mercoledì 20 febbraio 2013

Il veleno è in tavola

Il caso dei tortellini al cavallo ritirati dal mercato è solo la punta dell'iceberg. Perché le sofisticazioni alimentari, dalla carne in poi, sono una pratica diffusa. E non si tratta di semplici truffe, ma di reati che ci rovinano la salute.

l'espresso di Emiliano Fittipaldi 
La Nestlè ha ritirato i tortelli e i ravioli commercializzati dalla Buitoni. Motivo? Dopo alcune analisi sugli ingredienti, la multinazionale svizzera che controlla il marchio ha scoperto tracce (pari all'1 per cento) di Dna equino. In pratica, invece del manzo è stato messo nel ripieno un po' di carne di cavallo. «Nessun pericolo per la salute», si è affrettata a chiarire l'azienda. Nelle ultime settimana altri due scandali in Inghilterra hanno fatto tremare i consumatori: in alcuni hamburger congelati erano state trovate grandi quantità di carne equina, così come carne di cavallo era nel ripieno delle lasagne Findus.
Anche qui le industrie alimentari hanno cercato di gettare acqua sul fuoco, spiegando che i subappaltatori avrebbero usato i cavalli perché più economici sul mercato, in modo da alzare il fatturato. Una truffa, semplicemente. Una relazione della commissione parlamentare britannica ha parlato invece, per gli hamburger, di uno «scandalo da togliere il respiro», perché la probabilità che non siano rispettati gli standard igienici e ci siano quindi rischi per la salute è altissima.
Chi vi scrive nel 2010 ha pubblicato un libro (Così ci uccidono, Rizzoli) in cui si analizza il fenomeno. Perché dopo la mucca pazza, il pollo con l'aviaria, la peste suina e l'afta epizootica sulla carne si è concentrato ogni angoscia alimentare dell'ultimo decennio. Allarmi spesso ingiustificati, con false pandemie che hanno generato panico e profitti mostruosi per le multinazionali farmaceutiche che hanno venduto vaccini e medicine agli Stati di tutto il mondo.
Ma la carne, però, può far male davvero soprattutto se se ne mangia troppa, mentre la sua produzione è una delle cause principali del cambiamento climatico del pianeta: tra emissioni per produzione e trasporto e gas prodotti dal sistema digerente degli animali e dal letame. Ed è, sempre più spesso, intrisa di sostanze che colpiscono la nostra salute.

Partiamo dal 2008, in Canada, dodici persone muoiono per una partita di carne infetta. Il killer è un batterio che si chiama "listeria monocytogenes", e spesso appare minaccioso nel bollettino della Ue. Migliaia di tonnellate di confezioni già finite sui banchi vengono ritirate dal mercato: la Maple Leaf Food di Toronto vende insaccati anche alle aziende che riforniscono grandi catene di fast food e supermercati, il terrore si propaga in mezzo Stato. In America, nell'autunno 2007 a Cold Springs, profondo Minnesota, la signora Smith aveva deciso che quella sera avrebbe preparato una cena a base di patatine al forno, insalata e hamburger. Non poteva sapere che sua figlia Sthefanie, 22 anni, sarebbe entrata in coma dopo poche ore, e che dopo nove settimane di agonia sarebbe finita, paralizzata, su una sedia a rotelle. Tutta colpa della carne: venduta dalla Cargill come "angus beef di prima qualità", era in realtà un mix schifoso fatto di scarti di macello di vari stabilimenti, una poltiglia che conteneva un colibatterio killer, la salmonella più pericolosa di tutte, la O157:H57.

Il caso di Sthefanie è finito in prima pagina sui giornali a stelle e striscie, New York Times in primis. Il caso della studentessa Daniela N., chiamiamola così, no. Nessuno in Italia ne ha parlato. Eppure, è ugualmente drammatico: dopo aver mangiato carne trattata da un macellaio di Catania con solfito di sodio, sostanza che blocca il processo di decomposizione lasciando inalterato il colore dei pezzi di bovini, subì uno choc anafilattico devastante. Era allergica ai nitrati e ai solfiti. Per colpa del conservante finì in coma per giorni. Quando si svegliò i danni celebrali erano gravissimi. Oggi è immobilizzata nel letto della sua camera. Il macellaio è stato condannato in primo grado, come ricorda l'Ansa il 13 giugno 2008, a 6 anni di reclusione e a pagare 200 mila euro alla famiglia.

Daniela è stata solo sfortunata, o quello che le è capitato può accadere a chiunque? In Italia sono centinaia le persone avvelenate ogni anno da fettine, cotolette, salsiccie e salumi sofisticati o di pessima qualità. I bimbi sono la categoria più a rischio: secondo l'Istituto superiore di sanità alla fine del 2008 si contavano una quarantina di casi sospetti di Escherichia coli, un'infezione che può anche avere conseguenze invalidanti. Il batterio è trasmesso dalle mucche attraverso il latte o la carne mangiata mezza cruda. Casi più gravi in Lombardia, Veneto, Emila Romagna, Campania, Puglia, nei dintorni di Roma.

Le ultime operazioni di polizia disegnano un quadro fosco. Prendiamo gli ultimi anni di cronache. Nel 2006 i Nas di Parma scoprono allevamenti che somministrano medicinali agli animali senza alcun controllo. Dosi di antibatterici e antiparassitari, venduti illegalmente da un'azienda farmaceutica, che potevano finire dentro il latte e le scaloppine. Nel 2007 i carabinieri di Rovigo scovano un'organizzazione di commercianti di bestiame che usa come mangime additivi cancerogeni come il Desometazone, un anabolizzante a base di cortisone che permette una rapida crescita dei manzi. Carne, latte e prodotti derivati inquinati. Nel 2008 migliaia di uomini vengono messi a cercare 90 partite di carne di maiale irlandese. Duecento tonnellate forse contaminate dalla diossina, a causa di contaminazione da mangime.

Ma la diossina non l'importiamo soltanto. L'Italia è il maggiore produttore di emissioni d'Europa. L'Italia avvelena, in Europa, più di tutti. Tra diossine e furani nel 1999, secondo il direttorato generale per l'Ambiente della Commissione europea, le sostanze nocive rilasciate superavano gli 8 mila grammi I-Teq. Cifra spaventosa, considerando che le esposizioni di questi inquinanti si calcolano in picogrammi o nanogrammi. Ma quale sono le principali fonti di emissione? Al primo posto ci sono i processi industriali, che producono oltre il 40 per cento delle molecole velenose. Al secondo posto ci sono le strutture per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, con 2.614 grammi. Gli inceneritori francesi, almeno fino a qualche anno fa, inquinavano la metà. Al terzo posto gli incendi e le emissioni naturali: qui l'Italia è dietro a Gran Bretagna e Germania. Fonti pericolose sono anche le combustioni industriali (le acciaierie sono le prime produttrici di diossina nella Ue) e le attività agricole.

Vista la situazione nazionale di degrado assoluto, non stupisce che dopo le bufale di Caserta e le pecore di Taranto in Toscana siano apparsi pure i polli alla diossina. Per la precisione a Montale, in provincia di Pistoia, dove da anni decine di comitati si battono per la chiusura dell'inceneritore gestito dal Consorzio Intercomunale Servizi spa. Nel marzo 2009 sono state rese pubbliche le analisi dell'Asl di Pistoia su uova, carne e latte di 40 animali da cortile allevati vicino l'impianto, effettuati dopo un incidente del 2007 che causò sforamenti di diossine e furani e la chiusura, temporanea, delle ciminiere. I risultati sono impressionanti: su otto campioni di pollo cinque arrivano a livelli di diossine e Pcb superiori fino a 10 volte il limite ammesso. Anche i campioni di uova (oca e gallina) e di carne sono fuorilegge. Logica vuole che l'inceneritore chiuda, o che vengano fatte ulteriori analisi per capire la fonte dell'avvelenamento. Invece no. Presto l'impianto verrà allargato: il Tar ha rigettato vari ricorsi degli ambientalisti, nonostante recenti fuoriuscite di monossido di carbonio. Provincia, Arpat e Asl hanno brindato alla sentenza: secondo loro l'inquinamento c'è ma non può essere imputato solo al termovalorizzatore. Stessa reazione da parte dell'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma, nel caso dei maiali irlandesi avvelenati dal mangime: anche nell'ipotesi in cui una persona abbia divorato carne contaminata per tutto il periodo dell'emergenza, le conseguenze sulla salute sarebbero inesistenti.

Allora, perché parlare di emergenza? Perché effettuare migliaia di sequestri in tutta Europa? Mangiare carne fa male. Al di là delle partite tossiche (la stessa Efsa ha lanciato l'allarme nell'aprile 2009 su due "affumicanti" alimentari, l'Unismoke e lo Zesti Smoke Code 10, additivi usati per dare l'aroma a salsiccie e costolette) , non si contano gli studi che evidenziano come eccedere in bistecche sia certamente rischioso. L'ultimo è stato condotto dall'Istituto americano di tumori su quasi mezzo milione di persone: il gruppo di uomini e donne che includevano nella dieta troppe carni rosse o trasformate industrialmente hanno mostrato un rischio di mortalità più alta, e rischi maggiori di malattie come cancro e infarto. L'11 per cento di maschi e il 16 per cento di femmine, consumando meno carne, avrebbe potuto salvarsi. Il Word Cancer Research Found dopo qualche mese ha chiesto alle famiglie di sostituire prosciutto e salumi delle merende dei bambini con carne di pollo, possibilmente priva di ormoni o diossine, e formaggi a bassa contenuto di grasso. Insaccati e carne sotto sale aumentano, secondo loro, il rischio di cancro al colon. Persino una bistecca "insospettabile", come quella di cavallo, può nascondere tra le sue fibre veleni di ogni tipo.
La pratica di vendere sui banchi del macellaio roba insalubre è, inchieste alla mano, non è solo un'italiaca consuetudine: due anni fa l'Observer scoprì che in Inghilterra ogni anno cinquemila purosangue troppo vecchi per saltare le siepi vengono uccisi con una revolverata alla testa, squartati, infilati in camion frigoriferi e spediti in Francia, dove la carne equina è particolarmente apprezzata. Secondo «Rapporto Zoomafia» pubblicato nel 2009 dalla Lav in Italia le corse clandestine producono un business da un miliardo di euro: in dodici mesi Nas e polizia hanno sequestrato 114 cavalli, denunciato 231 persone, arrestato 30 persone e migliaia di confezione di farmaci, che servino a dopare gli animali per farli correre sulle strade asfaltate delle città.

In tutta Italia la cupola del bestiame fa ricchi gli affiliati trafficando medicine illegali, falsificando documenti sanitari, diffondendo malattie infettive: anche le carni degli animali infetti sono state vendute e commercializzate, per un giro d'affari che supera i 400 milioni l'anno. Nel 2006 Napoli e Caserta sono stati epicentro dell'operazione l'Operazione Diomede della Direzione distrettuale antimafia, che ha portato al sequestro di 82 cavalli, e 10mila confezioni di medicinali vietati dalle norme antipoding. Antipiretici, antistaminici, analgesici, stimolanti respiratori, ormoni sessuali, anabolizzanti e farmaci che modificano la coaugulazione del sangue. Anche le pillole blu di Viagra venivano somministrate in dosi massicce alla bestie da corsa, che ha fine carriera si trasformavano in bistecche al veleno. All'organizzazione partecipavano fantini e medici, proprietari di scuderie e allevatori, forse ignari che gli ormoni, soprattutto se mangiati dai bambini, aumentano esponenzialmente il rischio di ammalarsi di tumore.

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