Livorno, appalti truccati sulla Protezione Civile: due arresti. Un imprenditore al telefono: “Brinderemo all’alluvione”Cin cin. Era novembre e Livorno non aveva ancora finito di piangere i suoi morti, cercava le forze per ripartire, i soldi per ricostruire, le parole per incoraggiare chi aveva perso tutto. Eppure c’era chi aveva voglia di far tintinnare i bicchieri. 
“Brinderemo all’alluvione” diceva al telefono l’imprenditore sicuro dell’appalto del Comune.
Una frase che torna come la formula di un rito macabro, quasi dieci anni dopo le risate che Francesco De Vito Piscicelli confessò di essersi fatto nel letto durante il terremoto dell’Aquila, all’alba del 6 aprile del 2009. A voler brindare all’alluvione di Livorno – che il 10 settembre 2017 provocò la morte di 8 persone – era Emanuele Fiaschi, capo della Tecnospurghi, azienda leader a Livorno per interventi di emergenza per spurghi e prosciugamenti. Stava parlando con un collega di Viareggio, sicuro degli appalti che lo legavano al Comune di Livorno.
La frase intercettata – confermata dal capo della squadra mobile di Livorno Salvatore Blasco che ha guidato le indagini – non si trova nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato ai domiciliari Fiaschi, perché non è per quella frase che è stato arrestato. Piuttosto per uno di quegli appalti col Comune di Livorno la cui gara secondo la Procura è stata truccata a suo beneficio. Da chi? Dall’ex coordinatore della Protezione civile Riccardo Stefanini, anche lui finito ai domiciliari e anche lui con il braccialetto elettronico, che era sospeso da maggio perché arrestato per un’altra inchiesta, questa volta per peculato.
Il centro dell’inchiesta

E’ lui il centro dell’inchiesta coordinata dal procuratore Ettore Squillace Grieco, uno dei tanti filoni avviati dalla magistratura livornese dopo il disastro di settembre. Uno riguarda la progettazione urbanistica, un altro la manutenzione dei corsi d’acqua che quella notte esondarono, il terzo l’intervento dei soccorsi coordinati dal Comune nelle ore dell’emergenza. Ma il primo punto di svolta arriva su due appalti gestiti in prima persona da Stefanini: i reati contestati, a vario titolo, sono truffa ai danni dello Stato e turbativa d’asta