domenica 26 agosto 2018

Diciotti, Matteo Salvini è indagato dalla procura di Agrigento: l’inchiesta passa al tribunale dei ministri

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Matteo Salvini è indagato dalla procura di Agrigento. Il fascicolo aperto nei giorni scorsi per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio non è più a carico di ignoti. A confermarlo è un comunicato della stesso ufficio inquirente siciliano. Un documento in cui non si cita – ovviamente – il nome del leader della Lega. Ma si specifica che gli atti dell’inchiesta che riguardano uno degli indagati verranno trasmessi al tribunale dei ministri. Come può confermare ilfattoquotidiano.it quell’indagato è Matteo Salvini. L’indagine sui migranti trattenuti per cinque giorni a bordo della nave Diciotti – attraccata nel porto di Catania senza che venisse mai dato il via libera allo sbarco – conduce quindi direttamente al ministro dell’Interno.
Indagato anche un capo di gabinetto – Due le persone iscritte nel registro degli indagati dal pm Luigi Patronaggio: oltre al ministro è coinvolto nell’inchiesta anche il capo di gabinetto. La svolta sul caso della nave della Guardia Costiera arriva alla fine di una giornata il procuratore Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella sono volati a Roma per sentire i dirigenti del servizio Libertà civili del Viminale. Ascoltati come persone informate sui fatti per circa tre ore, i funzionari hanno ricostruito la catena di comando degli ordini impartiti al comandante della Diciotti.
Ai testimoni  – secondo quanto sostenuto dallo stesso Salvini nel tardo pomeriggio – sarebbero state poi chieste le generalità del ministro dell’Interno, poi finito nel registro degli indagati. “Se vuole interrogarmi, o magari arrestarmi perché difendo i confini e la sicurezza del mio Paese, ne sono fiero e lo aspetto a braccia aperte”, è il testo di uno dei tanti post provocatori pubblicato sui social network del leader della Lega durante la giornata di oggi. Animata da continui contatti con il presidente del consiglio Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio per sbloccare la vicenda della Diciotti. Dopo la notizia dell’inchiesta a carico di Salvini da Palazzo Chigi fanno sapere di nutrire rispetto per la magistratura mentre l’indagine viene considera un atto dovuto. Tra l’altro anche se indagato Salvini non dovrà dimettersi da ministro: le tipologie di reato ipotizzate dai pm non sono tra quelle che previste dal codice etico siglato dal M5s e dalla Lega per obbligare al passo indietro i componenti dell’esecutivo.
L’attacco di Salvini: “Vergogna. Ma non ci fermeranno” – Dopo aver appresso di essere indagato, durante un comizio serale a Pinzolo, Salvini ha attaccato i pm siciliani. “Indagano un ministro che difende i confini del Paese: è una vergogna ma non ci fermeranno. Aspetto con il sorriso il procuratore di Agrigento, voglio spiegargli le mie ragioni. Aspetto un procuratore che indaghi i trafficanti e chi favoreggia l’immigrazione clandestina. Gli ricordo che gli scafisti comprano armi e droga che poi viene spacciata magari fuori dalle scuole dei nostri figli”, ha detto il segretario della Lega ai suoi sostenitori prima di attaccare direttamente la magistratura. “Bisogna buttare fuori le correnti dalle aule e se qualcuno vuole fare politica per il Pd si candidi. Pensate. Hanno quattro milioni di arretrati (il riferimento è alla difficoltà a smaltire i procedimenti nei vari tribunali italiani ndr) e hanno indagato Salvini”, ha tuonato. Poi ha rivendicato quello che è un vecchio pallino del centrodestra di Silvio Berlusconi: “Serve la riforma della giustizia“.
Il comunicato della procura – “La Procura della Repubblica di Agrigento, al termine dell’attività istruttoria compiuta a Roma, ha deciso di passare a noti il fascicolo relativo al mancato sbarco degli immigrati dal pattugliatore U. Diciotti, già iscritto per i reati di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Iscrivendo due indagati e trasmettendo doverosamente i relativi atti alla competente procura della Repubblica di Palermo per il successivo inoltro al cosiddetto tribunale per i ministri della stessa città”, c’è scritto nella nota firmata dal capo dell’ufficio inquirente agrigentino. “Tale procedura – continua il comunicato – prevista e imposta dalla legge costituzionale 16/1/89 n.1, permetterà, con tutte le garanzie e le immunità previste dalla medesima legge, di sottoporre a un giudice collegiale specializzato le condotte poste in essere dagli indagati nell’esercizio delle loro funzioni. Uno dei quali appartenente ai qualificati soggetti indicati dall’articolo 4 della norma costituzionale. Come è noto infine ogni eventuale negativa valutazione delle condotte di cui sopra, dovrà essere sottoposta alla autorizzazione della competente Camera“.

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