Insomma, il Pd pagherà caro questo affronto.
Nella sala stampa, con alla presidenza, tra gli altri Marco Bersani e Patrizia Pellegrino, la tensione è alle stelle. "E' davvero strano questo Pd - dice Pellegrino - che da quando la legge è approdata in aula, due anni fa, è stato silente e ora improvvisamente ci mette le mani stravolgendo il testo. Sono loro che hanno usato la premeditazione, non noi". Il combinato disposto, come viene chiarito da Marco Bersani, tra uno dei decreti attuativi della legge Madia sulle pubbliche amministrazioni e le modifiche sul testo si va dritti dritti a cancellare i risultati contro la privatizzazione dell'acqua". Un passaggio che dovrebbe essere certificato, appunto, dalla Corte costituzionale.
La Madia ha addirittura scritto che la remunerazione delle tariffe così come abolita dalla dicitura abolita da 27 milioni di elettori nel referendum del 2011, deve essere reintrodotta. "L'avevamo gia detto - incanlza Pellegrino - che non era possibile formulare una delega al ministro su questa materia perché si andava ad incidere direttamente sui risultati del referendum".
Detto questo, il sospetto che il Pd spiaggerà la proposta di legge è forte. Si potrebbe aprire a quel punto un caos indescrivibile perché comunque si affermerebbe il disegno privatizzatore della Madia, che ha uno dei suoi punti "qualificanti" nel ricatto economico di bilancio verso le amministrazioni locali, e per far affermare il risultato politico del referendum si sarebbe costretti a procedere a colpi di ricorsi. E' il Vietnam renziano giocato contro i deboli, però. Ecco perché, l'obiettivo formulato dal movimento per l'acqua pubblica è innanzitutto il ritiro del decreto Madia. "Stiamo passando da 'privato è bello' a 'privato è obbligatorio", sottolinea l'onorevole Federica Daga. "Il Pd non dovrà rispondere a noi - aggiunge - ma a quei cittadini che hanno votato no alla privatizzazione e che sono stati traditi".
"Chi fa la guerra all'acqua pubblica non verrà lasciato in pace", promette Bersani.
Nella sala stampa, con alla presidenza, tra gli altri Marco Bersani e Patrizia Pellegrino, la tensione è alle stelle. "E' davvero strano questo Pd - dice Pellegrino - che da quando la legge è approdata in aula, due anni fa, è stato silente e ora improvvisamente ci mette le mani stravolgendo il testo. Sono loro che hanno usato la premeditazione, non noi". Il combinato disposto, come viene chiarito da Marco Bersani, tra uno dei decreti attuativi della legge Madia sulle pubbliche amministrazioni e le modifiche sul testo si va dritti dritti a cancellare i risultati contro la privatizzazione dell'acqua". Un passaggio che dovrebbe essere certificato, appunto, dalla Corte costituzionale.
La Madia ha addirittura scritto che la remunerazione delle tariffe così come abolita dalla dicitura abolita da 27 milioni di elettori nel referendum del 2011, deve essere reintrodotta. "L'avevamo gia detto - incanlza Pellegrino - che non era possibile formulare una delega al ministro su questa materia perché si andava ad incidere direttamente sui risultati del referendum".
Detto questo, il sospetto che il Pd spiaggerà la proposta di legge è forte. Si potrebbe aprire a quel punto un caos indescrivibile perché comunque si affermerebbe il disegno privatizzatore della Madia, che ha uno dei suoi punti "qualificanti" nel ricatto economico di bilancio verso le amministrazioni locali, e per far affermare il risultato politico del referendum si sarebbe costretti a procedere a colpi di ricorsi. E' il Vietnam renziano giocato contro i deboli, però. Ecco perché, l'obiettivo formulato dal movimento per l'acqua pubblica è innanzitutto il ritiro del decreto Madia. "Stiamo passando da 'privato è bello' a 'privato è obbligatorio", sottolinea l'onorevole Federica Daga. "Il Pd non dovrà rispondere a noi - aggiunge - ma a quei cittadini che hanno votato no alla privatizzazione e che sono stati traditi".
"Chi fa la guerra all'acqua pubblica non verrà lasciato in pace", promette Bersani.
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