Il sindaco Tidei cambia rotta e ripiega su una società che si affianchi alla holding Hcs.
Vincenzo Bisbiglia
CIVITAVECCHIA Un’azienda speciale, in house, che si occupi
della gestione idrica. È la prospettiva, nonostante le resistenze
dell’ala «moderata» della coalizione di governo, che l’amministrazione
comunale si pone per il futuro prossimo, specialmente dopo la sentenza
del Consiglio di Stato che ribadisce la necessità di mantenere l’acqua
in un regime di gestione pubblica. La sinistra radicale a Civitavecchia,
ma non solo, è convinta che la municipalizzata romana (partecipata solo
in quota minoritaria da privati) non rispetti i requisiti dettati dal
referendum del 2011, e perciò si opporrà con tutte le proprie forze alla
cessione del servizio ad Acea Ato 2. Così il sindaco Tidei sarà
costretto a ripiegare su una società nuova di zecca che si affianchi ad
Hcs, destinata per buona parte ad essere ceduta all’esterno.
«La nostra amministrazione - spiegano i
consiglieri di Sel, Gennaro De Crescenzo e Giulio Agostini - paga ora lo
scotto di aver tergiversato sull'argomento, principalmente a causa
della mancanza di identità di vedute al suo interno, relegando al solo
atto simbolico del ricorso al Consiglio di Stato la sua azione politica.
Uno dei circoli della qualità recentemente costituiti dal Sindaco si
occupa appunto della questione acqua: esso ha già iniziato a lavorare
con l'obiettivo di costituire l'azienda speciale, mentre sono sotto gli
occhi di tutti gli indubbi risultati conseguiti dall'assessorato e
dall'Ufficio Acquedotti, capaci di invertire una tendenza negativa
consolidata e garantire una stagione estiva senza problemi, a
dimostrazione che se si vuole, il pubblico è capace di funzionare come e
meglio del privato».
Insomma, il risultato del referendum in
primis, «che rimane una pietra miliare irremovibile per chiunque», poi
«la ritrovata convergenza in maggioranza sull'argomento», quindi «la
proposta di legge regionale per adeguare la gestione del servizio idrico
allo spirito referendario» lasciano pensare che la strada sia già
segnata. Sulla questione si discuterà ampiamente nel Pd, dove ci sono le
maggiori sacche di resistenza. Per Clemente Longarini, coordinatore
locale del partito, il pronunciamento «deve indurre l'attuale
maggioranza ad una attenta discussione e a ponderato approfondimento
senza pregiudizi ideologici».
«Al di là delle posizioni di principio -
spiega - il nostro partito ribadisce che le sentenze vanno comunque
rispettate e che sta alla politica trovare le soluzioni migliori per
farlo nell'interesse del servizio e della collettività».
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