzia Giovani | 2 | |
Sgravi fiscali per i ceti medi | Il pacchetto di stimolo fiscale | 9 | |
Voucher, Credit Cash | Bonus per l’acquisto di beni culturali | 0, 290 | |
Tot. | 14,991 | ||
Ipotesi di costituzione di un reddito minimo di cittadinanza condizionato | Protezione permanente dalla insicurezza economica e stimolo diretto della domanda aggregata | Reddito minimo di cittadinanza condizionato | 15[9] |
Elaborazione su fonti Ragioneria dello Stato e MEF
L’obiezione della non tollerabilità
economica della misura appare, quindi, facilmente risolvibile e chi la
continua a sostenere alla luce delle evidenze, ha in mente una
avversione concettuale più ampia, riferibile alla complessiva e ideale
opposizione verso qualsiasi politica pubblica redistributiva.
Fonti
M.DeMinicis (2018), Povertà, Reddito, Lavoro nel Post-Fordismo digitalizzato, Etica e Economia https://www.eticaeconomia.it/poverta-reddito-lavoro-nel-post-fordismo-digitalizzato/
De Minicis, M. Marucci, (2018), In-work poverty, precarious work and indebtedness. The steady state european aequilibrium?” Draft prepared for 16th ESPAnet-Europe Conference in Vilnius, 30 August – 1 September.
Hirschman (2017), Retoriche dell’intransigenza, Perversità, futilità, messa a repentaglio, Il Mulino
R.M., Solow (1997), What is Labour Market Flexibility, what is good for, Keynes lecture in economics
Standing (2017) Basic Income and how we can make it happen, Penguin
Standing, (2011), The precariat the new dangerous class, Bloomsbury Academic
Tridico (2015) Reddito di cittadinanza, quali effetti in Italia e in Europa?, Economia e Politica https://www.economiaepolitica.it/lavoro-e-diritti/distribuzione-e-poverta/reddito-di-cittadinanza-quali-effetti-in-italia-e-in-europa/
Vesan, S. Ronchi, 2017. ‘The New
Politics of Italian Social Policy: Explaining Welfare Recalibration in
Times of Austerity’. paper presented at Annual ESPAnet Conference,
Lisbon: September 14-16, 2017
[1]Labour
market liberalization gained centre stage in the context of austerity
reforms adopted under strict EU conditionality: employment protection
for open-ended workers was loosened for the first time. Alongside
liberalization, some hints of expansionary recalibration made their
appearance in some but not all policy fields of the Italian welfare
state. Between 2014 and 2016, the centre-left government led by Matteo
Renzi expanded unemployment benefits and tax reduction for middle-low
earners. By contrast, minimum income and, especially, family policies
were sidelined. Vesan, Ronchi (2018)
[2]
Pensiamo ai lavori formanti, dai tirocini all’apprendistato, o alle
attività lavorative non retribuite. Nel caso del precariato, ad esempio,
la ricerca periodica di occasioni di lavoro, la partecipazione a
interminabili code e la continua compilazione di moduli per ottenere
temporanei sussidi o i numerosi compiti assegnati dalle agenzie per il
lavoro.
[3] Il titolo del libro di Standing (2011) Precariat the new dangerous class,
afferma nella rappresentazione come dangerous del precariato la sua
incontrollabilità e non prevedibilità rispetto ad altre classi o
soggettività sociali.
[4]
Thus a labour market is inflexible if the level of unemployment
insurance benefits is too high or their duration is too long, or if
there are too many restrictions on the freedom of employers to fire and
to hire, or if the permissible hours of work are too tightly regulated,
or if excessively generous compensation for overtime work is mandated,
or if trade unions have too much power to protect incumbent workers
against competition and to control the flow of work at the site of
production, or perhaps if statutory health and safety regulations are
too stringent. It seems clear that those who point to labour market
rigidity as the source of high unemployment have something other than
simple nominal or real wage rigidity in mind, or so I shall assume.
Solow (1997)
[5] De Minicis, Marucci (2018)
[6] Meno lavoro e investimenti»! La protesta delle imprese contro il decreto «dignità», Il Sole 24 ore (2018)
[7]
Per una esaustiva teorizzazione delle forme di sostegno alla sicurezza
reddituale si richiama Standing (2018) nella parte Basic Income – Its
Meaning and Historical Origins.
[8] Da
un punto di vista strettamente economico, un reddito minimo/di
cittadinanza avrebbe un impatto decisamente positivo sulla domanda
aggregata soprattutto in periodi di crisi o di stagnazione come quello
che stiamo vivendo in Europa e in particolare in Italia dal 2007-08 in
poi. L’effetto di tale strumento sui consumi sarebbe notevole, poiché
permetterebbe a chi non ha un lavoro comunque di mantenere più o meno
stabile il proprio livello di consumo. Tridico (2015)
[9]
Stima riferibile a previsioni disegno di legge n. 1148 per
l’istituzione di un Reddito di cittadinanza e di un salario minimo
orario. In particolare tale importo è quantificabile come: “garanzia
per il beneficiario, qualora sia unico componente di un nucleo
familiare, il raggiungimento, anche tramite integrazione, di un reddito
annuo netto calcolato secondo l’indicatore ufficiale di povertà
monetaria dell’Unione Europea, pari ai 6/10 del reddito mediano
equivalente familiare, quantificato per l’anno 2014 in euro 9.360 annui e
in euro 780 mensili”.
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