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martedì 31 marzo 2015
Corruzione, un romanzo letto al contrario.
Abbiamo capito. La corruzione è il vero romanzo italiano, e un
nuovo Manzoni ci scriverebbe il sequel ai Promessi Sposi.
A quel che
si legge, nell’inchiesta su Ischia c’è tutto. Il politico che rimane
a galla trasmigrando da una sponda all’altra; i partiti di
successiva appartenenza che abbracciano il suo pacchetto di voti;
i funzionari compiacenti che firmano le carte partecipando al
maltolto; i parenti; il fangoso rapporto tra politica,
amministrazione, denaro; l’impresa, per di più ammantata di una
storia antica e persino un tempo nobile; il politico potente, magari
un po’ decaduto. E soprattutto l’omertà di tanti, che certamente
sapevano o sospettavano, e hanno valorosamente taciuto.
È l’Italia di oggi. Un remake con un
copione nemmeno originale, che non ci insegna nulla di nuovo. Ma ci
dà l’ennesima prova di quanto debole sia l’argine che la politica
vorrebbe costruire. Il disegno di legge contro la corruzione
arranca in senato, e va ancora ricordato che il disegno di legge AS 19
a firma di Grasso e altri fu presentato il 15 marzo 2013, all’avvio
della legislatura. Sono passati due anni, e non più di un mese fa
venne negata l’urgenza.
La lotta alla corruzione arranca,
mentre continuano le fibrillazioni sulla questione della
prescrizione. Il punto è che una parte della maggioranza considera
la corruzione come un peccatuccio, da confessionale piuttosto
che da galera. La riluttanza di pezzi della politica verso
interventi drastici riflette il pensiero di pezzi del paese che con
la corruzione vivono senza problemi. Perché ne approfittano,
perché la tollerano, perché pensano che non li riguarda.
Combattere la corruzione è ovunque
difficile, perché è un reato in cui è difficile distinguere un
carnefice e una vittima. Corruttore e corrotto sono
indissolubilmente legati dall’interesse a coprire il reato,
e manterranno entrambi il silenzio se appena potranno.
Lo scempio buffo della politica locale.
“Grand Hotel, gente che viene, gente che va, tutto senza scopo”.
Pierfranco PellizzettiQuello che sta avvenendo nell’albergaccio malamente restaurato della politica locale, alle soglie delle elezioni regionali, sta tutto nella celebre battuta del film con Greta Garbo annata 1932. Uno scomposto agitarsi a casaccio senza strategia, nell’apoteosi di spiriti animali e vane velleità di protagonismo. Anche perché l’unico vero disegno strategico in campo è quello della restaurazione classista (la consacrazione egemonica del privilegio) promosso in sede centrale da Matteo Renzi. Praticamente senza incontrare il benché minimo contrasto.
Bravo lui – il blairino con l’acca aspirata – o inetti tutti gli altri?
TTIP e TPP: tutto il potere alle multinazionali.
La pubblicazione di alcuni contenuti del trattato TPP (Trans Pacific Partnership), che vede impegnate da qualche anno dodici nazioni in negoziazioni segrete per definire un accordo su misure di liberalizzazione commerciale, ha provocato un duro dibattito negli Stati Uniti, contribuendo a ridimensionare ulteriormente, ove possibile, il consenso e la fiducia nei confronti del ruolo “progressista” del presidente Obama.
Carlo Formenti
A rendere pubblico l’accordo ha provveduto il New York Times che è venuto in possesso dei relativi documenti grazie a Wikileaks. Se e quando l’accordo entrerà in vigore, spiega il giornale, le compagnie multinazionali operanti nell’America del Nord e del Sud, oltre che in Asia, potranno fare causa al governo degli Stati Uniti (come a quelli degli altri Paesi aderenti al trattato) per ottenere l’annullamento di quelle leggi nazionali e di quei regolamenti amministrativi regionali e locali che ritengono lesive delle loro “legittime aspettative di profitto”.
Adesso si capisce, commenta un lungo articolo dell’Huffington Post, perché l’amministrazione Obama, la quale preme per ottenere una corsia preferenziale per una rapida approvazione del trattato da parte di Senato e Camera dei Rappresentanti, ha fatto di tutto per mantenerne segrete le clausole. Se il pubblico ne fosse stato a conoscenza, si sarebbe scatenata una furiosa reazione – come è infatti avvenuto negli ultimi giorni – da parte degli esponenti della sinistra Democratica, delle organizzazioni sindacali nonché delle associazioni ambientaliste e dei consumatori.
Caro Poletti, il reddito garantito è un'altra cosa.
Ci domandiamo sempre quanto costa mettere in campo una misura
universale di reddito garantito, ma non ci domandiamo mai quanto costa
non averlo: quanti dei nostri ragazzi sono costretti ad andare via per
specializzarsi e trovare una vita dignitosa, quanti abbiamo già regalato
nelle mani della criminalità organizzata, quante donne lasciamo in mano
ai loro aguzzini, quante costringiamo ad essere madri a tempo pieno,
quanti precari vivono senza costruirsi un progetto di vita?
Finalmente se ne parla, ed è una buona notizia: il tema del reddito garantito, finora tabù, è salito nelle ultime settimane alla ribalta della cronaca politica. Ma come se ne parla? Ci ragionano in tanti, associandogli diversi aggettivi e definizioni, spesso in maniera confusa. Per non creare equivoci il modo migliore sarebbe innanzitutto intendersi sul senso di questa misura, per evitare di usare la parola "reddito" come sinonimo di salario o di social card.
Finalmente se ne parla, ed è una buona notizia: il tema del reddito garantito, finora tabù, è salito nelle ultime settimane alla ribalta della cronaca politica. Ma come se ne parla? Ci ragionano in tanti, associandogli diversi aggettivi e definizioni, spesso in maniera confusa. Per non creare equivoci il modo migliore sarebbe innanzitutto intendersi sul senso di questa misura, per evitare di usare la parola "reddito" come sinonimo di salario o di social card.
Turchia, giudice in ostaggio in tribunale a Istanbul: “Giustizia per Gezi Park”.
Membri del "Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo" hanno preso in ostaggio il pm Mehmet Selim Kiraz, in relazione alla sua indagine sulla morte di Berkin Elvan, adolescente ucciso dalla polizia durante le proteste del 2013. Gli autori del gesto hanno dato tempo alle autorità fino alle 3.36 per accogliere le loro richieste, che includono la confessione in diretta del poliziotto sospettato dell'uccisione e la creazione di un tribunale popolare che giudichi gli agenti responsabili.
di F. Q.
Appalti, come arricchirsi con l’uno per cento Grazie a sponsor politici e protezioni aziendali, le grandi opere sono sempre un affare. Così funziona il meccanismo che assegna le direzioni dei lavori. A spese dei cittadini.
Lo scorso autunno una delegazione libica sbarca a Roma per discutere della
Coastal road. È l’autostrada che il governo italiano ha promesso al fu
Muhammar Gheddafi nel 2008, con Silvio Berlusconi premier e Altero
Matteoli ministro delle Infrastrutture, per compensare i danni della
colonizzazione sabaudo-fascista.
Lo schema dell’accordo, mantenuto anche dopo la caduta del Colonnello, prevede che la società pubblica Anas international enterprise, controllata al 100 per cento dall’Anas, si occupi del progetto e della direzione lavori. La Libia può scegliere le imprese, purché siano di preferenza italiane (Salini-Impregilo, Cmc, Condotte, Pizzarotti).
L’incontro romano si svolge in un’atmosfera surreale. I libici si sentono dire che alla direzione lavori sulla Ras Ejdyer-Emssad Motorway parteciperà anche la Ingegneria Spm di Stefano Perotti. No problem, rispondono. Sanno bene che in questo momento la costruzione di un’autostrada è più probabile su Marte che nella Libia devastata da tre anni di guerra civile e dall’attacco dello Stato Islamico. Ma conoscono gli italiani e sanno stare al gioco. E in gioco per adesso non ci sono i 2,3 miliardi di euro della Motorway costiera ma i 125 milioni di euro di consulenze tecniche e amministrative bandite a gara dall’ambasciata di Tripoli ma pagate con fondi degli ex colonizzatori.
Lo schema dell’accordo, mantenuto anche dopo la caduta del Colonnello, prevede che la società pubblica Anas international enterprise, controllata al 100 per cento dall’Anas, si occupi del progetto e della direzione lavori. La Libia può scegliere le imprese, purché siano di preferenza italiane (Salini-Impregilo, Cmc, Condotte, Pizzarotti).
L’incontro romano si svolge in un’atmosfera surreale. I libici si sentono dire che alla direzione lavori sulla Ras Ejdyer-Emssad Motorway parteciperà anche la Ingegneria Spm di Stefano Perotti. No problem, rispondono. Sanno bene che in questo momento la costruzione di un’autostrada è più probabile su Marte che nella Libia devastata da tre anni di guerra civile e dall’attacco dello Stato Islamico. Ma conoscono gli italiani e sanno stare al gioco. E in gioco per adesso non ci sono i 2,3 miliardi di euro della Motorway costiera ma i 125 milioni di euro di consulenze tecniche e amministrative bandite a gara dall’ambasciata di Tripoli ma pagate con fondi degli ex colonizzatori.
Tangentopoli di Ischia: il vero potere adesso passa per le Fondazioni.
Da mafia Capitale allo scandalo Penati, tutte le inchieste dell'ultima stagione finiscono per sottolineare il ruolo che le fondazioni hanno assunto nella vita politica nazionale. È lì che - in maniera lecita o illecita - affluiscono i finanziamenti per i leader di tutti gli schieramenti: da Massimo D'Alema a Gianni Alemanno.
L'Espresso di Gianluca Di FeoMafia Capitale, lo scandalo Penati e adesso anche la tangentopoli ischitana . Non è un caso se tutte le inchieste dell'ultima stagione finiscano per sottolineare il ruolo che le fondazioni hanno assunto nella vita politica nazionale. È lì che - in maniera lecita o illecita - affluiscono i finanziamenti per i leader e persino per i gregari di tutti gli schieramenti, da Massimo D'Alema a Gianni Alemanno. E, di fatto, oggi questi organismi hanno rimpiazzato le vecchie correnti. «Non ci sono più i partiti. È inutile imporre la trasparenza nei bilanci dei partiti, che ormai sono spompati e nessuno li finanzia più. Oggi il vero potere passa per le fondazioni», ha detto il presidente dell'Anticorruzione Raffaele Cantone, il primo a porre la questione in un'intervista a “l'Espresso” nello scorso dicembre.
L'indagine sulle mazzette a Ischia accende i riflettori sulla prima di queste creature, ItalianiEuropei, nata nel 1998 per volontà dell'allora premier Massimo D'Alema. Al di fuori della rilevanza penale, l'invito dell'uomo della coop Concordia a «investire in ItalianiEuropei» si traduce in tre bonifici da 20 mila euro ciascuno. Soldi motivati nelle intercettazioni dal loquace Francesco Simone, perché «D'Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi... ci ha dato delle cose». Sessantamila euro sono poca cosa, forse, rispetto alle somme che girano nei circuiti del malaffare. E un versamento attraverso bonifici sembra rispettare tutte le forme della legalità. Ma quanti altri contributi ha ricevuto ItalianiEuropei? Impossibile saperlo.
Guerre nel Mondo. Svolta clamorosa la Nato araba per fare guerra all'Iran.
Non contro Israele, ma contro l'Iran: la decisione della Lega Araba di creare una forza militare congiunta per fare guerra all'Iran è solo il primo passo di una escalation bellica mai vista. Non c'è precedente: mai, neanche per le 4 guerre contro Israele, i paesi arabi avevano deciso di formare una loro Nato. Non avevano neanche unificato i comandi, li avevano solo coordinati (e malamente). Inoltre, seconda svolta clamorosa, la Nato araba non solo non vede la presenza degli Usa, ma è chiaramente opposta, in rotta di collisione con la politica mediorientale degli Usa.
Carlo Panella
Inviato in Medio Oriente, saggista su Islam e islamismo
Con questo cruciale passo, dunque, al di là del dato militare pur clamoroso, i paesi arabi sunniti, sotto la leadership dell'Egitto di al Sisi e dell'Arabia Saudita di re Salman, codificano una realtà drammatica: la guerra di religione dentro l'Islam, la Fitna, lo scannamento reciproco di sciiti e sunniti, diventa politica ufficiale, formale, degli Stati.
MA NON ERA FINITA? A FEBBRAIO 23 MILA DISOCCUPATI IN PIÙ
Tasso disoccupazione risale a febbraio al 12,7%, per giovani al 42,6%. Istat, 23 mila senza lavoro in più in un mese.
Redazione, L'Huffington Post
Classe Operaia. Pordenone, esplosione in un termovalorizzatore: un morto e un ferito.
Una persona è morta e una è rimasta ferita dopo l’esplosione avvenuta nell’impianto di termovalorizzazione di Spilimbergo (in provincia di Pordenone). La vittima è un operaio di 50 anni, dipendente della società. Dalle prime informazioni si apprende che l’uomo stava sistemando assieme a un collega un serbatoio quando è stato investito da un violentissimo scoppio.
L’altro operaio, seppure rimasto praticamente illeso, è stato trasferito in ospedale a bordo di un’ambulanza, in stato di choc. Sul posto sta operando il personale del 118 assieme ai vigili del fuoco. Indagano i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Spilimbergo e la Procura della Repubblica di Pordenone. L’esplosione si è verificata attorno alle 15,15 di oggi, 30 marzo. La ditta nella quale è avvenuto l’incidente è la Mistral Fvg srl, dedita a raccolta, smaltimento e intermediazione di rifiuti speciali. Allo scoppio è seguito un principio d’incendio.lunedì 30 marzo 2015
Appello agli intellettuali: se ci siete, battete un colpo!
Sì, è vero. L'altro diceva Romolo e Remolo, faceva le corna durante le foto ufficiali, dava del kapò a Schulz. Recitava barzellette inascoltabili. Ma dalla sua non aveva l'arroganza della subcultura (giovanilismo, semplificazione, modernità) massificante. Quella che ha permesso ad un’ancella dell’attuale premier di dare, impunita, dei “professoroni” a gente cui - se solo si possedesse un barlume di cultura (quella vera ) oltre che di senso della decenza ed un minimo di capacità di autovalutazione - si dovrebbe prima di tutto rispetto.
MARINA BOSCAINO
Il berlusconiano new generation,
Matteo Renzi, ce la sta mettendo tutta per coprirsi di ridicolo e
rendersi imbarazzante. Ma, nell’afasia dell’inerzia di anni, nessuno
apre bocca. E così, battuta dopo battuta, esternazione dopo
esternazione, selfie dopo selfie, questo inquietante personaggio
ipercinetico, logorroico e dotato di un ego ipertrofico spadroneggia e
discetta su qualsivoglia argomento.
È stato recentemente il turno dei
Promessi Sposi. «La penso come Umberto Eco, i Promessi Sposi andrebbero
proibiti per legge, perché una volta proibiti diventano affascinanti, e
si rivelano essere un capolavoro assoluto». Semplificazione di un
concetto ben più complesso, che il nostro tuttologo ha sistematicamente
banalizzato, esprimendo un concetto che, se fosse valido, dovrebbe
essere esteso a tutti i contenuti di tutte le discipline scolastiche (ed
universitarie): essendo obbligatorie, esse perderebbero fascino e
seduzione; dunque, proibiamole.
La distruzione degli ulivi è (oltretutto) un crimine contro la scienza.
La Puglia scende in piazza contro la vergognosa decisione della Regione di sradicare migliaia di piante ritenute infette dal batterio della xylella. Un piano di intervento che non ha alcuna base scientifica. Nuove prove dimostrano che non è la xylella il “killer degli ulivi”.
Questo articolo aggiorna con nuove evidenze scientifiche elementi che la giornalista aveva già messo in luce in una inchiesta di un anno fa, inchiesta utilizzata poi dall'Eurispes per il rapporto sulle agromafie e acquisito dalla commissione UE grazie all'intervento di Antonia Battaglia di Peacelink.
di Marilù Mastrogiovanni
Non si sa se sia la xylella a seccare gli ulivi di Puglia. La conferma arriva da Marina Barba, direttora del Cra (Consiglio per la ricerca in agricoltura), ente di diritto pubblico del Ministero delle politiche agricole che raccorda tutti gli istituti di ricerca sull’agricoltura. “Che la xylella produca dei disseccamenti è noto, ma non sugli ulivi”, ha dichiarato la direttora del Cra.
L’unico esperimento scientifico pubblicato, è stato portato a termine nel 2010 in California ed ha avuto esito negativo: la xyella non è risultata patogena sugli ulivi.
Anche in mancanza di tale prova del nove, il piano di sradicamento degli ulivi del commissario straordinario per l’emergenza xylella va avanti. Così sono arrivati da tutta la Puglia in un abbraccio ideale attorno agli ulivi che rischiano di essere sradicati perché ritenuti infetti dal batterio da quarantena.
La piazza statica
militant
Che la manifestazione cittadina del 28 febbraio sia riuscita a portare in piazza più gente dell’apparato nazionale Fiom guidato dal lìder maximo Landini la dice lunga sulle potenzialità che avrebbe potuto generare quel metodo sommato a quelle istanze politiche, ennesima occasione sprecata da un movimento incapace di uscire da un certo minoritarismo autocompiacente. Eppure un confronto oggi tra le due piazze appare necessario, per comprenderne i limiti vicendevoli. Nonostante l’evidente sovraesposizione mediatica, la piazza di Landini non è riuscita ad aggregare altro che i “soliti noti”: pensionati, lavoratori a tempo indeterminato, operai Fiom presenti nelle grandi fabbriche, pubblico impiego, ceto medio riflessivo; una piazza al tempo stesso necessaria e statica, “passata” ma ancora decisiva.
"La Fiom deve uscire dall'ambiguità. Il sindacato è in crisi, presto ce ne sarà uno solo". Intervista a Sergio Bellavita
Sergio
Bellavita è il portavoce nazionale della minoranza Cgil "Il sindacato è
un'altra cosa". Sabato era presente alla manifestazione della Fiom,
sindacato di cui fa parte. Controlacrisi.org lo ha intervistato.
Questa Cgil più che un sindacato confederale sembra impegnata in un drammatico e raffazzonato inseguimento della Fiom, non credi?
Intanto, partiamo da una considerazione che invece dovrebbe stare al centro dei ragionamenti sulla Cgil, ovvero la pesante sconfitta subita dal sindacato con l’approvazione del Jobs act. C'è una crisi pesante della Cgil, in tutte le sue forme, credo anche Fiom compresa.
Questa Cgil più che un sindacato confederale sembra impegnata in un drammatico e raffazzonato inseguimento della Fiom, non credi?
Intanto, partiamo da una considerazione che invece dovrebbe stare al centro dei ragionamenti sulla Cgil, ovvero la pesante sconfitta subita dal sindacato con l’approvazione del Jobs act. C'è una crisi pesante della Cgil, in tutte le sue forme, credo anche Fiom compresa.
Nella cabina di pilotaggio
dinamopress Franco "Bifo" Berardi*
Lo schianto dell'aereo German Wings ci costringe a fare i conti con l'infelicità dilagante. Una società depressa perchè costretta ad adeguarsi ai ritmi e alle solitudini imposte dal neoliberismo e dalla precarietà
Dicono che il giovane pilota Andreas Lubitz avesse sofferto di crisi depressive e avesse tenuto nascoste le sue condizioni psichiche all’azienda per cui lavorava, la Lufthansa. I medici consigliavano un periodo di assenza dal lavoro. La cosa non è affatto sorprendente: il turbo-capitalismo contemporaneo detesta coloro che chiedono di usufruire dei permessi di malattia, e detesta all’ennesima potenza ogni riferimento alla depressione. Depresso io? Non se ne parli neanche. Io sto benissimo, sono perfettamente efficiente, allegro, dinamico, energico, e soprattutto competitivo. Faccio jogging ogni mattina, e sono sempre disponibile a fare straordinario. Non è forse questa la filosofia del low cost?L’esplosione della “classe esplosiva”
http://temi.repubblica.it/micromega-online
Uno spettro si aggira per l’Europa: è lo spettro del precariato. Ed è proprio attraverso la categoria concettuale del precariato, definita “classe esplosiva”, che si può comprendere il recente fenomeno italiano delle “coalizioni sociali”, ben lontano dai cartelli politico-elettorali della recente tradizione. Sottovalutarlo significa ignorarne la possibile esplosione.
di Domenico Tambasco
Uno spettro si aggira per l’Europa: è lo spettro del precariato.
Così potremmo esordire, parafrasando il noto incipit del “Manifesto del Partito Comunista”[1], per definire con una sintomatica espressione il recente sviluppo di “coalizioni sociali” che traggono la loro origine direttamente dal mondo del lavoro.
È un fenomeno che risponde a dinamiche sociali articolate e profonde, di lungo momento, che solo uno sguardo superficiale può ridurre alla lista dei cartelli politico-elettorali; è il caso dunque di coglierne i profili, facendo riferimento a ciò che sta accadendo, negli ultimi mesi, proprio in Italia.
Incredibile a dirsi –forse memore di una tradizione movimentista che affonda le sue radici ai tempi della Rivoluzione Francese – una delle prime categorie a mobilitarsi è stata proprio quella degli avvocati che, a colpi di “selfie” recanti lo slogan “Io non mi cancello”, ha dato vita ad una diffusa protesta contro la propria Cassa di Previdenza Forense.
di Domenico Tambasco
Uno spettro si aggira per l’Europa: è lo spettro del precariato.
Così potremmo esordire, parafrasando il noto incipit del “Manifesto del Partito Comunista”[1], per definire con una sintomatica espressione il recente sviluppo di “coalizioni sociali” che traggono la loro origine direttamente dal mondo del lavoro.
È un fenomeno che risponde a dinamiche sociali articolate e profonde, di lungo momento, che solo uno sguardo superficiale può ridurre alla lista dei cartelli politico-elettorali; è il caso dunque di coglierne i profili, facendo riferimento a ciò che sta accadendo, negli ultimi mesi, proprio in Italia.
Incredibile a dirsi –forse memore di una tradizione movimentista che affonda le sue radici ai tempi della Rivoluzione Francese – una delle prime categorie a mobilitarsi è stata proprio quella degli avvocati che, a colpi di “selfie” recanti lo slogan “Io non mi cancello”, ha dato vita ad una diffusa protesta contro la propria Cassa di Previdenza Forense.
Sentenza storica contro Trenitalia: "I macchinisti in cabina devo essere due e non uno"
www.controlacrisi.org
I giudici di Genova hanno accolto il ricorso di Silvio Lorenzoni, macchinista delle ferrovie presso la Divisione Cargo di Genova Rivarolo, che si era ribellato pubblicamente ad un accordo siglato tra Trenitalia e i sindacati. L'accordo non prevedeva più l’obbligo di avere a bordo due macchinisti bensì uno solo affiancato da un cosiddetto Tecnico Polifunzionale (Tpc) che non è però abilitato alla conduzione del convoglio.
Più volte Lorenzoni si era rifiutato di salire a bordo della locomotiva prendendosi per questo diverse sanzioni disciplinari. Nell’estate scorsa, a seguito di altre sue “ribellioni”, era stato raggiunto da ben due provvedimenti di licenziamento. Si legge nella motivazione che “è dunque evidente che la nuova organizzazione ha prolungato i tempi d’intervento a tutela della sicurezza del macchinista in modo rilevante e soprattutto imprevedibile in ragione della diversità dei luoghi in cui l’emergenza può verificarsi”. Una situazione riscontrata anche da alcune Asl italiane, come ad esempio quella di Rivoli, che ha evidenziato una serie di criticità sulle quali il procuratore torinese Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta. Il Tribunale del Lavoro di Genova sottolinea inoltre che l’organizzazione aziendale comporta “effetti pregiudizievoli per la salute del lavoratore”. Inoltre, e forse è il passaggio più importante, a questa emergenza “non suppliscono le tecnologie a bordo” che “sono funzionali ai soli controlli sull’andamento del traffico e sulle modalità di conduzione... non risulta che possano agevolare interventi d’emergenza “. Il giudice parla poi di “arretramento considerevole del livello di tutela del macchinista”.
Più volte Lorenzoni si era rifiutato di salire a bordo della locomotiva prendendosi per questo diverse sanzioni disciplinari. Nell’estate scorsa, a seguito di altre sue “ribellioni”, era stato raggiunto da ben due provvedimenti di licenziamento. Si legge nella motivazione che “è dunque evidente che la nuova organizzazione ha prolungato i tempi d’intervento a tutela della sicurezza del macchinista in modo rilevante e soprattutto imprevedibile in ragione della diversità dei luoghi in cui l’emergenza può verificarsi”. Una situazione riscontrata anche da alcune Asl italiane, come ad esempio quella di Rivoli, che ha evidenziato una serie di criticità sulle quali il procuratore torinese Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta. Il Tribunale del Lavoro di Genova sottolinea inoltre che l’organizzazione aziendale comporta “effetti pregiudizievoli per la salute del lavoratore”. Inoltre, e forse è il passaggio più importante, a questa emergenza “non suppliscono le tecnologie a bordo” che “sono funzionali ai soli controlli sull’andamento del traffico e sulle modalità di conduzione... non risulta che possano agevolare interventi d’emergenza “. Il giudice parla poi di “arretramento considerevole del livello di tutela del macchinista”.
LibreOffice To Become The Cornerstone Of The World’s First Universal Productivity Solution
http://blog.documentfoundation.org/
Berlin, March 25, 2015 – LibreOffice, the best free office suite ever, is set to become the cornerstone of the world’s first global personal productivity solution – LibreOffice Online – following an announcement by IceWarp and Collabora of a joint development effort. LibreOffice is available as a native application for every desktop OS, and is currently under development for Android. In addition, it is available on virtual platforms for Chrome OS, Firefox OS and iOS.
“LibreOffice was born with the objective of leveraging the OpenOffice historic heritage to build a solid ecosystem capable of attracting those investments which are key for the further development of free software,” says Eliane Domingos de Sousa, Director of The Document Foundation. “Thanks to the increasing number of companies which are investing on the development of LibreOffice, we are on track to make it available on every platform, including the cloud. We are grateful to IceWarp for providing the resources for a further development of LibreOffice Online.”
Development of LibreOffice Online started back in 2011, with the availability of a proof of concept of the client front end, based on HTML5 technology. That proof of concept will be developed into a state of the art cloud application, which will become the free alternative to proprietary solutions such as Google Docs and Office 365, and the first to natively support the Open Document Format (ODF) standard.
Da rockstar a comparsa. I media di regime scaricano Landini.
La manifestazione contro il governo Renzi, con al centro innanzitutto il Jobs Act e la discesa in campo della sua "coalizione sociale", sembra aver segnato un cambiamento di rotta.
contropiano.org Claudio Conti
A parte Repubblica -
che ha dato ampia copertura alla mobilitazione, offrendo in supporto
alcuni dei suoi storici collaboratori (da Stefano Rodotà a Sandra
Bonsanti), ma in contemporanea con un allucinante/allucinogeno
editoriale di Scalfari incitante a "salvare Renzi da se stesso" - è
stata tutta una gara alla svalorizzazione, sia della manifestazione in
sé che del progetto politico incarnato nel segretario generale della
Fiom
"Piazzetta rossa" (mettendo a impietoso confronto la manifestazione a difesa dell'art. 18 promosse dalla Cgil al tempo di Cofferati), "l'altro guanciale, insieme a Salvini, su cui Renzi può dormire tranquillo", "flop", ecc... Giudizi tranchant emessi da tribune come Il Corriere della Sera, non (solo) da qualche fascista non pentito o qualche stipendiato da Confindustria. Anche l'ex "rete di sinistra" RaiTre lo ha in qualche modo svalutato, relegandolo in seconda battuta (dopo le aperture sulla manifestazione di Tunisi e "i tormenti del giovane Andreas" (il pilota Germanwings che avrebbe provocato intenzionalmente il disastro aereo in Provenza), oppure affidandolo al motteggio sottilmente ironico tra Fabio Fazio ed Enrico Mentana.
Cos'è successo? "Il selvaggio" non buca più il video? In realtà è il video che ti prende o ti molla quando serve al proprietario...
"Piazzetta rossa" (mettendo a impietoso confronto la manifestazione a difesa dell'art. 18 promosse dalla Cgil al tempo di Cofferati), "l'altro guanciale, insieme a Salvini, su cui Renzi può dormire tranquillo", "flop", ecc... Giudizi tranchant emessi da tribune come Il Corriere della Sera, non (solo) da qualche fascista non pentito o qualche stipendiato da Confindustria. Anche l'ex "rete di sinistra" RaiTre lo ha in qualche modo svalutato, relegandolo in seconda battuta (dopo le aperture sulla manifestazione di Tunisi e "i tormenti del giovane Andreas" (il pilota Germanwings che avrebbe provocato intenzionalmente il disastro aereo in Provenza), oppure affidandolo al motteggio sottilmente ironico tra Fabio Fazio ed Enrico Mentana.
Cos'è successo? "Il selvaggio" non buca più il video? In realtà è il video che ti prende o ti molla quando serve al proprietario...
Campagnano In- Formazione.
Classe Dirigente. Arresto sindaco Ischia, la coop finanziava D’Alema e gli comprava libri e vino.
L'ex presidente dei Ds, non indagato, citato nell'inchiesta che ha portato in carcere il sindaco Pd di Ischia per i suoi rapporti con la coop rossa Cpl Concordia. Che finanziava - in modo legittimo - la fondazione Italiani europei. L'ex Psi Simone intercettato: "Mette le mani nella merda".
Liberate i bambini dagli smartphone: restare chiusi in casa fa calare la fantasia e la creatività dei più piccoli.
I bambini che passano la loro infanzia senza avere la possibilità di
giocare con gli amici all'area aperta sono meno creativi rispetto a
quelli che passano il loro tempo ad arrampicarsi sugli alberi, correre
nei campi e gettarsi nel fango: è il risultato degli studi di uno
psicologo statunitense secondo cui la società di internet e degli
smartphone danneggia la fantasia dei più piccoli.
Come racconta La Repubblica Peter Gray, psicologo e biologo al Boston College, ha di recente pubblicato un saggio il cui titolo in italiano è "Lasciateli giocare", edito da Einaudi; negli Stati Uniti è già un best seller.
Nel suo libro Gray riporta i risultati degli studi da lui condotti utilizzando come campione le risposte fornite dai bambini al Test di Torrance, applicato nelle scuole americane, tra il 1985 e il 2008. Il Test ha lo scopo di valutare la capacità creativa dei soggetti misurando tre parametri: la loro capacità di fornire molte risposte (Fluency), non scontate (Originality) e fornire un buon grado di dettaglio (Elaboration).
Quello che ha scoperto lo studioso è che la capacità creativa dei ragazzi intervistati è scesa via via fino all'85% in meno rispetto ai loro predecessori, in concomitanza con l'arrivo nelle case di internet e degli apparecchi "smart", come tablet e smartphone, di cui i bambini fanno sempre più uso.
"Privare i bambini del diritto al gioco - ha dichiarato lo specialista - è sbagliato, ed è ora di smetterla".
Come racconta La Repubblica Peter Gray, psicologo e biologo al Boston College, ha di recente pubblicato un saggio il cui titolo in italiano è "Lasciateli giocare", edito da Einaudi; negli Stati Uniti è già un best seller.
Nel suo libro Gray riporta i risultati degli studi da lui condotti utilizzando come campione le risposte fornite dai bambini al Test di Torrance, applicato nelle scuole americane, tra il 1985 e il 2008. Il Test ha lo scopo di valutare la capacità creativa dei soggetti misurando tre parametri: la loro capacità di fornire molte risposte (Fluency), non scontate (Originality) e fornire un buon grado di dettaglio (Elaboration).
Quello che ha scoperto lo studioso è che la capacità creativa dei ragazzi intervistati è scesa via via fino all'85% in meno rispetto ai loro predecessori, in concomitanza con l'arrivo nelle case di internet e degli apparecchi "smart", come tablet e smartphone, di cui i bambini fanno sempre più uso.
"Privare i bambini del diritto al gioco - ha dichiarato lo specialista - è sbagliato, ed è ora di smetterla".
Ripresa economica: nel ‘Truman Shish’ la performance chiamata cilecca.
Quando il Partito Repubblicano, trascinato dalla popolarità del Presidente del Consiglio Spadolini, raggiunse il 5% alle elezioni politiche, Forattini pubblicò un’iconoclastica vignetta in cui il grande storico e statista fiorentino, dopo essersi rimirato nudo di fronte allo specchio, esultava in tripudio (cito a memoria): “Più 3%, più 3%!”. La satira forattiniana – che con salacia pecoreccia riportava un successo politico mediaticamente pompato alle sue reali proporzioni – si è immanentemente materializzata alla lettura delle nuove previsioni sulla crescita dell’Italia nel 2015: +0,6%.
Fabio Scacciavillani Chief Economist Fondo d'investimenti dell'Oman
Per ricondurre gli eventi alla giusta prospettiva, forse bisogna partire da una rara affermazione sensata profferita dal patinato Varoufakis, eminente esponente bolsce-fico. Tra un soprabito sadomaso e un servizio fotografico su Paris Match con signora in estasi dalla terrazza di casa con vista Partenone (a proposito a quanto ammonta il reddito dichiarato dalla coppia glamour?), il teorico dei giochi ha affermato che l’Italia è in bancarotta quanto la Grecia. Per capire a cosa alludesse, con ellenica perfidia, il Ministro delle Cambiali bisogna esplicitare il concetto di sostenibilità del debito pubblico.
Non esiste una regola ferrea e semplice per determinare quando un paese ha raggiunto il baratro. In termini qualitativi si può affermare che il debito pubblico è sostenibile quando il saldo primario (cioè la differenza tra introiti e spese pubbliche al netto degli interessi), sufficiente per stabilizzare il rapporto debito Pil, è economicamente e politicamente raggiungibile.
Medio Oriente e globalizzazione: siamo nell’era dell’economia surreale.
..."L’essenza dell’economia surreale è proprio questa: la scelta degli indicatori e la creazione di scenari confacenti ai bisogni dei mercati, un comportamento reso possibile dall’asservimento delle istituzioni finanziarie e politiche al nuovo imperatore: piazza affari, ed alla sua corte, la casta imprenditoriale della globalizzazione"...
Loretta Napoleoni Economista
Lavoro: come sarà domani?
La prestazione professionale di un lavoratore all’interno di un’impresa di dimensioni medio-grandi è al giorno d’oggi universalmente codificata in modo assai meticoloso.
Andrea Strozzi Fondatore di LLHT.org, bioeconomista e scrittore
La qualità della prestazione erogata da parte dei lavoratori dipendenti a cavallo del nuovo millennio è così diventata il risultato di un mix di fattori: un ‘guscio’ esterno coincidente con il profilo di ruolo (“cosa” l’azienda si aspetta che io faccia) e una parte interna più legata alle attitudini comportamentali delle persone (“come” si aspetta che lo faccia), a sua volta composta dal set di conoscenze possedute dal lavoratore (livello di formazione, know-how specialistico,…) e da un set di capacità individuali (attitudini relazionali, doti cognitive, problem-solving, propensione al rischio, leadership…).
In qualunque azienda voi lavoriate, che ne siate coscienti o meno, i soloni del management hanno da decenni proposto e imposto, a voi come ai vostri capi, di monitorare la vostra capacità produttiva in base a questa codifica prestazionale, o a sue piccole varianti. Da qui sono quindi scaturiti i mansionari, che prescrivono le vostre responsabilità operative all’interno di quel ‘guscio’ applicabile più o meno a chiunque, e i profili attitudinali, che verificano la vostra idoneità a ricoprire il ruolo su cui qualcuno vi ha messo.
Texas, il trionfo delle rinnovabili.
Qualche giorno fa il Costa Rica ha annunciato che per oltre 75 giorni l’intera nazione è andata avanti a fonti rinnovabili. La Francia ha annunciato che presto gli edifici commerciali nuovi dovranno essere coperti o da tetti verdi, o da pannelli solari. E poi c’è Georgetown, Texas – città di 54,000 persone a nord di Austin, nel cuore del Texas.
Maria Rita D'Orsogna Fisico, docente universitario, attivista ambientale
E poi c’è Dale Ross, il sindaco di Georgetown. La sua è una città tranquilla, di epoca vittoriana, con una università piccola e dove non succede quasi mai niente. Senonché il sindaco ha appena annunciato, di punto in bianco, che entro il 2017 il 100% dell’elettricità del paese sarà da energia rinnovabile. In Texas, dove sulle targhe ci mettono le trivelle e dove i pozzi appaiono come funghi.
Perché lo fanno? Per amore dell’ambiente? Per una presa di posizione contro i cambiamenti climatici? No, sole e vento sono una decisione meramente economica: costeranno di meno che quanto si paga con le fonti fossili e daranno maggiore stabilita’ energetica alla città almeno fino al 2041. Dice infatti Mr. Ross. “The city’s contracts for solar and wind power will provide wholesale electricity at a lower price than our previous contracts. These long-term agreements also provide a fixed cost that will enable the city to avoid the price volatility and regulatory costs we were likely to have seen had we continued to use electricity generated by burning fossil fuels. With energy costs locked in for the long-term, we can maintain competitive, predictable electric rates through 2041.”
Rischi informatici. Poseidon, ecco l’ultimo malware per rubare i codici delle carte di credito.
La tecnica utilizzata dal software, nota come “memory scraping”, analizza la RAM dei terminali infetti attraverso la lettura delle stringhe conservate in chiaro e contenenti i dati delle carte di pagamento appena “strisciate”.
di F. Q. Valentina Lavore
La tecnica utilizzata dal software, nota come “memory scraping”, analizza la RAM dei terminali infetti attraverso la lettura delle stringhe conservate in chiaro e contenenti i dati delle carte di pagamento appena “strisciate”. Il “tridente”, che la minaccia informatica adopera per scardinare le barriere difensive delle macchinette e portar via informazioni utili, è composto da un keylogger, un programma (loader) che carica il virus offensivo e un “lettore di memoria” (memory scraper).
Il primo step comporta il furto delle credenziali di accesso per entrare da remoto all’interno del sistema PoS. La procedura fraudolenta, infatti, finge di cancellare dal registro di sistema le password criptate e i profili degli utenti e obbliga questi ultimi a digitare nuovamente i codici per poi catturarli.
domenica 29 marzo 2015
Coalizione sociale, perché occorre fare presto e provare ad essere più sovversivi dei padroni
Tutti
i giornali di oggi riportano il bacio di Maurizio Landini a Susanna
Camusso. Quello slancio di affetto esibito davanti agli obiettivi del
media system equivale in realtà a una patente bellicosità. Forse
addirittura comparabile alla dichiarazione di guerra che la Fiom ha
recapitato, sempre ieri, al premier Renzi. Del resto, l'imbuto in cui si
è cacciata Camusso, non lascia immaginare altri scenari. Finché sul suo
fianco destro avrà un personaggio come l'inquilino di palazzo Chigi che
di sindacati non vuol sentire parlare, e un "patto unitario" che va in
frantumi ad ogni prova importante, come nel caso del pubblico impiego,
il destino della Cgil sembra abbastanza segnato. Che la si voglia
chiamare "quarta confederazione" o "coalizione sociale", all'ordine del
giorno c'è il tema di un sindacato in grado di unificare il mondo del
lavoro sulla base delle lotte.
Alzare la testa, battere la solitudine: la sfida delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario
dinaqmopress Francesco Raparelli
Un contributo dell'ultimo numero della rivista "Inchiesta" (ed. Dedalo, in questi giorni in libreria) sulle Camere del Lavoro Autonomo e Precario e sul tema della coalizione sociale
CLAP è un acronimo, sta per Camere del Lavoro Autonomo e Precario. Le Camere nascono nell'autunno del 2013, in tre spazi autogestiti della città di Roma, e si connettono in una comune associazione sindacale. Gli spazi sono: la fabbrica recuperata Officine Zero (Casal Bertone), l'atelier autogestito Esc (San Lorenzo), lo studentato autogestito Puzzle (Tufello).
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