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Una di queste sere provate ad andare al porto. Appena arrivate si
apre di fronte a te la più grande contraddizione degli anni che stiamo
vivendo: da una parte ci sono i locali, la gente che si diverte e beve
cocktail, musica a volume altissimo, tante persone – la maggior parte di
loro studenti – che trascorrono una delle ultime serate di vacanza;
sull’altro molo, quello esattamente di fronte, è perfettamente visibile
una nave, un po’ nell’ombra oltre le luci a bordo, un po’ nel silenzio
rispetto al fracasso che si sente su questo molto. Sul fianco della nave
si legge una grande scritta rossa “Guardia Costiera”: quella è la
Diciotti, in cui si trovano ancora 150 persone, recluse da otto giorni;
il 90% di loro scappa dall’Eritrea, un Paese in cui non si svolgono le
elezioni dal 1993, in cui dissidenti politici e giornalisti vengono
condannati ai lavori forzati senza processo, in cui più della metà della
popolazione vive in povertà assoluta, in cui la leva militare
obbligatoria va dai 17 ai 60 anni e solo dopo puoi ricevere un
passaporto e andare fuori. Queste persone sono scappate da un incubo,
una vita che noi, quelli che stanno su questo molo, riusciamo
difficilmente a immaginare e la percepiamo come distante, quel genere di
cose che sicuramente a noi non accadrà mai.
Forse
è proprio per questa indifferenza, per questo stato generale di
incoscienza e di amnesia collettiva, che in questi giorni è stata resa
possibile la più grande sospensione dei diritti umani in Italia dopo il
G8 di Genova nel 2001. Un Ministro dell’interno che, in sfregio allo
stato di diritto, detiene illegalmente da giorni 150 persone a bordo
della Diciotti, utilizzandole come strumento di una propaganda becera e
xenofoba. A bordo la situazione è precaria: sono presenti solo 2 bagni
chimici, diversi migranti hanno contratto la scabbia, altri hanno
urgente bisogno di sostegno psicologico dopo un viaggio durato a volte
anche anni, tra privazioni, stenti, trattamenti inumani e degradanti. Il
rischio di un’emergenza sanitaria sulla Diciotti si fa più concreto
ogni ora che passa.
Un Ministro che, come evidenziano in molti, non avrebbe nemmeno la
competenza per vietare lo sbarco, che spetterebbe al più al Ministro dei
trasporti o (trattandosi di nave militare) della difesa. Non risulta
inoltre che sia stato adottato alcun provvedimento formale che neghi
l’autorizzazione allo sbarco, presupposto che avrebbe consentito un
intervento del Giudice amministrativo, anche in sede cautelare. Lo
stesso capitano della Diciotti ha riferito in un’intervista di aver
appreso di non essere autorizzato a far sbarcare la nave sui social,
senza aver ricevuto alcun ordine formale. Siamo giunti al punto che un
Ministro della Repubblica (tra le altre cose incompetente) emana ordini
attraverso i tweet. Ma Salvini si crede al di sopra della legge, tanto
da sfidare la magistratura (“voglio vedere se mi arrestano”) e lo stesso
Presidente della Repubblica (“non temo un intervento del Quirinale”).
Quanto sta avvenendo sulla Diciotti in queste ore rappresenta un vero e
proprio sequestro di persona a scopo ricattatorio e un abuso di ufficio,
e ci auguriamo che la magistratura possa accertare le responsabilità
penali di questa vicenda senza alcuna pressione o condizionamento,
valutando anche se sussistano le condizioni per configurare il reato di
tortura.
L’art. 13 della Costituzione prevede l’inviolabilità della libertà
personale, che può essere limitata solo con provvedimento motivato
dell’autorità giudiziaria nei casi tassativamente previsti dalla legge. I
naufragi della Diciotti sono da giorni sequestrati a bordo senza che
nessun giudice ne abbia autorizzato la detenzione. Il diritto
internazionale del mare prescrive in capo agli Stati l’obbligo di
soccorrere i naufraghi e di farli sbarcare in un porto sicuro. I
migranti hanno inoltre il diritto di presentare domanda di protezione
internazionale di asilo e non possono essere rimpatriati prima che la
loro richiesta sia stata valutata.
In
questi giorni, nonostante la manifesta illegalità di tutte ciò che sta
avvenendo, la polizia è schierata di fronte la nave, impedendo alle
persone rinchiuse dentro di sbarcare e costringendole a un trattamento
disumano. Siamo stanchi di come come la vita delle persone venga
ignorata e avvilita, della libertà di circolazione delle merci e dei
capitali ma non degli esseri umani. Non vogliamo rassegnarci a una
logica per cui le merci valgono più delle vite umane: tutte e tutti
devono avere il diritto di scegliere il luogo in cui vivere e di
liberarsi dalle condizioni di miseria e sfruttamento a cui sono
costretti.
Salvini vuole illuderci che la lotta alla criminalità e al degrado si
realizzi combattendo l’immigrazione; ma l’unico modo per abbatterli è
investire nel lavoro e garantire dei diritti ai lavoratori, garantire un
vero diritto allo studio e un futuro per tutte e tutti. Noi ribaltiamo
questa prospettiva, ogni cittadino povero o dimenticato è potenzialmente
un criminale: bisogna reinvestire nel lavoro, abbattere il precariato,
rendere i saperi accessibili a tutt* e ridare dignità alle persone
attraverso un sistema di welfare universale.
Per questo oggi 25 agosto, alle ore 17:00 saremo presenti alla
manifestazione regionale per la libertà di movimento e l’accoglienza, e
invitiamo tutti ad essere presenti, per chiedere l’immediato sbarco
delle donne e degli uomini ancora sequestrati sulla Diciotti e le
dimissioni del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il Governo italiano
sta violando la Costituzione, la legge italiana e il diritto
internazionale, con un cinismo e una ferocia inauditi. Ma per fortuna
c’è ancora un Paese che si indigna, che scende in piazza, che resiste
contro la barbarie. Un Paese che non si arrende alla paura e all’odio.
Un Paese che vuole restare umano.
Unione degli Studenti Sicilia
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