La Lista Tsipras rappresenta la critica più radicale e completa alle politiche europee di austerità. Radicale ma non settaria, perché il settarismo implica il rifiuto del confronto e del dialogo, che invece sono indispensabili, e sono fondati sulla nonviolenza e sul rispetto dell’altro, della persona umana in generale.
Proprio le persone, che la Lista Tsipras vuole mettere al centro della sua politica, sono le vittime di uno spietato neoliberismo che antepone le leggi fredde dell’economia (e di un’economia a vantaggio di pochi, anzi di una finanza che danneggia la stessa economia produttiva) alla vita ed ai bisogni reali delle persone. In nome di obbiettivi astratti o inventati a tavolino, come il rapporto deficit-Pil o i vincoli del fiscal compact – che i nostri governanti hanno voluto mettere perfino nella Costituzione! – si impoverisce giorno dopo giorno la vita delle persone, togliendo loro diritti e dignità. Ci sono premi Nobel dell’economia, economisti americani tutt’altro che… marxisti, che ci hanno messo in guardia sull’assurdità delle politiche di questa Unione Europea e sulla necessità di cambiare radicalmente quelle politiche, come vuole fare la Lista Tsipras. Ma non ce ne rendiamo conto ed anche la sinistra sembra ormai un pugile suonato, incapace di reagire e incline ad… abbracciare l’avversario, avendo smarrito ogni autonomia ideale rispetto al capitalismo, convinta (a torto) che la critica del capitalismo si confonda con il “socialismo reale” di tipo sovietico, fallito un quarto di secolo fa.
Per criticare il sistema in cui viviamo non basta l’invettiva contro la casta dei politici, e neppure delle critiche settoriali e specifiche. Come quando abbiamo in mano un libro, non riusciamo a leggere se lo mettiamo troppo vicino agli occhi: dobbiamo allontanarci dalla pagina per vedere quello che c’è scritto. Così il sistema in cui viviamo va compreso nella sua globalità e criticato in profondità. E serve un nuovo modo di pensare, che superi le categorie precedenti; servono valori umani capaci si smantellare i disvalori che ci sono stati inculcati. Ad esempio la competitività, alla quale siamo abituati fin dalla scuola (con i voti): al suo posto vanno stimolate la cooperazione e la condivisione. I rapporti mercantili – fondati sulla merce e sul denaro – hanno invaso ogni aspetto della nostra vita, al punto che quando uno è generoso si dice che si “spende” per qualcuno o per qualcosa. Ma ci sono dimensioni della nostra vita che rispondono a una logica diversa rispetto a quella dell’interesse e del profitto: la logica della gratuità e del dono, tipica dei rapporti affettivi (famiglia, amicizia, amore). Su questa solidarietà e fraternità dobbiamo ricostruire i rapporti sociali.
La fuoriuscita dal capitalismo non è da intendere come la rivoluzione di un giorno, ma come un processo di graduale emancipazione del pensiero dalle logiche di un “libero mercato” che peraltro non è più nemmeno libero. Chi pensa che il capitalismo sia insostituibile ragiona come chi nell’antichità considerava eterna la schiavitù, o nel medioevo il feudalesimo. Allora avrebbe avuto molti consensi, ma oggi fa sorridere. Ecco, in futuro sorrideranno di noi e delle nostre idee statiche e conservatrici Dobbiamo immaginare qualcosa di diverso, e la Lista Tsipras è un’occasione per farlo tutti insieme, mettendo insieme le varie radici della sinistra, unendo la cultura dei diritti a quella dei doveri. La libertà, che abbinata alla giustizia è il nostro valore più grande (la giustizia è la libertà degli altri!), non rappresenta infatti solo un diritto ma anche e soprattutto un dovere. Un obbligo etico di responsabilità e partecipazione alla cosa pubblica, di ricerca unitaria e solidale del bene comune, comprendendo nel bene comune anche le esigenze della natura e dell’ambiente in cui viviamo, che siamo chiamati a preservare a prescindere da ogni “utile” economico.
(sintesi di alcune conferenze del filosofo Roberto Mancini, docente di Filosofia Teoretica all’Università di Macerata; a cura di Giancarlo Iacchini)
movimento radicalsocialista
movimento radicalsocialista
Nessun commento:
Posta un commento