mercoledì 25 settembre 2013

Gli americani liberi, ma di morire di fame

di Paul Krugman, da Repubblica, 24 settembre 2013
La parola “libertà” incombe minacciosa nella moderna dialettica dei conservatori. I gruppi di lobbisti si fanno chiamare Freedom Works.
La riforma sanitaria è criticata non soltanto perché costa, ma perché è un’aggressione alla libertà, proprio così. Ah, vi ricordate quando sembrava che dovessimo iniziare a chiamare le patatine fritte “le patatine fritte della libertà”?

La definizione di libertà della destra, tuttavia, non è una che Franklin Delano Roosevelt, tanto per dire, potrebbe riconoscere. In particolare, la terza delle sue celebri Quattro libertà – la libertà dal bisogno – pare essere stata completamente stravolta. Sembra quasi che i conservatori, in particolare, credano che libertà è una parola come un’altra per indicare il fatto di non avere da mangiare a sufficienza.

Da qui la guerra dei buoni pasto: i repubblicani della Camera hanno appena votato, decidendo di tagliarli in modo drastico nel momento stesso in cui hanno deciso di aumentare i sussidi all’agricoltura. Da un certo punto di vista è più che evidente la ragione per la quale è stato preso di mira il programma dei buoni pasto, detto Snap, se vogliamo utilizzare il suo vero nome (Supplemental Nutritional Assistance Program, programma di assistenza alimentare ai bisognosi). I conservatori sono profondamente convinti che sotto la presidenza di Barack Obama il governo si sia espanso, ma si trovano alle prese con il fatto bizzarro di un’occupazione nel settore pubblico in forte calo, mentre la spesa sta scendendo rapidamente come percentuale del Pil. Lo Snap, in effetti, è cresciuto veramente molto, e dal 2007 a oggi l’iscrizione al programma è passata da 26 a 48 milioni di americani.


I conservatori prendono in esame questo dato e osservano quello che, con loro enorme disappunto, non riescono a riscontrare altrove nei dati: una crescita esplosiva e incontrollata del programma governativo. Il resto di noi, per contro, vede un programma-rete di sicurezza fare esattamente ciò che si suppone debba fare: aiutare più persone in un periodo di grande difficoltà economica.

La recente crescita dello Snap, in effetti, è insolita, ma altrettanto insoliti sono i tempi che stiamo vivendo, nel modo peggiore possibile. La Grande recessione del 2007-2009 è stata la più grave dai tempi della Grande depressione e la ripresa che ne è seguita è stata molto debole. Molti rigorosi studi economici hanno dimostrato che il grosso del cospicuo aumento nell’uso dei buoni pasto va ricondotto proprio alla recessione economica. E mentre le notizie di economia in genere sono state negative, una notizia buona almeno c’è ed è che i buoni pasto se non altro hanno alleviato le difficoltà, mantenendo milioni di americani alla larga dalla povertà. Né questo è l’unico vantaggio di tale programma: è ormai più che evidente che i tagli alla spesa in un’economia depressa acutizzano la crisi, e nonostante tutto la spesa pubblica è diminuita. Lo Snap, invece, è un programma in piena espansione, e in quanto tale ha indirettamente contribuito a salvare centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ma come, dicono i soliti sospetti, la recessione è finita nel 2009: perché la ripresa non ha fatto ridurre drasticamente le iscrizioni allo Snap? La risposta è che se la recessione ufficialmente è finita nel 2009, da allora abbiamo avuto una ripresa di, da e per un numero esiguo di persone all’apice della piramide della distribuzione del reddito, e nessuno spicciolo è rotolato giù verso i meno fortunati.

Al netto dell’inflazione, il reddito dell’1 per cento al top è aumentato tra il 2009 e il 2012 del 31 per cento, mentre il reddito reale del 40 per cento della popolazione meno abbiente, di fatto, è sceso del sei per cento. Perché mai dunque l’uso dei buoni pasto avrebbe dovuto diminuire? E ancora: lo Snap, in generale, è una buona idea? O è forse, per dirla con Paul Ryan, presidente della Commissione bilancio della Camera, un esempio di come trasformare una rete di sicurezza “in un’amaca che culla individui di sana e robusta costituzione in vite compiaciute a carico d’altri”? Una risposta è: alcune amache. L’anno scorso il benefit dei buoni pasto ammontava a 4,45 dollari al giorno. Per ciò che concerne poi le “persone di sana e robusta costituzione”, i due terzi di coloro che beneficiano del programma Snap è formato da bambini, anziani e disabili. La maggior parte del terzo rimanente è composta da adulti con figli.

Oltre a ciò, in ogni caso, si potrebbe pensare che garantire nutrimento adeguato ai bambini – come fa in gran parte il programma Snap – di fatto riduce le probabilità che quei bambini diventino poveri e bisognosi dell’assistenza pubblica quando cresceranno, e non il contrario. Ed è questo che i fatti dimostrano. Le economiste Hilary Hoynes e Diane Whitmore Schanzenbach hanno studiato l’impatto del programma dei buoni pasto negli anni Sessanta e Settanta, nel periodo in cui si estese a tutto il paese. Le due economiste hanno scoperto che i bambini che hanno ricevuto aiuto in tenera età in media sono diventati adulti più sani e più produttivi di coloro che non ricevevano i buoni pasto e per di più – lo si è scoperto dati alla mano – diventati adulti avevano minori probabilità di rivolgersi alle reti di sicurezza per aiuto.

In sintesi, lo Snap è politica pubblica nella sua migliore accezione. Non soltanto aiuta coloro che si trovano in stato di bisogno, ma li aiuta ad aiutarsi da soli. E durante la crisi questo programma ha reso un onorato servizio, alleviando le sofferenze, proteggendo i posti di lavoro in un’epoca in cui troppi policymaker paiono determinati a fare il contrario. La dice lunga dunque il fatto che i conservatori abbiano preso di mira con un furore speciale proprio questo, tra tutti i programmi esistenti. Adesso perfino alcuni sapientoni conservatori temono che la guerra per i buoni pasto, soprattutto se abbinata al voto per l’aumento dei sussidi all’agricoltura, arrechi danno al Gop, perché fa sembrare i repubblicani una categoria di guerrieri ispirati dal male. In realtà è così. È lo è perché lo sono davvero.

(25 settembre 2013)

Nessun commento:

Posta un commento